Monologhi dell'atomica di Elena Arvigo

“Monologhi dell’atomica” all’Argot

“Il problema oggi non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo” scriveva settant’anni fa Albert Einstein. È l’essere umano ­– chi inventa e chi subisce, il carnefice e la vittima – ad essere al centro dello spettacolo “Monologhi dell’atomica” di Elena Arvigo. È andato in scena al Teatro Argot il 26 e 27 aprile in occasione del ventisettesimo anniversario della tragedia di Chernobyl. Una tragedia raccontata più e più volte, che ormai appartiene alla storia dell’umanità ma che merita sempre e comunque di essere ricordata. “Il fatto che se ne parli di più adesso, e che questo spettacolo attiri più attenzione visto il momento storico, non è una cosa buona” chiosa Arvigo nel piccolo spazio dell’Argot, “bisogna parlarne sempre”.

Foto di Azzurra Primavera

Il testo è tratto da “Preghiera per Chernobyl” di Svetlana Aleksievich e da “Racconti dell’atomica” di Kyoko Hayashi. Quello che viene proposto allo spettatore è il drammatico punto di vista delle testimoni donne dei tragici fatti di Chernobyl nell’86 e del ’45, quando gli Stati Uniti rasero al suolo Nagasaki, poco tempo dopo Hiroshima.

Il fatto storico viene raccontato attraverso le emozioni della protagonista, moglie di un pompiere chiamato a intervenire al reattore 4 della centrale nucleare quella notte del 26 aprile. Elena Arvigo porta sul palco la dimensione umana della tragedia. La paura, l’attesa, l’amore, la morte. È intorno a questi attimi che si svolge la disperata narrazione di quei giorni. Sul palco anche Monica Santoro, per l’interpretazione di alcuni brani in lingua russa. Un valore aggiunto che regala una drammatica sensazione di realtà, un’immersiva esperienza nell’angoscia di chi ha provato sulla propria pelle quell’incredibile dramma umano.

La gran parte dello spettacolo è incentrata sull’interpretazione della donna, che testimonia come la sua vita sia scivolata via in quei giorni. Verso la fine, Arvigo racconta, sempre con gli occhi di una donna, anzi, una ragazza, i momenti che videro bruciare una città intera, in pochi attimi. Anche qui, ha spazio l’incredulità della protagonista di fronte a quello che sta passando. Come può l’essere umano creare tanto dolore. Ma, ancora, a fare da perno è l’incredibile resistenza e resilienza di una donna che ha deciso di raccontare per il resto della sua vita, per non far dimenticare mai a nessuno quello che la mente umana può creare, o meglio, provocare. Di nuovo i sentimenti, le emozioni, che non possono fare a meno di aggrapparsi allo spettatore e lasciarlo attonito di fronte alle parole, e alla buona interpretazione dell’attrice, e autrice, dello spettacolo.

Foto di Azzurra Primavera

“La possibilità dell’apocalisse è opera nostra. Ma noi non sappiamo quello che facciamo” scriveva il filosofo tedesco Gunther Anders. Oggi che la minaccia dell’atomica appare di nuovo vicina, almeno a sentire qualcuno, bisogna ricordare e rivivere attraverso ogni mezzo possibile, quello che la storia umana ci ha già presentato, sperando che tutto questo rimanga nei libri di storia già scritti.

Foto in evidenza di Azzurra Primavera