100 anni di Carosone: omaggio al maestro

A cento anni dalla nascita, la bella località di Trevignano sul lago di Bracciano dove riposa, ricorda l’immortale musicalità’ di Renato Carosone. Così la giornalista Maria Vittoria De Matteis e il consigliere Gianluca Spera ci spiegano l’evento con cui Trevignano, attraverso una serie di iniziative vuole ricordare e rendere omaggio alla figura artistica di uno dei grandi protagonisti musicali dell’Italia del dopoguerra. Carosone è stato uno straordinario precursore musicale il cui sound, lega ancora oggi uno stile, fra pop e jazz, ma anche la figura di un uomo oltre che un’artista che ha segnato un’epoca con un’inconfondibile stile swing, la cui memori, attraverso i suoi dischi, concerti e spettacoli televisivi e cinematografici sopravvive al tempo, custodita oggi con amore dal nipote. Renato Carosone, napoletano del 1920 è stato un grande cantautore, pianista, direttore d’orchestra, compositore e jazzista, uno dei maggiori autori e interpreti della canzone napoletana e della musica leggera Italiana dal dopoguerra fino alla fine degli anni novanta, avendo fuso con gli straordinari musicisti del suo celebre gruppo, i ritmi della “tarantella” con melodie africane e americane attraverso un’inconfondibile “stile”. Fra i suoi numerosissimi successi “Torero”, ”Caravan petrol”, ”Tu vuoi fa’ l’americano”, ”O’ sarracino”, ”Maruzzella”, ”Pigliate ‘na pastiglia”.  canzoni fantastiche che consigliamo ai giovani di riscoprire, perché’ Carosone è stato anche uno dei due cantanti Italiani con Domenico Modugno ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese. Celebre la sequenza nel film di Minghella “Mr. Ripley” in cui i protagonisti Matt Damon e Jude Law con Fiorello cantano “Tu vuoi fa’ l’americano”. Allora il successo del film e della canzone stile Carosone fu tale che anche il famoso produttore Italiano due volte premio Oscar volle festeggiare il suo compleanno ad Hollywood invitando anche Fiorello a ricantare con l’orchestra e tutti gli attori invitati quel celebre motivo, un omaggio a Carosone Napoletano dal napoletanissimo Dino De Laurentiis nato a Torre Annunziata. Decisamente una storia in “LA” e vi spiegheremo alla fine perché’ quella di Renato Carosone, una storia che sembra un film, cominciata a Napoli con l’adorata madre che fin da ragazzino, lo indirizzò alla musicalità’ del pianoforte.

I primi ingaggi nei locali, le prime esperienze canore e musicali nell’allora Africa orientale Italiana, durante la guerra, proseguita poi in piccole formazioni di orchestre da ballo e nei night club popolari come lo ”Shaker” di Napoli  furono poi tempi dell’incontro con il chitarrista olandese Peter Van Wood e il batterista Gegè Di Giacomo nipote del celebre poeta napoletano Salvatore con i quali Carosone formò un formidabile trio debuttando a Roma nel celebre “Open Gate” e a Viareggio alla “Bussola” di Sergio Bernardini. L’incontro di Gegè Di Giacomo con Carosone all’inizio sembra la sceneggiatura di un film di Wyler, perché’ quando il batterista si propose per un’audizione a Carosone e Van Wood non aveva neanche la batteria, e allora improvvisò con due bacchette suonate su un tavolino, una sedia di legno e tre bicchieri con tonalità diverse, una performance così’ elettrizzante che mandò in  visibilio non solo Carosone e Van Wood ma tutto il pubblico nei concerti che seguirono in tutta Europa. Cominciò così il trionfo con la famosa canzone “O’ Sarracino” e “Lo Sceicco”. Nel 1950 grazie al noto cantante Sergio Bruni il Trio Carosone incise il primo 78 giri con la casa discografica Pathé. L’eco del successo fu tale che le scritture nei club alla moda piovevano da tutte le parti come quella della nota “Canzone del mare” di Capri che fra i numerosi clienti a sentirli suonare annoverava anche Jacqueline Kennedy e tanti artisti e famose star della musica mondiali. Con la partenza di Van Wood che decise di trasferirsi a New York nel 1952, Carosone e Gege’ Di Giacomo ricostruirono il gruppo che divenne prima un quartetto con il chitarrista Elek  Bacsik e il cantante Ray Martino con motivi celebri come “Luna Rossa”, ”Nu quarte ‘e luna” e poi arrivò anche il chitarrista jazzista Franco Cerri e il cantante Claudio Bernardini sostituito in seguito da Piero Pizzigoni alla chitarra e di Riccardo Rauchi al sassofono e clarinetto. Ebbene quel complesso alla fine degli anni cinquanta fu anche il primo che in Italia inaugurò la nascente televisione italiana, ma fu solo l’inizio.  

La grandissima popolarità’ scoppiò dopo la partecipazione al Festival di San Remo con il brano di Gino Latilla melodico triste trasformato dall’orchestra CAROSONE in una vera bomba musicale in swing. La canzone era “…E la barca tornò sola”, si proprio quella dove quei diavoli subito dopo il titolo cantavano in coro  ”e a me che me ne importa”.. Tanti tour all’estero con altrettante canzoni come “Mare crudele”, poi arrivarono ”Malafemmena” scritta da Totò’, ”La donna riccia” di Modugno tutte rivisitate come cover dal frenetico ritmo in blues di Carosone & C. Il successo discografico fu tale che nei Paesi Bassi le canzoni di Carosone restavano prime in classifica per mesi. Fra l tanti arrangiamenti la versione del celebre “Rock around the clock” il successo mondiale di Bill Haley. Poi il gruppo si trasformò in sestetto con l’aggiunta del percussionista Aldo Pagani con i quali Carosone si esibì’ anche alla “Carnagie Hall” di New York, poi all’improvviso al culmine del successo Carosone si ritirò dalle scene per ritornarci nel 1989 con il brano “Na canzuncella doce doce”.  Nel 1995 dopo una fastidiosa malattia in occasione del suo 75° compleanno la Rai organizzò uno show in suo onore con la partecipazione di Renzo Arbore suo grande estimatore, nel 1996 San Remo lo premiò con la targa Luigi Tenco. L’ultimissimo concerto in “LA” come gli insegnò da ragazzino la Madre lo tenne nella sua Napoli a Piazza Plebiscito colma con oltre duecentomila persone. 

Ci piace chiudere questo articolo con una lettera poesia che Carosone dedicò alla madre: “Musica madre mia, quando mi mettesti al mondo, il mio primo vagito fu un un “LA” naturale. Le altre note me le hai insegnate tu dopo. E le ho imparate con fatica con rabbia; camminando a piccoli passi su quel sentiero irto di difficoltà, quel sentiero di ebano e avorio del nostro pianoforte. Li, ho incontrati tutti i grandi su quel sentiero, Pozzoli, Hanon, Clementi, Czerny, Chopin, Bach, Beethoven, Liszt. Oggi grazie a te quel sentiero è splendido luminoso ci respiro, ci canto, ci suono, Sì ora lo conosco è mio. Tu madre sei la lingua più bella del mondo, quella che parlano gli angeli, perciò ti amo”. Così caro Carosone come noi che abbiamo avuto la fortuna di vivere la tua musica emozionante che certamente continuerai a suonare con la solita bravura ed allegria fra le nuvole lassù con gli altri simpatici poeti in “LA”!

* Critico cinematografico e letterario, giornalista, dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre) per Cinema, Spettacolo, Costume