“Ago” commuove a Villa Lazzaroni

Agostino Di Bartolomei, Associazione Sportiva Roma. Numero 10, regista arretrato, fascia di capitano al braccio. Sin da bambino, dai campetti in terra di Tor Marancia fino al rettangolo verde dello Stadio Olimpico. Elegante, pacato, di linguaggio forbito. Parlava poco ma parlava molto bene, in spogliatoio e fuori lo ascoltavano tutti. Anche i colleghi delle squadre rivali. Ago, capitano silenzioso. Fu simbolo per anni di quei colori che a un certo punto della carriera ha dovuto salutare, ma che ha sempre portato cuciti dentro di sé.

Ariele Vincenti, sul palco del Teatro di Villa Lazzaroni, dal 18 al 20 novembre ha diretto e interpretato un monologo dedicato a un idolo della sua gioventù. Il racconto, peraltro, prende spunto dagli occhi e dalla memoria di un tifoso della Maggica, ex Ultrà della Sud, cresciuto al quartiere insieme a Di Bartolomei, suo amico di infanzia.

Fu davvero un riferimento per tanti giovani cresciuti tra gli anni ’70 e ’80. Un ragazzo di borgata che ce l’aveva fatta, ad arrivare alla ribalta. Ma senza snaturarsi, professionista leale e che sul campo affrontava gli avversari con “umiltà e abnegazione”. Uno che quando segnava si inginocchiava davanti ai supporters perché, diceva sempre, “bisogna avere rispetto della gente che paga il biglietto”.

Osannato dal tifo giallorosso, stimato da colleghi e addetti ai lavori per le dichiarazioni mai fuori posto e mai banali ai microfoni. Riservato al di fuori del circus calcistico, al punto che nessuno si accorse dei demoni che lo stavano consumando nei pensieri e nel cuore.
La notizia della sua scomparsa, nel 1994, lasciò di stucco tutti. Quel gesto, di togliersi la vita, era totalmente discorde con l’immagine che Ago, fiero e guida per i compagni di squadra, aveva trasmesso nell’ambiente del professionismo. Qualcosa non funzionava, era evidente, ma quando la vita si interrompe non c’è spazio per analisi e processi. Troppo tardi.

Vincenti, recitando e in romanesco un testo intimo, ha esercitato un richiamo all’appartenenza, sì rivolto al mondo romanista ma in realtà a tutti coloro che hanno vissuto insieme ad Ago il suo mito sportivo. Di calciatore e di uomo, esempio per centinaia di regazzini che prendendo spunto da lui e come come lui ci hanno provato. A Villa Lazzaroni sono arrivati in tanti, giovani e adulti con la Roma nel cuore e l’immagine dell’uomo Di Bartolomei impressa nei ricordi.  Applausi e tanta commozione nell’ascoltare gli aneddoti sciorinati con semplicità e forte coinvolgimento da Vincenti, che ha colto nel segno. Scenografia ridotta ai minimi termini ma di fortissimo impatto: uno striscione e una maglia Barilla numero 10, capaci di amplificare al massimo l’effetto memoria. Poesia, sipario. Ago, il capitano gentile ed educato.