Le vicende di un’eccentrica scrittrice o cantante fuori moda, dalla ambigua identità sessuale, in fuga dalla solitudine e dalla follia. Questo è Libidine violenta, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Enzo Moscato. Ha debuttato in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli il 15 novembre e sarà in scena fino a domenica 20 novembre. Dal 22 al 27 del mese la compagnia reciterà invece al Teatro Metastasio di Prato.
“Surrealtà comica, è questo che vedrete! Una grande abbuffata di parole, libidine estetica e sfrenata di e dentro la scrittura, de-lirica e ludica pulsione letteraria nei meandri di due menti geniali e incontenibili!” Al rogo la ragione, che vita grama; al rogo l’accademismo è vedere scorrere il sangue dell’arte che vogliamo. Libidine Violenta, spiega l’autore, è un viaggio allucinatorio dentro le pulsioni bulimiche della scrittura, le ossessioni di una mente al limite, la fuga dalla follia e dalla solitudine attraverso l’eccesso, il parossismo, la farsa, l’ironia.
Il testo e la regia sono di Enzo Moscato. In scena lo stesso Enzo Moscato con gli attori Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa e Anita Mosca. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Dario Biancullo, le luci di Enrico de Capoa. L’assistente scenografa Sara Palmieri, trucco Vincenzo Cucchiara, coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi, assistente all’allestimento Giulia Giardi, direttore di scena Clara Varriale, elettricisti Simone Picardi, fonico Teresa Di Monaco, cura della produzione Francesca Bettalli, Camilla Borraccino. Organizzazione generale Claudio Affinito, foto di scena Pepe Russo, video documentazione Pietro Di Francesco, immagine del manifesto Sofia de Capoa.
La protagonista Reci sembra volersi suicidare perché non riesce a buttar giù le sue scandalose memorie. Ne segue un gioco di visioni, ricordi, evocazioni, improbabili balletti, telefonate schizofreniche, incontri misteriosi, tutti partoriti e messi in scena dalla mente sgangherata della protagonista che vengono doppiati, replicati, proiettati, come in un fantasmagorico carnevale. Non ci sono parole migliori per iniziare questo articolo che già sento sussultare in poche righe. Questa è la storia di una tradizione lunga un decennio, quella della drammaturgia napoletana e della sua rinascita sfavillante e terribile del 900 quando nuove visioni mettono in crisi il verbo dei padri, primo fra tutti Eduardo De Filippo. Il luogo di questa storia è, neanche a dirsi, lo storico teatro San Ferdinando.
“Libidine Violenta è uno spettacolo fatto per perdersi nel godimento puro dell’irrefrenabile coercizione desiderante della scrittura e rinunciare a dare un senso alla spiazzante brutalità della vita”, afferma il drammaturgo. Sul palcoscenico una visione; ecco che in una contemporaneità ossessiva e paranoica il presepe di Natale in Casa Cupiello si tinge di nero mentre le case dei pastori si trasformano in vicoli e saittelle. Enzo Moscato, nel ruolo della reci-diva se ne sta in alto, a narrare sapientemente ai suoi spettatori, di un passato rivelatorio e di un presente esteticamente scomposto.
In scena Giuseppe Affinito e Anita Mosca nei panni di Josephine e Joceline, due corpi e un unico essere dalla doppia sessualità mentre una sola voce fa da sfondo al malandato scenario contemporaneo. Emilio Massa veste invece i panni di Dolores, una checca le cui paranoie esistenziali , come archetipi rinvenuti da vite precedenti ,recitano il teatro dell’assurdo. Gli attori Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa e Anita Mosca coronano poi uno scenario che dà voce al cannibalismo di Sarah Kane e che nell’estetismo formale evoca la sacra tradizione scomposta di Antoine Neiwiller.
Ecco che si compie anche stavolta il sacro rito di scena firmato Compagnia Teatrale Enzo Moscato. Lo spettatore attento può solo ammirare mentre le sue sinapsi esplodono nel contrasto allucinatorio che danza tra il presente teatrale e quella tradizione dei padri che è ora di ammazzare. “Se mio padre mi sentisse parlare, morirebbe di nuovo” – si sente dire in scena. Spettacoli come Libidine Violenta sono più che necessari. C’è del genio in questa messa in scena, c’è della messa in scena in questo genio (continuavo a ripetere presa da un tripudio di fame intellettuale teatrale).