Robert Capa: la mostra fotografica a Palazzo Roverella di Rovigo

Robert Capa e una vita dedicata alla fotografia: la mostra a Palazzo Roverella di Rovigo è il racconto di una passione e di una scelta, di un percorso che ha voluto illustrare e riportare i cammini degli altri, gli eventi, la storia, la ricerca insaziabile insita nella vita.

Robert Capa. L’opera 1932-1954”, ospitata a Palazzo Roverella fino al 29 gennaio 2023, è la mostra che raccoglie 366 fotografie realizzate dall’artista ungherese, naturalizzato americano. Un’esposizione che trasmette tanti spunti e riflessioni: la storia e la vita amalgamate insieme, lo spirito travagliato di chi ha saputo catturare quegli istanti, i soggetti veri, autentici che sono testimonianza e ricordo allo stesso tempo.

© Robert Capa

Le foto parlano anche di lui, Robert Capa, alias Endre Ernő Friedmann, inseguitore e “giocatore libero”, uomo forte, passionale e fotografo instancabile, determinato. Il percorso, di casa a Rovigo, segna le tappe fondamentali della sua carriera professionale e dei suoi progetti, dagli inizi fino all’epilogo in Indocina. Questo diventa un modo per conoscere da vicino l’uomo e il professionista, il suo occhio critico e attento e la sua indole travagliata. I tumulti e gli sconvolgimenti determinano la modalità di leggere, interpretare e rappresentare la realtà.

Le nove sezioni sono una sorta di biografia di Robert Capa; l’inizio incerto e lontano, in quella sua Ungheria, segnata dai suoi primi passi, dalle sue prime esperienze e riflessioni. Il successivo accostamento alla politica, alla lotta contro il fascismo e l’interesse verso il giornalismo, per raccontare e denunciare. La sua prima “documentazione fotografica”, la guerra civile spagnola, divenuta la prima esperienza di testimonianza e di racconto visivo, con gli scatti pubblicati anche all’estero. Da lì in poi Capa segue vicende ed eventi in luoghi lontani e difficili: il conflitto tra Cina e Giappone, l’America e la Seconda Guerra mondiale, il successivo trasferimento a Parigi e la “pace” tra lunghe serate, corse dei cavalli, partite a poker e la nuova, grande familiarità con il mondo della moda; la successiva Guerra fredda.

Robert Capa, The social center of the Collective farm / © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos

La vita di Robert Capa si snoda lungo esperienze grandi, storiche e territori come l’ex URSS con John Steinbeck, da cui scatta l’accusa di aver fatto parte del partito comunista durante la sua militanza da reporter in Spagna, ma anche il suo incontro con gli immigrati, ad Haifa, in arrivo in massa, che lo colpiscono nel profondo. L’ultima tappa è l’Asia, durante la Guerra d’Indocina, dietro alle truppe francesi: una mina lo uccide, mentre sta perseguendo il suo instancabile obiettivo. La fotografia e la testimonianza vera, vissuta in pieno.

Robert Capa sorprende per la pienezza di vita e di esperienze, per la ricchezza di storia raccolta, per le personalità da lui conosciute. Un percorso che lo ha condotto in ben cinque conflitti: la guerra civile spagnola (1936-1939), la Seconda Guerra sino-giapponese nel 1938, la Seconda Guerra mondiale, la Guerra arabo-israeliana nel 1948 e la Prima guerra d’Indocina nel 1954. Non sono mancati i molti incontri, le persone, le storie immortalate e conosciute. Un reporter di guerra e di vita allo stesso tempo, che Palazzo Roverella omaggia e riporta alla luce a tutto il pubblico.

© Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos

Tre i nuclei emergenti nelle sezioni presentate: la narrazione storica, l’umanità presa e raffigurata nei momenti tragici, sofferenti, nelle pause dell’inferno e la personalità dell’autore. L’impavido e l’irrequieto capace di afferrare l’insondabile peso dell’esistenza, coinvolta nel male, nella perdita, nella quotidianità ferita, travolta da quel tempo, da quella precisa epoca.

Coraggio, sensibilità e occhi pronti per capire, per cogliere il fatto, l’essenzialità come prova di esistenza e di presenza: Robert Capa è stato questo e gli scatti riportano il suo intento, la sua anima quasi errante, sfuggente, la sua personalità. Il suo essere presente e l’aver reso vivi, indimenticabili i suoi soggetti.

Guerra, campi di battaglia, la gente comune, i soldati, momenti di condivisione, le lotte civili, la semplicità dell’istante, l’a-dimensione del tempo fermato dalla pellicola, la fragilità dell’esperienza che passa inevitabilmente, il bianco e il nero: Rovigo diventa la casa di un viaggio intenso nella vita e nella carriera di Capa, abitate da persone e da storie intrise di tempo e di significato.

Con questa mostra, “Robert Capa. L’opera 1932-1954”, c’è la possibilità di immergersi in un mondo lontano, di vederlo tramite la prospettiva di questo fotografo che ha dato se stesso e ha conosciuto le pieghe profonde, gli stravolgimenti storici dando loro un senso e un orientamento, un taglio unico.

Un modo per “sfogliare” e riavvolgere il nastro, ritrovando il lato umano, nascosto di quei determinati fatti: 366 fotografie che raccontano il passato e che continuano a comunicare il valore, l’importanza della passione, delle scelte perseguite fino infondo. Il non arrendersi per rendere giustizia agli eventi così come sono.  

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