E’ a Roma già dal 16 dicembre 2022 e rimarrà aperta al pubblico fino al 10 aprile 2013 la mostra Arte liberata (1937-1947), i capolavori salvati dalla guerra, organizzata presso le Scuderie del Quirinale in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Marche, l’ICCD (Istituto Centrale per il catalogo) e la Documentazione e l’Archivio Luce – Cinecittà. L’esposizione è curata da Luigi Gallo e Raffaella Morselli.
Muovendosi liberamente su più piano dello storico edificio, lo spettatore accede ad un percorso interattivo dove, accanto alle magnifiche opere d’arte (appartenenti a più generi artistici ma tutte dal tema religioso), si affianca la video-esposizione che narra la storia del loro miracoloso salvataggio. I protagonisti di questa favola a lieto fine sono i soprintendenti e i funzionari dell’amministrazione delle belle arti, al tempo ingiustamente esonerati dal loro incarico per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò.
Uomini e donne coraggiosi come Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Vincenzo Moschini, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Aldo de Rinaldis, Bruno Molajoli, Francesco Arcangeli, Jole Bovio e Rodolfo Siviero, durante gli anni del secondo conflitto bellico, si resero interpreti di una grande impresa di salvaguardia del patrimonio artistico-culturale.
Punta di diamante della collezione ( non a caso posto al centro di una delle prime sale) è Il Discobolo di Mirone. L’opera, completata intorno al 460–450 a.C. raffigura un giovane atleta che lancia un disco. La maestosità dell’opera ricordava ad Adolf Hitler la figura virile dell’atleta ariano così che ne pretese l’acquisto. Inutili furono i tentativi di opposizione del ministro dell’educazione Giuseppe Bottai così che la scultura restò in Germania fino alla fine della guerra.
Suggestiva, poi, l’opera pittorica di Federico Barocci dal titolo Immacolata Concezione (un olio su tela di 1575 cm circa) che viene dalla Galleria Monumentale di Lisbona. La leggerezza delle pennellate, che sembrano benedire la grazia del celeste manto, sono racchiuse in una cornice barocca e luccicante.
E’ stata una piacevole sorpresa trovare esposto anche lo spartito originale di Gioachino Rossini che tra il 1792 e il 1868 compose opere come Une larme pour basse, Brindisi, Sorzico (mi lagnerò tacendo) e Un rien pour album (Ave Maria).
Tra fonti cinematografiche, raffigurazioni dei volti dei protagonisti alle pareti e opere d’arte dall’inestimabile bellezza lo spettatore è chiamato al suo dovere, quello di fare tesoro di ciò che è stato nella storia e a comprendere il valore inestimabile della tradizione artistica vivente nel nostro paese.