«Il teatro è un luogo magico, dove la gente s’incontra, parla, ride, scherza, piange e qualche volta si addormenta pure», sono le parole con cui Viviana Toniolo apre la presentazione della prossima stagione 2023-24 del «suo» Vittoria. Ma un teatro non è mai di una sola persona: è di tutti, è della cittadinanza, è del popolo, e soprattutto appartiene alla vita di ciascuno di noi. O, forse – e questa è la parte migliore dell’esperienza teatrale – è la nostra vita che appartiene al palcoscenico. A volte inconsapevolmente, a volte con grande anticipo sui tempi. E la Toniolo lo sa bene: per questo motivo invita a frequentare le platee, perché soltanto così si può imparare a conoscere le diverse sfaccettature di quell’uomo ridicolo che in fondo siamo. Ecco perché non si dovrebbe mai rinunciare al teatro, nonostante qualcuno seduto dietro le scrivanie dirigenziali abbia tentato più volte di impedire la riapertura dei sipari: vedi quello del Valle, dell’Eliseo, del Globe, della Cometa, del Centrale etc etc etc… l’elenco romano, ahinoi, è fin troppo lungo!
Ha ragione la Toniolo, il teatro è un luogo magico perché aiuta a pensare in ogni direzione, aiuta a ridere delle tragedie e a riflettere su eventi più buffi. A dimostrazione di questa teoria ormai millenaria, per alcuni certamente strampalata, lo dimostra chiaramente il titolo di una commedia che sarà in scena dal 20 febbraio al 3 marzo: Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché tratta da due volumi di Antonio Amurri («Come ammazzare la moglie, e perché» del 1974 e «Come ammazzare il marito senza tanti perché» del 1976). Messo in scena da Filippo D’Alessio, il testo ironico e dissacrante fa breccia nei vizi, nei difetti e nelle incomprensioni delle coppie, ai cui componenti si consiglia, come unica possibilità di sopravvivenza, una rapida eliminazione. Mentre Amurri mezzo secolo fa già ci invitava a sorridere delle nostre quotidiane insofferenze coniugali, recentissimi drammatici avvenimenti di cronaca ci raccontano di un folle che in attesa del rientro in casa della sua compagna ha cercato su internet le istruzioni per eliminarla. Per davvero, però! Forse, se quel giovanotto avesse frequentato qualche sala teatrale, probabilmente avrebbe imparato a ridere di se stesso, delle proprie insofferenze e delle proprie manie e non sarebbe arrivato al delittuoso massacro.
Il teatro insegna pure che la miseria del palcoscenico può trasformarsi in Risate di gioia (lo spettacolo che apre la stagione dal 19 al 24 settembre). Con Elena Bucci e Marco Sgrosso, la drammaturgia si ispira alle Storie di gente di teatro: da Sergio Tofano (attore elegantissimo, maestro d’accademia, creatore di quel Bonaventura signor del buonumore), a Vito Pandolfi (storico direttore della Stabile di Roma, organizzatore di produzioni viscontiane, colui che mantenne vivo il Valle quando l’Argentina fu temporaneamente inagibile); il titolo è ripreso, non a caso, da quello di un famoso film con Totò e Anna Magnani.
La magia della rappresentazione ci invita a sorridere finanche di un’Apocalisse tascabile (data unica, 17 ottobre), testo diretto e interpretato da Niccolò Fettarappa (anche autore) e Lorenzo Guerrieri. La fine del mondo è annunciata da Dio in un supermercato di periferia, ma soltanto un giovane, visto come novello apostolo, prende sul serio la tragica notizia.
Il teatro ci ricorda che ci fu un tempo, nemmeno troppo lontano, in un’Italia devastata dalla criminalità organizzata, in cui lo Stato riuscì, anche se con immensi e drammatici sacrifici, a fare il proprio dovere e a vincere una battaglia che l’aveva visto soccombere da parecchi anni. Il cacciatore di mafiosi (data unica, 4 marzo 2024) è un’intervista in forma teatrale nata da una chiacchierata tra Alessandro Bardani e il magistrato Alfonso Sabella, il quale sottolinea che perfino in questo racconto di cronaca nera che più nera non si può, pure, non mancheranno episodi divertenti. L’umorismo fa parte della vita e il teatro umoristico nasce insieme con la rappresentazione dell’uomo.
Da maggio a settembre, al Vittoria di piazza Santa Maria Liberatrice saranno presentati ben 24 spettacoli, e non si può elencarli tutti. A cavallo delle festività natalizie non possono mancare i festeggiamenti per i 40 anni di Rumori fuori scena che debuttò su questo stesso palcoscenico, con la regia del compianto Attilio Corsini, nel dicembre del 1983. «Inossidabile cavallo di battaglia, resterà in cartellone per un mese fino al 21 gennaio», annuncia la Toniolo con la voce rotta dalla commozione. È la terza delle quattro produzioni firmate Attori & Tecnici. Le altre: Novecento (31 ottobre, 5 novembre), monologo di Alessandro Baricco, reso ormai famoso dal film di Tornatore («La leggenda del pianista sull’oceano») che vedrà impegnato, oltre a Stefano Messina sul palco, anche Pino Cangialosi che dovrà confrontarsi con le musiche del maestro Morricone. Dal 14 novembre al 3 dicembre Viviana Toniolo sarà Miss Marple, in Giochi di prestigio (traduzione e adattamento da Agatha Christie di Edoardo Erba), un thriller a sfondo umoristico della fine degli anni Quaranta. Infine 7 minuti (12-24 marzo), che trae spunto da un episodio, tutto al femminile, accaduto in una fabbrica tessile francese. Il testo di Stefano Massini (la regia di Claudio Boccaccini) è uno spaccato sulle lotte sindacali delle donne con un finale assai avvincente.
Il programma completo della stagione, comunque, già si può consultare sul sito www.teatrovittoria.it A noi non resta che congedarci ancora con il sorriso. Quello che Paolo Hendel, con un contributo video, ci ha regalato, ricordandoci con Niente panico! (dal 30 gennaio al 4 febbraio) che ogni epoca ha i suoi disastri, ma che la nostra sopravvivenza non è stata mai messa in dubbio. Prova ne è che con una pandemia appena passata, una guerra non troppo distante e un futuro che non promette nulla di buono, la nostra zattera di salvataggio è appunto il teatro.