L’incontro tra due persone, il reciproco raccontarsi di rispettive frustrazioni, il malessere per un incasellamento forzato in schemi sociali . Lo spettacolo “Hacer Noche”, proposto l’8 e 9 settembre a Roma per la rassegna Short Theatre, ha introdotto il pubblico presente in una spirale, mentale ma anche fisicamente disegnata a terra dalla disposizione delle sedie. Un cerchio sempre più stretto di emozioni intime e delicate nell’esposizione, quanto intense e preoccupanti per gli effetti su Barbara Banuelos e Carles Albert Gasulla. Lei, pluripremiata attrice e ballerina, interroga lui, intellettuale poliglotta costretto ad una vita emarginata e marginale a causa della sua condizione mentale.
La loro conoscenza – che nella realtà prosegue da anni – ha generato un lavoro performativo recitato in lingua spagnola che prende le mosse dal romanzo “Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline. Una lettura consumata da Gasulla, di professione custode in un garage sotterraneo di Barcellona. Luogo buio, freddo, inospitale e soggetto ai comportamenti ingrati e presuntuosi di molti clienti. La scenografia sottolinea i caratteri di questo non luogo, con il colore nero a fare da sfondo, rischiarato da sottili neon che penzolano dall’alto.
Per sfuggire alla noia e alla frustrazione di un impiego alienante e sottopagato, Gasulla si rifugia tra pagine e parole. La delusione è tanta però, l’incomprensione verso un “sistema” miope, sordo, che non accetta deviazioni rispetto al binario del canone dominante accresce lo sconforto. Barbara si avvicina all’uomo con distacco e un approccio quasi terapeutico, ma nel corso dello svolgimento i punti di contatto e la sintonia tra due anime fondamentalmente fuori-luogo cresce. Già, perchè a sua volta Barbara nel corso del dialogo si apre ed esprime l’annosa impossibilità per tanti artisti, come il suo personaggio, di vivere dedicandosi esclusivamente alle professionalità artistiche. Serve dell’altro, un lavoro ordinario in funzione di salvagente, di garanzia per galleggiare e barcamenarsi in un sistema che peraltro giudica, genera diversità e alimenta ineguaglianze.
Che poi, evidenziano i due interpreti, inframezzati da sequenze di registrato audio, è tutto relativo e da dimostrare. Quali criteri definiscono la “normalità” – ammesso che esista, un tal concetto – e chi ne è giudice? Una domanda che si fa richiesta di sensibilizzazione rispetto a gestioni sistemiche dei corpi e delle menti del tutto arbitrarie, equivoche, fallaci, parziali e arbitrarie.
Gasulla ha una laurea e parla correntemente 5 lingue, ma ciò non basta. La diagnosi psichica è il fattore che determina il destino del suo quotidiano: può svolgere solo un determinato tipo di professioni, come il custode di uno squallido parcheggio. Hacer Noche, attraverso un confronto serrato tra i due interpreti, vuole invece dimostrare che dietro un’evidenza medica, un incarico di lavoro, una routine quotidiana, esistono ben altre componenti che qualificano una persona.
E, oltre a questo, la società della maggioranza non ha il diritto di indirizzare la vita (delle minoranze) verso l’infelicità cronica.