Là dove la Regina Viarum inizia il suo percorso verso Oriente, nello scenario mozzafiato di Villa dei Quintili il pubblico romano si è ritrovato il 23 settembre per una serata di forte atmosfera. Sul palco, allestito per l’apertura dell’evento Roma Unplugged Festival, è salito con un balzo grintoso un uomo mascherato da lupo. E che come un lupo ha ululato per salutare i numerosi presenti. Dietro quella maschera, il volto e la voce di Vinicio Capossela, artista a tutto tondo e clamoroso istrione che ha attinto dal trentennale repertorio per regalare ai tanti presenti un’esperienza di sogno, a cavallo tra musica e teatro, attraversando le culture e le epoche. Un viaggio per note e parole, traghettato da uno scafo ormeggiato al centro del palco, punto di raccordo tra mondi, civiltà, filosofie di vita.
Tra un motivo e l’altro, Capossela ha sfiorato e commentato temi “caldissimi” in questo autunno che si preannuncia bollente per tutti: la crisi energetica, la salvaguardia del pianeta, i conflitti tra i popoli, la traballante politica del Belpaese. “Quo vadis homine” ha chiesto e chiesto di nuovo dal microfono. La lingua latina, ma anche il greco e il russo, a intonare versi, richiami alle radici, al legame con gli elementi, allo spirito di comunità. Dietro di lui, le rovine del Parco Archeologico dell’Appia Antica, illuminate a contrasto, tutto intorno il buio della sera tagliato dal passaggio silente di qualche aereo. L’aria pulita, dal sapore quasi dolce, la temperatura fresca e il pubblico, sul finale, spontaneamente si è alzato in piedi per avvicinarsi al palco, a cantare e saltare intorno al comandante della nave, capo tribù, cantastorie: Vinicio Capossela.
Roma Unplugged Festival ha portato per la prima volta la musica e le arti performative all’interno del sito archeologico, e a giudicare dalle risposte ricevute nei 3 giorni di eventi ha fornito conferma di un enorme potenziale. Qualche numero per rendere il concetto: un sito di 4.500 ettari, attraversato da un corridoio di 17 km ricco di biodiversità, monumenti e complessi archeologici di enorme rilevanza storica, 260 strutture di epoca romana, medievale e rinascimentale. Il tutto dentro la città, dentro Roma.
A questa prima edizione di RUF hanno contribuito ETICAARTE, Rete Doc e Nazionale Cantanti, in collaborazione con Regione Lazio, Parco Archeologico dell’Appia Antica, Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Zètema Progetto Cultura e Play2Give.