Molière qui n’est pas rieur.
Se è vero che nella la botte piccola ci sia il vino buono… allora il Piccolo Teatro dei Biscottari ne è la conferma. Riparte con la sua programmazione il 20 gennaio con il monologo Moliére Uanmansciò (o come volete voi) scritto e diretto dall’attore e regista Fabrizio Falco. Vincitore del premio Marcello Mastroianni al Festival di Venezia nel 2012 e del Premio Ubu come miglior attore under 35 nel 2015, Falco è stato diretto da Roberto Andò, Carlo Cecchi, Luca Ronconi e Daniele Ciprì solo per citarne alcuni.
Il Piccolo Teatro dei Biscottari, all’incirca cento posti a sedere, si trova nel centro storico di Palermo. La storia di questo spazio è legata ad un alternarsi di associazioni che lo hanno mantenuto in vita ad intermittenza. Quest’anno è l’ Associazione Incontroteatro che lo ha rilanciato sia come spazio di ricerca (all’interno del quale si tengono percorsi teatrali, scuola di recitazione) che come spazio di mise–en–scène.
Intenso, vibrante, puntuale e a tratti satirico, Fabrizio Falco messinese di nascita ma palermitano di adozione, racconta le vicissitudini di Jean-Baptiste Poquelin ovvero Moliére, il suo rapporto con i genitori, la scoperta del teatro, i suoi amori, i suoi successi e i suoi dispiaceri. Prodotto da Casa del Contemporaneo lo spettacolo ha debuttato già al Teatro Civico 14 di Caserta, a Vercelli al TeatroLieve, ad Assisi al Piccolo Teatro degli Instabili e sarà ospite della Sala Assoli a Napoli (nei quartieri spagnoli) il prossimo 15, 16 e 17 marzo e il 21 marzo al Cinema Auditorium Zambra ad Ortona.
Veniamo trasportati in un tempo forse non così lontano come appare. Molière, racconta Falco, amava la commedia più di qualsiasi altra cosa. Anche se questa era derelitta e si preferiva mettere in scena la tragedia, Molière persegue nell’obbiettivo di nobilitarla. Vive il suo amore per il teatro diviso a metà, influenzato in parte dalla commedia dell’arte italiana e in parte da quella francese e con la sua compagnia L’illustre Theatre gira per la Francia. Nonostante siano passati più o meno 350 anni, Molière appare contemporaneo anche per il fatto che, come lo stesso attore ricorda, condanna gli uomini e nobilita le donne.
Bisognerebbe imparare da Molière, oggi più che mai, visti i tempi bui che stiamo attraversando, imparare dal suo teatro.«Il più profondo e meraviglioso Molière è lo psicologico, che non fa ridere, ma fremere, infondendo nell’anima una tetraggine amara.» scrive Luigi Tonelli per La Stampa nel 1922.
Grazie ad una mimica geniale, l’istrionico Falco lavora su un’ attenta ricerca dei personaggi che interpreta, cambiandone abilmente registro vocale, l’attore riesce a rompere la quarta parete. Tenendo per mano lo spettatore, Falco, riesce a condurlo attraverso la drammaturgia dello spettacolo. Generoso come solo lui può a fare, consegna al suo pubblico acutissimi spunti di riflessione.
“Devo farlo?” chiede Falco al suo pubblico “Se la risposta è si, dobbiamo orientarne tutta la nostra vita. Il nostro talento è in dialogo incessante con il nostro desiderio.” L’uomo fa costantemente i conti con i suoi desideri, anche il teatro li fa con la società.
Il teatro dovrebbe calarsi nel contesto sociale e attraverso la cultura insidiarsi nelle maglie fitte e oscure dell’ analfabetismo e dell’ asineria, per scioglierle e ricucirle, ma soprattutto guidarle. Una domanda sorge spontanea: che cosa il teatro può, oggi, ancora fare? qual’è la sua funzione? Per rispondere a questi interrogativi bisogna andare a teatro a vedere “Moliére Uanmansciò (o come volete voi)”. Fabrizio Falco, acuto e istrionico, riesce a parlare di una storia apparentemente lontana nel tempo e nello spazio, rendendola contemporanea, traendo spunti per parlare anche ai più giovani.
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Moliére Uanmansciò (o come volete voi) di e con Fabrizio Falco, al Piccolo Teatro ai Biscottari– Palermo. Associazione culturale IncontroTeatro fondata da Davide Cirri, Federica D’Angelo, Eletta Del Castillo, Fabrizio Falco, Federica Mangano e Laura Sauro.
Foto di copertina: Fabrizio Falco Foto © Web