Un amore sbagliato la cui ambientazione efficace e tono provocante cercano di controbilanciare un protagonista non sempre simpatico in scena al Vascello di Roma
Giulia e Nicolò, fratelli adottivi, vivono in un bunker battuto da pioggia acida. Lui passa il tempo a giocare a scacchi in solitaria, maledicendo la disillusione e la perdita di speranza della sua generazione. Lei manda avanti il bunker occupandosi dell’inventario, e resta in contatto col mondo tramite il suo profilo onlyfans, dove promuove atti erotici alternativi adatti alla situazione apocalittica. All’aperto imperversa una pandemia, che ha portato via buona parte dell’umanità e costretto i pochi sopravvissuti a rifugiarsi in bunker di fortuna.
Sui giovani protagonisti pesano la solitudine e la tensione: non solo psicologica, ma anche corporale. Soprattutto quando scoprono che la similitudine genetica tra i due è inferiore al 12,5%, il che permetterebbe loro, per legge italiana, di concepire figli sani e sposarsi. Ma non è solo la tensione degli ego a impedire il loro contatto, ma il mondo stesso, che sta cadendo a pezzi sopra e dentro le loro teste. Resta solo ciò che annuncia il titolo: Vuoto Dentro.
Vuoto Dentro si presenta al Fringe Festival presso il Teatro Vascello, e al suo autore Massimiliano Frateschi basta poco per creare un intero universo: un palco spoglio, qualche attrezzo, gli abiti giusti. Non sappiamo dove siamo, cosa comporti davvero l’apocalisse dalla quale sfuggono i due protagonisti – nemmeno sentire la familiare voce di Giuseppe Conte in sottofondo, che racconta una storia già conosciuta, rende meno nebulosi gli sfondi. A rendere ancora più memorabile lo spettacolo è la sua durezza: è provocante, volgare, vietato ai minori, con scene di nudo, sesso, sadomasochismo e droga mostrate con casualità e senza intento morale.
Il personaggio di Giulia – una vivace Daniela Pensa – è il fulcro emotivo di Vuoto Dentro. È la più attiva della coppia nella lotta per la sopravvivenza, la più attaccata alla vita, e la sua condizione di lavoratrice sessuale – in una sequenza su Onlyfans spiritosa e sagace – forma un legame emotivo immediato. Si tratta di un approccio raro nella narrativa, soprattutto a teatro, per la costruzione di una protagonista, e la scioltezza con cui è condotta sullo schermo rende facile acclimatarsi anche dopo l’immediata sorpresa dei contenuti più piccanti, inclusi nudi che Pensa interpreta con grazia e casualità.
Ma se per Giulia si tifa facilmente, e la sua lotta per la sopravvivenza suscita empatia e dispiacere insieme, risultano molto meno accessibili e simpatici il carattere e l’atteggiamento di Nicolò, che ricade in un archetipo maschile – quello del duro genio algido che nasconde contemporaneamente tempra autorevole e desiderio sessuale – difficile da digerire. Nonostante gli encomiabili tentativi di esplorare la sua psiche e il suo dolore, e la magnetica performance di Danilo Ditolve, il personaggio rimane ostico, spesso violento e duro verso la compagna di sventure in una maniera che stride con la relazione che eventualmente nasce tra i due. Anche la scelta di usare come metafora dell’alienazione dei protagonisti il Novecento di Baricco risulta un omaggio teatrale affettuoso quanto poco ispirato.
Vuoto Dentro ha idee ambiziose e una lingua sciolta, e rassicura vedere al teatro italiano provocazione e disinvoltura nello scavare nell’animo umano e nelle sue passioni più complicate. Traballa purtroppo nella sua relazione centrale, dove un lato prevale sull’altro per simpatia e umanità, ma apre comunque una porta interessante nelle nuove possibilità del teatro italiano.
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Vuoto Dentro – regia di Massimiliano Frateschi – con Daniela Pensa e Danilo Ditolve – produzione Set Studio Academy – Roma Fringe Festival – Teatro Vascello, 21 Luglio 2025





