Fino al 15 Maggio, lo storico Teatro Quirino Vittorio Gassman, nel cuore di Roma, ospita una commedia brillante di Gianni Clementi per la regia di Emilio Solfrizzi dal titolo Buoni da morire.
Questi “buoni” vengono rappresentati da tre attori ognuno con caratteristiche diverse che in scena hanno funzionato talmente bene da far volare il tempo di durata dello spettacolo. La protagonista femminile è Debora Caprioglio, il suo nome riporta immediatamente ai cult del maestro dell’erotico Tinto Brass, ma da anni ormai questa talentuosa artista vanta un grande successo per essere un animale da palcoscenico, divertente, umoristica e anche seriosa.
Gianluca Ramazzotti dal palcoscenico del Salone Margherita di Roma, con la famosissima compagnia de “Il Bagaglino”, capitanata dal maestro Pierfrancesco Pingitore, al Teatro Quirino, è uno dei due protagonisti maschili. Le tante preoccupazioni messe in scena del suo personaggio, hanno scatenato grasse risate e piogge di applausi da parte degli spettatori che sono apparsi molto divertiti.
Terzo protagonista, ma non per meno importate interpretazione, è Pino Quartullo. Il suo nome è sempre una garanzia, qualunque sia esso il genere che va a rappresentare, teatrale, televisivo o cinematografico. Nella rappresentazione di specie, fonde due identità sociali, passa da “reietto” della società con un registro linguistico della dimenticata periferia romana ad un ben strutturato e forbito eloquio arricchito da citazioni in lingua latina e/o greca. Stupore e divertimento in platea.
Inizia lo spettacolo e subito il pubblico si accomoda sui divani della aristocratica domus romana di una coppia borghese, nell’esclusivo quartiere Parioli. Lui, il marito, (Gianluca Ramazzotti) è un corteggiatissimo cardiochirurgo, lei, la moglie che fa di tutto per fronteggiare la rivalità delle mogli dei colleghi del marito. La notizia che i due sono genitori di Manfredi, figlio scapestrato che crea danni e dà tante preoccupazioni ai suoi cari è data da un vocale di un messaggino mandato alla fine dello spettacolo. La coppia con l’avvicinarsi delle feste natalizie, decide di passare la Vigilia di Natale con un gruppo di volontari che porta cibo e acqua ai clochard. I coniugi dell’alta borghesia conoscono la solidarietà e riscoprono sentimenti di fratellanza e compassione verso chi è meno fortunato di loro, verso chi non subisce il logorio del tran tran quotidiano, riscopre insomma il valore degli ultimi che con un sorriso fanno riaffiorare vecchie coscienze di vite passate. Questa insolita Vigilia natalizia porta Emilio e Barbara ad una riflessione sul senso della vita facendo oro provare una reale percezione di appagamento, tanto da riscoprirsi anche nel letto, stuzzicati da voglie che non riaffioravano da tempo.
La mattina di Natale, suona alla porta Ivano (Pino Quartullo), un 50enne ubriaco, con abbigliamento lurido e look da chi ha passato 30 anni della sua vita per strada, con i suoi amici inseparabili: il carrello pieno di buste lerce e l’economico vino in busta. Ivano è un vecchio compagno di liceo di Emilio e Barbara, piombato nella loro vita grazie ad un bigliettino da visita del cardiochirurgo che gli era accidentalmente scivolato dalla tasca.
La venuta del barbone, non è solo inaspettata, ma è assolutamente e palesemente non gradita dai protagonisti politically correct che ora si trovano davanti ad una scelta: cacciare l’ospite in un’innevata e gelida notte di Natale o…; quei sentimenti riscoperti la notte della Vigilia che li ha portati a riconoscersi anche nella loro intima dimensione quanto realmente li ha cambiati?
La commedia è divertente, piacevole e mai ovvia. Se lo spettatore dovesse immaginare un finale può benissimo aspettarsi che non sarà quello. L’unica cosa su cui porre certezza è che lo spettacolo di Gianni Clementi per la regia di Emilio Solfrizzi è ricca di ironia dall’inizio alla fine, i suoi attori sono in completa armonia tra loro, e come se si stesse assistendo ad un concerto sinfonico classico, la platea, con risate e applausi è il quarto elemento strutturale.