Old, lo Shyamalan dei primi film o degli insuccessi?
Lo scorso anno usciva nelle sale cinematografiche Old l’ultimo film diretto dal regista M. Night Shyamalan. Come ci ha spesso abituato, vedere un suo film è un po’ una scommessa, le aspettative sono sempre alte ma poi a volte si resta delusi. Cosa staremo per vedere, il Shyamalan de Il sesto senso, The Village e Unbreakable o quello di After Earth, Lady in the Water e L’ultimo dominatore dell’aria? Con i primi era riuscito a centrare il successo con originali pellicole dell’orrore, un genere difficile e ormai caduto nelle grinfie delle mainstream, con gli altri ha dovuto affrontare degli insuccessi clamorosi, di critica e pubblico.
Dalle produzioni indipendenti ai budget enormi per poi ritornare nel suo universo. The Visit ha fatto ben sperare, e con Split ha riaperto il discorso cinematografico della saga di Unbreakable. Se un grande James McAvoy e una Anya Taylor-Joy in rampa di lancio avevano portato in Split una grande verve, il terzo film della minisaga, Glass, non è riuscito a chiudere il cerchio, deludendo in gran parte le aspettative. E Old arriva così, supportato da un regista dal nome pesante ma con un passato altalenante. Purtroppo, in questo caso, dietro la cinepresa c’è lo Shyamalan meno originale e la sua nuova pellicola non convince.
La trama di Old
Guy(Gael Garcia Bernal) decide di portare la moglie Prisca (Vicky Krieps) e i figli Maddox (Thomasin McKenzie) e Trent (Alex Wolff) in vacanza in un resort paradisiaco per stemperare la tensione domestica dovuta ad un problema di cui i ragazzi sono all’oscuro. Un giorno, con altri ospiti del lussuoso resort, vengono accompagnati in una piccola spiaggia dell’isola, un angolo naturalistico incantevole. Qui però accadono cose strane. Confinati da alte pareti di roccia, non riescono a ripercorrere il sentiero da cui sono arrivati, perdendo ogni volta i sensi. Inoltre, il tempo in quel luogo comincia a passare molto velocemente, apparentemente senza nessuna spiegazione, causando un invecchiamento rapido.
M. Night Shyamalan questa volta non stupisce
Da un lato manca una vera suspence, le regole del gioco sono chiare a tutti da subito o quasi. Nel trailer, come nella sinossi e addirittura nel poster e nel titolo stesso il riferimento è chiaro. Da qui poco altro. Non si rimane totalmente a bocca asciutta, perché la curiosità di capire cosa accadrà rimane. Il problema è principalmente nei personaggi. Nessuno lascia il segno, le dinamiche che li coinvolgono non sembra scalfirli come dovrebbe, si muovono disordinati su piani narrativi diversi, senza che il film si soffermi su nessuno in particolare. Non si entra in empatia con loro, un grande difetto che destabilizza, in maniera negativa, l’esperienza dello spettatore.
Accadono cose, i personaggi si muovono scoordinati sulla scacchiera, raccontando in maniera poco lineare le ore passate in quel piccolo mondo. Di fretta e furia, si arriva quindi a un finale, anche interessante, ma poco coinvolgente e totalmente inserito lì come salvagente per un film che nel complesso non funziona.
Questa volta abbiamo visto il M. Night Shyamalan sbagliato, con la speranza di rivedere quello originale e pieno di idee che abbiamo imparato a conoscere.