“Play with Me”, la tecnologia che ci allontana

“Play with me” è lo spettacolo con cui si è aperto il secondo sabato del Festival “La meglio gioventù” a Bisuschio (VA).
Portato in scena dalla Compagnia Arearea per la coreografia di Marta Bevilacqua, lo spettacolo vede sul palco Alessandro Maione e Valentina Saggin. Forse fratello e sorella, forse amici, giocano insieme in una rappresentazione di teatro danza.

Poche battute ma tantissima espressione corporea sul palco bianco. Ci sono degli oggetti in scena, inizialmente tutti coperti da teli bianchi perché ai due protagonisti senza nome bastano loro stessi per divertirsi.
Proprio come i bambini sono spesso la fantasia e l’immaginazione a guidarli; le mani diventano pistole, il corpo è strumento sufficiente se lo si muove con attenzione, il ballo basta per passare il tempo insieme, per ridere uno accanto all’altra.
E far ridere il pubblico, soprattutto i più grandi, che rivedono in giochi e canzoncine la loro infanzia, magari con qualche differenza, a dimostrazione dell’idea per cui i bambini siano bambini sempre e ovunque allo stesso modo.

I teli scoprono man mano gli oggetti di scena, tra cui il Principe Divano, nient’altro che il divano a due posti su cui sono seduti, che dà vita a un gioco basato su frasi e parole, connessioni logiche e linguistiche interminabili per cui è davvero solo sufficiente star seduti l’una accanto all’altro e parlare. Un gioco antinoia che si può riproporre in treno, in macchina, durante una lunga attesa.
Finché nel mondo della fantasia dei due ragazzi, che a seconda dei giochi che fanno sembrano man mano crescere e diventare adolescenti, entra la tecnologia.
Gli schermi offrono mille possibilità, le app, i giochi, la comunicazione a distanza. Rispetto a quel che hanno nella loro stanza l’arrivo di un tablet è l’apertura a un modo mai visto né immaginato, ma a quale prezzo?

Il ruolo della tecnologia nei rapporti umani è forse il punto di fondo della rappresentazione. Un grande alleato, che negli ultimi decenni ha permesso cose impensabili, che ha fatto sì che il mondo non si fermasse durante la pandemia, ma quale prezzo?
Neanche il bellissimo Bobby, un cervello installato sopra una macchinina telecomandata frutto del lavoro di Belinda de Vito, è sufficiente a distrarre la ragazza dal mondo che scorre sul suo schermo.
Ma soprattutto non basta la voce di chi le è accanto e le chiede disperatamente “Play with me”, gioca con me. Ricorda un bambino triste che prova a coinvolgere un genitore troppo impegnato nei suoi giochi infantili, ma riesce a essere più doloroso.
Non c’è niente sul palco eppure sembra che un muro sia sorto di colpo tra i due protagonisti, e quando non basta più urlare “play with me” il ragazzo cerca di smuovere muscolo dopo muscolo la compagna di giochi, di far lui ciò che lei da sola non riesce più a fare.
Fino a un finale che mette tristezza a tutti, anche a chi appena le luci in sala si riaccenderanno correrà a controllare il proprio smartphone, quel mondo messo in pausa giusto il tempo di un’ora di teatro.

Tante opere negli ultimi anni hanno provato ad analizzare la relazione uomo-tecnologia, anche in teatro. La scelta innovativa portata sul palco dalla compagnia Arearea è proprio quella del teatro danza, del limitare il copione e le battute al minimo indispensabile.
Per il resto è il movimento del corpo, o il suo immobilismo, a raccontare cosa sta accadendo ai protagonisti, come stanno vivendo quel momento di vita, di gioco o di dolore.
Accompagna tutto questo la musica, che spesso si coordina ai passi di danza nota dopo nota, quasi comandandoli, permettendo al corpo di seguir il naturale istinto di muoversi seguendo suoni e ritmo.

Senza voler giudicare “Play with me” racconta e basta, lasciando poi agli spettatori la possibilità di cogliere ogni sfumatura e riflessione.
Magari a schermi spenti, parlandone col vicino di poltrona.


Coreografia: Marta Bevilacqua
In scena: Alessandro Maione e Valentina Saggin
Luci: Daniela Bestetti
Musiche: Aphex Twin, Autechre, Dimitri Shostakovich,
Crystal Fighters, Vittorio Vella
Elementi di scena: Compagnia Arearea
Bobby e a cura di: Belinda De Vito
Illustrazione: Paolo Primon
Produzione: Compagnia Arearea 2016/2017