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Vie privée, La psichiatra sul divano dell’analista

Il film di Rebecca Zlotowski presentato alla Festa del Cinema di Roma

La pellicola in mostra nella giornata di apertura della quarta giornata della Festa del Cinema di Roma, muove diverse considerazioni, spesso di controversa conciliabilità.

Jodie Foster e Virginie Efira in “Vie privée” – © Web

Diciamo subito che Vie privée della regista Rebecca Zlotowski è senz’altro un bel film, qualitativamente all’altezza delle aspettative, già presentato fuori concorso al Festival di Cannes lo scorso maggio, riscuotendo ampi consensi di critica.

Quello che appare faticoso è inquadrarlo in un genere: il titolo sembra alludere in maniera trasparente alla professione della protagonista, una psichiatra di stampo razionalistico, abituata a dragare le vite degli altri. Ma non ci si trastulla più di tanto nel filone di quel genere: certo lei, la protagonista Lilian Steiner (Jodie Foster), nella sua rigidità espressiva (quella che fa infuriare perfino i suoi vicini di casa, perché una così è meglio non avercela intorno), si è fatta una fama consistente e ora intrattiene nel suo studio prestigioso, al centro di Parigi i migliori (e più facoltosi) tra i pazienti. La protagonista è americana, ma solo di nascita, e francese, anzi parigina, di adozione. Separata (il marito Daniel Auteuil è un oftalmologo quieto e frizzante) con un figlio dalla paternità recente. Dunque lei è appena diventata nonna. Sarà questo che le fa vacillare l’identità? Già perché da un po’ di tempo i suoi pazienti registrano un vuoto di attenzione da parte della loro psicanalista e qualcuno se ne è pure andato sbattendo la porta.

Ma a determinare il vero corto circuito in lei sarà un’altra defezione: il suicidio di Paula (Virginie Efira), una sua paziente. Il rito funebre- al quale prende parte- è per lei un’occasione ulteriore di trauma: viene cacciata dalla cerimonia dai parenti (a cominciare dall’ambiguo marito della defunta, interpretato da Mathieu Amalric) perché in sostanza accusata della soluzione suicidaria di Paula. 

Lilian- per la prima volta nella sua vita, apprendiamo- scoppia in un pianto dirotto, che sa tanto di presa di coscienza di una sconfitta. O di senso di colpa. O di responsabilizzazione. Insomma, ce n’è abbastanza perché la sua identità di psichiatra, di scuola razionalista, vada a farsi benedire e lei azzardi un approfondimento sul suo sé devastato attraverso l’ipnosi.

 A partire da questo momento, la pellicola vira in un’altra direzione: Lilian (guidata peraltro da un misterioso biglietto che Valérie, la figlia della suicida Paula, le aveva consegnato furtivamente durante la cerimonia funebre) comincia ad indagare su quello che a lei non sembra convincere essersi trattato di vero suicidio. Qualcuno ha ucciso la povera Paula. Ma chi, e perché?

Noi spettatori cominciamo allora spiegarci perché la scelta dell’interprete sia caduta proprio su Jodie Foster (di cui è perfino inutile ricordare la medesima versatilità indagatoria in pellicole precedenti, prima fra tutte Il silenzio degli innocenti).

Ma, ci domandiamo (per via di qualche incursione nella commedia di genere alla Woody Allen e dell’impiego persistente della irriverente colonna sonora Psyco Killer dei Talking Heads), se la regia ha voluto emanciparsi dallo stretto genere del noir e cercare un percorso narrativo con meno strettoie.

Jodie Foster e Daniel Auteuil in “Vie privée” – © Web

I dubbi rimangono tali fino ai titoli di coda, perché l’oscillazione e l’incertezza sembrano le categorie fisse di questo film (peraltro apprezzabile, come abbiamo detto da subito). Anche perché nessuno dei dubbi sulla natura della morte di Paula e sulle eventuali responsabilità vengono sciolte dal film.

E questa non è una scelta omertosa della cronista. È proprio così.

“Vie privée” – Regia Rebecca Zlotowski – Sceneggiatura Rebecca Zlotowski, Anne Berest, Gaëlle Mace – Con Jodie Foster (Lilian Steiner), Virginie Efira (Paula Cohen-Solal), Daniel Auteuil (Gabriel Haddad), Luàna Bajrami (Valérie Cohen-Solal) , Noam Morgensztern (Pierre Hallan), Mathieu Amalric (Simon Cohen-Solal), Vincent Lacoste (Julien Haddad-Park), Aurore Clément (Pearl Frediman) – Direttore della fotografia George Lechaptois – Scenografia Katia Wyszkop – Musica originale Robin Coudert – Montaggio Géraldine Mangenot – Suono Thomas Desjonquerès, Jean-Paul Hurier, Nicolas Cantin – Produttore esecutivo Albert Blasius – Produttore Frédéric Jouve – 2025 – Festa del Cinema di Roma 18 ottobre 2025

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