Sono passati quarantasette anni da Profondo Rosso e quarantacinque da Suspiria ma Claudio Simonetti non si è mai stancato di suonare quelle fantastiche colonne sonore che hanno reso celebri i Goblin e proiettato sulla scena mondiale i capolavori del tempo di Dario Argento.
Anche se – oltre il compositore e tastierista Simonetti – la formazione non è più quella storica degli anni Settanta, il frontman si è circondato di musicisti di valore che sul palco reggono tanto la tecnicità quanto la difficoltà di quel progressive che ad oggi sembra essere stato consegnato al passato, ma che nelle sue sfumature e nella sua nicchia continua a vivere tra sonorità legate a quegli anni magici ma incontrando anche nuovi generi, evolvendosi per cercare spazio in una scena musicale ormai appiattita.
La band, rinominata Claudio Simonetti’s Goblin, tra vari tour negli Stati Uniti – dove terrano quasi 40 date tra ottobre e dicembre – e in Giappone, ha suonato lo scorso fine settimana nella piccola frazione di Monticchio, nel comune di Sermoneta. Poche sedie di fronte a un palco allestito all’aperto, con lo sfondo del borgo di Sermoneta a sovrastare un concerto che sembra appartenere ad altri tempi. Piano piano la piazza del Centro Civico di Monticchio ha cominciato a riempirsi: fan della prima ora, trentenni appassionati di prog, famiglie con prole alle calcagna e curiosi del sabato sera. Almeno un centinaio di persone ad assistere ad un live che, spoiler, è stato spettacolare.
Settant’anni portati benissimo, felpa, jeans e occhiali colorati, Simonetti è salito sul palco insieme al chitarrista Daniele Amador, alla bassista Cecilia Nappo e al batterista Federico Maragoni. Un primo brano tratto dal recente album inedito pubblicato con l’attuale formazione per scaldarci un po’ in una serata da brivido, tra freddo e horror musicale. In un crescendo di rock ed emozioni Simonetti ha ripercorso l’intero repertorio dei vecchi Goblin: brani dal fantastico e acclamato Roller e il meno amato, ma pure sempre degno di nota, Il fantastico viaggio del bagarozzo Mark, per poi passare alle colonne sonore prodotte grazie al forte sodalizio con il regista Argento – Profondo Rosso, Suspiria, Phenomena, Non ho sonno, Opera.
Grande interprete delle sonorità orrorifiche, con la magia della tastiera di Simonetti, l’elettronica ad effetto, il synth tanto in voga negli anni Settanta e Ottanta e musicisti all’altezza di un gruppo storico come i Goblin, la band ha animato decine e decine di persone, nostalgici del vecchio progressive in cerca di qualche sonorità degli anni passati ormai incredibilmente difficile da scovare dal vivo. Una carica incredibile e una tecnica spaventosa hanno fatto provare al pubblico emozioni uniche, un ritorno al passato tra i suoni dell’orrore vero, quello di Argento, Bava (Demons) e Romero (Zombi).
È stata sicuramente una serata da ricordare, che non poteva non concludersi senza l’acquisto dell’ultimo vinile pubblicato per il quarantacinquesimo anniversario di Suspiria riarrangiato in chiave progressive rock, ma con la mesta consapevolezza che vederli dal vivo in Italia è sempre più un’impresa.