Un intramontabile passato – o meglio, un eterno presente – quello che vede nella composizione musicale (come nelle più svariate forme d’arte) il perpetuarsi e rinnovarsi di una radicata memoria identitaria. Ed è proprio così, che il palco del Teatro Vascello dal 6 all 11 dicembre scorso si è fatto altare celebrativo dell’immortalità di Antonio Vivaldi, superbo compositore e folle genio.
Un’intuizione; un lungo periodo di riflessione – quella del coreografo Mauro Astolfi in collaborazione con Jean Guillaume Weis – che hanno visto prendere forma al raffinato progetto coreografico “Vivaldiana”.
Quello che da sempre è stata una relazione di interdipendenza, qui, sembra diventare pura traslazione: la ricca e virtuosistica tessitura musicale di Vivaldi, prende forma nei corpi sinuosi dei danzatori. Innegabile, difatti, l’elevato tecnicismo del corpo di ballo nonché la consapevole padronanza delle proprie corporeità che si evolvono in un disarticolato; ma fluido e dinamico movimento.
Così, su una scena completamente spoglia, prende vita la folle genialità del “prete rosso”: come un foglio bianco su cui gettare l’inchiostro per nuove melodie; così i danzatori abitano l’intero spazio scenico disegnando con i loro corpi l’istrionica musicalità del compositore. È in momenti di religioso silenzio, invece, che l’artisticità unica di Vivaldi raggiunge nei corpi danzanti il suo apice, interrompendo in un certo qual modo il turbinio virtuosistico della sua musica.
Un connubio, quello tra musica e danza, che ha lasciato tutti attoniti: una vera e propria ipnosi, interrotta proprio nel suo concludersi, che ha conferito all’intera performance un pizzico di giocosità.
“Vivaldiana“
coreografie di Mauro Astolfi
musiche di Antonio Vivaldi