Viva la vida al Teatro Biondo: la recensione

di Alessandra Antonazzo

All’emergenza Coronavirus il Teatro Biondo di Palermo risponde proponendo gratuitamente sul proprio canale Youtube un capolavoro di musica, arte e bellezza. “Viva la vida”, pièce teatrale con Pamela Villoresi per la regia di Gigi De Luca, è uno spettacolo di rara intensità sulla vita dell’artista messicana Frida Kahlo.

Una rappresentazione tutta al femminile, che vede in scena tre donne darsi il cambio in un dialogo mai stanco di musica, parole e…body painting. Frida, magistralmente interpretata dalla Villoresi, racconta la sua storia con le parole e con il corpo, immobilizzata sulla sedia ma libera più che mai. Chavela Vargas, grande amore della pittrice messicana interpretato dalla splendida Lavinia Mancusi, risponde alla protagonista con la musica. Infine la Pelona, maschera simbolica raffigurante la morte interpretata da Veronica Bottigliero, per tutto lo spettacolo “corteggia” Frida e disegna sul suo corpo seminudo le celebri collane di spine, radici e grovigli vegetali, segno distintivo dell’arte della pittrice.

Le scene di Maria Teresa D’Alessio, i costumi di Roberta di Capua e Rosario Martone e le luci di Nino Annaloro trascinano il pubblico a sfiorare una Frida a tratti ironica, erotica e seducente, per quanto dilaniata dallo strazio di non poter dare alla luce nuova vita. La pièce, caratterizzata da un raccontare mai statico, travalica la narrazione biografica per andare a scovare l’aspetto più intimo di Frida. Frida donna, Frida amante, Frida rivoluzionaria la cui forza sembra non far trapelare nemmeno un briciolo di quella fragilità dettata dalla sua condizione fisica.

“Viva la vida” racconta Frida nel suo lato più intimo e sofferto. E così la pittrice, figlia della rivoluzione messicana, parla senza riserve del terribile incidente che a soli vent’anni travolse il suo percorso di vita e ci mostra, attraverso un sapiente gioco di luci in scena, l’immobilità vissuta nella Casa Azul. Alitando poi un soffio d’aria calda sul vetro della finestra ci apre “l’inframondo prezioso della sua fantasia” consegnandoci di fatto le chiavi del suo mondo.

Un rapido ed efficace zigzagare narrativo caratterizza l’intero spettacolo e sembra dipingere davanti ai nostri occhi l’intera storia della pittrice messicana. Dall’impegno politico, all’arte, dal dolore del suo corpo dipinto al grande amore tra lei, leggiadra colomba, e Diego Rivera, “il grosso rospo”.

Le vicende narrate dalla protagonista in scena vengono intervallate da rumori di pioggia e urla strazianti mentre il testo di Gigi Di Luca, tratto dal romanzo di Pino Cacucci, lascia ampio spazio alle canzoni della Vargas. I brani, riportati in vita dalla voce potente di Lavinia Mancusi, sembrano uscire dalle nubi di sigaro dell’indimenticabile leggenda della musica ranchera messicana. Un’atmosfera onirica, potente quella evocata dalle note di “No volveré”, “Macorina”, “La Llorona” e “Paloma negra”. Note e parole che ci trascinano accanto a Frida nella sua personalissima rivoluzione. Tra a le sue passioni, sul suo corpo nudo, facendosi spazio in ogni singola, dolorosa ferita.