È dai tempi dei greci che l’umano tenta di sovvertire l’ordine costituito, ribellandosi alla natura a cui è stato costretto. Forse è insito nell’uomo provare a scappare dalla gabbia in cui è rinchiuso, andando però molto spesso incontro a un destino meno eroico. Da dizionario, “Hybris: ‘insolenza, tracotanza’, e nella cultura greca antica è anche personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino: è l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito dagli dèi direttamente o attraverso la condanna delle istituzioni terrene”.
L’“Hybris” di Flavia Mastrella e Antonio Rezza ha messo sottosopra il palco del Teatro Vascello tra dicembre e gennaio. Uno spettacolo unico, divertente, grottesco, profondo. È lo spettatore a decidere a quale strato fermarsi, nessuno è più importante degli altri. Anzi, insieme danno vita a una creatura di difficile da comprendere ma che lascia addosso quella sensazione di aver visto qualcosa di importante, qualcosa di originale.
La scena è tutta per Antonio Rezza, quasi l’unico a parlare, alcune volte urlare, per un’ora e mezza filata. Il centro gravitazionale intorno al quale orbita il resto della compagnia. È lui che comanda, indirizza, narra tutto quanto. Ma cosa narra? Ci si potrebbe fermare a dire che è una commedia. Effettivamente le risate non mancano, il surrealismo del personaggio interpretato da Rezza non può non far ridere. È una risata contagiosa costruita su giochi di parole, giochi di senso, giochi in generale. Per esprimere quello che si prova vedendolo la si può mettere in questo modo: quando sembra stia per dire qualcosa, quando lo spettatore pensa di poter capire ciò che sta dicendo, tutto si ribalta. La stoccata che non ti aspetti. Ed è la velocità a sorprendere. Il protagonista si muove sul palco come se fosse dannato, e in effetti lo è come lo siamo tutti. Parla e urla, creando un caos ma sempre ordinato. Sembra non abbia senso, ma un senso ce l’ha.
È la ribellione per prendersi gli spazi a cui non siamo destinati. Cosa è fuori e cosa è dentro? Non lo può spiegare, nel momento in cui ci prova la mente non lo segue. Cosa rimane? Una critica verso le roccaforti del potere, dove pochi elementi comandano su tutti. Ecco l’eroe che cerca di sovvertire il fato, ma spesso questo è più forte. Un’altra chiave di lettura. È la mente a bloccarci? È la nostra testa che ci ingabbia? Siamo noi stessi a imporci i limiti? Come se ne esce? Serve il disordine per arrivare all’ordine? Forse è tutto da scrivere.
“Hybris” è uno spettacolo che non ti aspetti. Singolare, audace, divertente. Lo si può vedere con più occhi. Antonio Rezza si prende il palco come pochi. È il suo habitat, e si vede. Intorno a lui gravitano Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli, Maria Grazia Sughi, co-protagonisti di un mondo assurdo.
Erano le ultime date, ma tornerà. E quando tornerà bisognerà vederlo perché merita.