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Xanax, psicofarmaci e altre dipendenze: la cura non è in farmacia

Un ascensore fuori uso diventa lo spazio di una rinascita possibile, oltre la chimica e le maschere sociali

La sera del 22 maggio, sul palco intimo di Teatrosophia, è andata in scena Xanax, testo firmato dal compianto Angelo Longoni, drammaturgo e sceneggiatore recentemente scomparso, noto per la sua capacità di coniugare comicità e dramma con profondità emotiva. Il testo, uno dei suoi più noti e rappresentati, mette in scena un incontro forzato tra due solitudini contemporanee, chiuse – letteralmente – in un ascensore per 48 ore.

Gennaro Russo e Stefania Cancelliere

Protagonisti di questa messa in scena sono Daniele e Laura, interpretati rispettivamente da Gennaro Russo e Stefania Cancelliere, entrambi formatisi presso l’Accademia Beatrice Bracco. Per loro, questa rappresenta la prima vera prova scenica davanti a un pubblico. Una sfida importante, anche per la natura del testo: due personaggi, un unico spazio claustrofobico e una tensione emotiva che deve crescere, respirare, portare il pubblico dentro il loro dramma – e il loro desiderio di salvezza.

La regia di Guido Lomoro, coadiuvato da Maria Concetta Borgese per movimenti scenici e coreografie, disegna un percorso in cui l’immobilità fisica dell’ascensore si contrappone a un progressivo disvelamento interiore. La recitazione, ancora acerba in diversi passaggi, sconta la pressione della “prima volta”: si percepisce l’impegno e lo studio, ma manca quella piena compenetrazione emotiva capace di generare una vera immedesimazione nello spettatore. Se è vero che il teatro chiede al pubblico di riconoscersi nei personaggi, di ridere, soffrire e respirare con loro, in questa messa in scena ciò avviene a tratti, con alcuni momenti di genuina ilarità condivisa, ma senza una continuità coinvolgente.

Eppure, è proprio nei momenti in cui la fisicità diventa espressione – grazie all’intervento coreografico di Borgese – che l’interpretazione dei due giovani attori acquista spessore. I movimenti aiutano a spezzare la staticità imposta dalla scenografia e diventano veicolo di emozione, sostegno importante per una narrazione che si affida molto al non detto e ai silenzi.

Il testo di Longoni, attuale e tagliente, trova nella dipendenza da psicofarmaci – Xanax, Prozac, Malaox – una metafora potente della fragilità emotiva dei nostri tempi. Ma è solo quando i due protagonisti abbandonano le maschere, quando trovano il coraggio di confessarsi e di mostrarsi per ciò che sono, che la “cura” vera emerge: non nei farmaci, ma nel contatto umano, nella condivisione, nell’ascolto reciproco. È in quel momento che Xanax mostra la sua natura più profonda, offrendo allo spettatore uno spiraglio di verità esistenziale.

Gennaro Russo e Stefania Cancelliere

In definitiva, una prova non ancora pienamente matura, ma che lascia intravedere un potenziale interessante. Una base su cui lavorare, affinare il controllo emotivo e la capacità di trasmettere il sottotesto del dialogo. Un percorso appena iniziato, che potrà svilupparsi anche grazie all’ascolto critico – e costruttivo – delle voci di dissenso.

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Xanax – di Angelo Longoni, con Stefania Cancelliere, Gennaro Russo, adattamento e regia Guido Lomoro, coreografie e movimenti scenici Maria Concetta Borgese, luci Gloria Mancuso, produzione Teatrosophia, Teatrosophia dal 22 al 25 Maggio 2025

Foto di ©Grazia Menna

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