Viaggio surreale nel turismo bellico al 7 Off

Valentina Martino Ghiglia porta in scena “Rutas de alto riesgo” di Ignasi Garcia Barba

Al Teatro 7 Off, diretto da Michele La Ginestra, è andata in scena lo scorso 4 settembre la pièce Vacanze di Guerra, nell’ambito della terza edizione del progetto “Teatro Incontra”. L’opera, ispirata a un testo di Ignasi García Barba, uno dei più noti drammaturghi spagnoli contemporanei e allievo di maestri come Sinisterra e Mayorga, è stata tradotta e interpretata da Valentina Martino Ghiglia, diretta da Ferdinando Ceriani. La drammaturgia sonora è stata curata da Diana Tejera, mentre le scenografie e i costumi sono opera di Carlo Sala, con l’assistenza alla regia di Isotta Tomassini.

Valentina Martino Ghiglia

La storia si sviluppa attorno al personaggio di Berta, interpretata da Valentina Martino Ghiglia, unica protagonista in scena. Berta è una guida turistica di una singolare agenzia, la War Zone Travel, che organizza viaggi in territori di guerra. Nella rappresentazione, la protagonista accompagna il pubblico – che assume il ruolo dei turisti – in un’esperienza estrema, visitando una casa semidistrutta e attraversando campi di concentramento, tra esplosioni e sparatorie, con l’obiettivo di assistere a scene di violenza e distruzione. Persino l’arrivo di un cecchino è parte del macabro pacchetto venduto dall’agenzia. Tuttavia, una telefonata imprevista dal capo di Berta stravolge i piani, conducendo lo spettacolo verso un epilogo sorprendente.

Il coinvolgimento del pubblico è uno degli elementi chiave dello spettacolo, che si basa sulla partecipazione attiva degli spettatori, invitati a immedesimarsi nei “turisti” del viaggio organizzato. Questa richiesta di partecipazione è sostenuta anche dal gioco delle luci sia sul palco quanto in sala, che non lasciano mai gli spettatori completamente in ombra, a conferma che essi debbano essere parte attiva e visibili dall’attrice sul palco.

Tuttavia, la performance della Martino Ghiglia, pur convincente nella rappresentazione emotiva del personaggio e nel linguaggio del corpo, non sempre riesce a mantenere questo legame con il pubblico. In alcuni momenti, in particolare durante le telefonate intime tra Berta e la sua famiglia, l’attrice sembra parlare più a sé stessa che agli spettatori, e la sua recitazione non sempre frontale riduce il senso di immedesimazione. La scelta di recitare più verso il pubblico avrebbe potuto intensificare il coinvolgimento emotivo.

Lo spettacolo acquista ritmo e profondità quando Berta, logorata dall’attesa di un cecchino che non arriva e sopraffatta da un lavoro che la opprime, rivela la sua vulnerabilità. È in questo frangente che la Martino Ghiglia riesce a coinvolgere maggiormente il pubblico, abbattendo la quarta parete e scendendo in platea per interagire con i “turisti”, offrendo a uno di loro la possibilità di interpretare il cecchino e vivendo così un momento del viaggio insperato; la soluzione alternativa proposta dal suo capo per concludere il tour. Da questo punto in avanti, lo spettacolo prende una piega inaspettata.

Il testo di García Barba, in bilico tra tragicommedia e teatro dell’assurdo, è una critica feroce alla società occidentale e al suo morboso interesse per la sofferenza altrui, alimentato dai media. La pièce riflette sulla mercificazione del dolore umano, specchio dei vizi di una società consumistica che trasforma la tragedia in spettacolo.

Valentina Martino Ghiglia

Alla chiusura del sipario, lo spettatore rimane con una domanda inquietante: è etico trasformare le zone di conflitto in mete turistiche, al pari di safari o visite archeologiche, ignorando il rispetto per la sofferenza umana?

Foto di @Grazia Menna