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Venezia 82m tra guerre, memorie e voci potenti: Bigelow, Duse, Rajab, Schnabel e Hosoda incantano e dividono

Storie di donne, guerre e identità perdute: a Venezia il cinema si fa specchio inquieto del presente.

Tra mille inquietudini e le tante domande sui nuovi disequilibri internazionali – governati da un ritorno alla guerra fredda che sembrava relegata ai libri di storia – ieri sera alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato A House of Dynamite, il nuovo film della regista premio Oscar Kathryn Bigelow. La proiezione si è chiusa con un lungo applauso e i primi pareri della critica lo collocano già tra i favoriti per il Leone d’Oro, che sarà assegnato sabato prossimo.

A tre giorni dalla conclusione del concorso, arriva anche l’atteso film italiano Duse, diretto da Pietro Marcello e interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, nei panni della leggendaria attrice Eleonora Duse, capace di stregare perfino Gabriele D’Annunzio. Il film si presenta come un affresco storico: la Divina, al tramonto di una carriera straordinaria, tenta di rifugiarsi ancora nel teatro, cercando riscatto dopo una serie di rovesci finanziari. Ma la bellezza perduta, la brutalità del potere e il peso della storia saranno ostacoli difficili da superare. Brava Valeria Bruni Tedeschi, anche protagonista fuori concorso in Chien 51, thriller diretto da Cédric Jimenez.

«Io non somiglio alla Duse – ha dichiarato la Tedeschi al Corriere della Sera – non ne sarei stata capace. Ho cercato, con la complicità del regista e dei libri, di incontrarla, di parlarle come fosse un’amica».

Eleonora Duse, morta a Pittsburgh nel 1924, non fu solo una leggenda del palcoscenico: si batté per la libertà delle donne, creando un rifugio per artiste in difficoltà. Un gesto che le valse il soprannome di creatrice della libreria delle donne, contribuendo anche alla fama del Vate.

Tra i film più attesi, anche dal mondo politico, The Voice of Hind Rajab della regista tunisina Kaouther Ben Hania. Il film racconta la vera storia di Hind Rajab, bambina palestinese di soli sei anni, rimasta bloccata in un’auto bombardata a Gaza il 29 gennaio 2024. La sua voce registrata, mentre chiedeva aiuto ai soccorritori della Mezzaluna Rossa, è tutto ciò che resta della sua breve vita.

«A volte ciò che vedi è più devastante di ciò che senti. Ma anche il contrario» – ha raccontato la regista. «Ero all’aeroporto di Los Angeles, in promozione per Le filles d’Olfa, quando da un televisore acceso ho sentito la voce di Hind. Ho deciso all’istante di fare questo film. Lei non c’è più, ma la sua voce sì. Perché il mondo non dimentichi».

A proposito di guerre, proteste e conflitti culturali, nonostante le pressioni di attori e registi che ne chiedevano l’esclusione, la Mostra – fedele alla sua linea indipendente – ha presentato fuori concorso The Hand of Dante di Julian Schnabel, con Gal Gadot e Gerard Butler, bersagliati dalle proteste di chi ha firmato l’appello pro Palestina.

Il film racconta la storia di Nick Tosches, scrittore ritiratosi a Bora Bora dopo l’omicidio della figlia. Stanato da un amico mafioso e ossessionato da Dante, inizia a credere di essere lui stesso il sommo poeta, in un viaggio surreale tra realtà e allucinazione.

«Credo che Dante sia tornato sulla Terra per correggere chi ha manomesso la sua opera» – ha detto Schnabel. «Nick è Dante e ha l’occasione di sistemare ciò che è stato sbagliato settecento anni fa. Per me, l’obiettivo è diventare poesia. Dante e Nick ce l’hanno fatta. Io ci sto ancora lavorando».

Se lo dice lui, pittore newyorchese nato a Brooklyn nel 1951, le cui opere sono esposte nei musei di tutto il mondo ci potete credere. Sua anche la regia di Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, con Willem Dafoe, vincitore della Coppa Volpi nel 1975 proprio qui a Venezia.

Nella sezione Spotlight, è stato presentato Ammazzare stanca di Daniele Vicari, noto per i suoi film-denuncia come Diaz. A prima vista un omaggio ai polizieschi anni Settanta di Fernando Di Leo (Milano calibro 9 e La mala ordina), il film è in realtà ispirato all’autobiografia del pentito Antonio Zagari, giovane figlio di un capobastone della ‘Ndrangheta. Con un linguaggio asciutto e potente, Vicari racconta come le cosche calabresi abbiano progressivamente colonizzato il nord Italia. Protagonisti Vinicio Marchioni e Gabriel Montesi.

Ma per fortuna, non solo crimini, violenza e guerre. Venezia celebra anche la bellezza dell’animazione con Scarlett, spettacolare festa di colori e costumi firmata da Mamoru Hosoda, presentata fuori concorso. Candidato all’Oscar, il visionario regista giapponese ci porta in un’avventura epica tra tempo e spazio: Scarlett, principessa medievale, impugna la spada per vendicare la morte del padre. Ma il vero cuore del film è una riflessione profonda sul senso della vendetta e sulla possibilità di superarla.

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Foto di copertina dal web: Valeria Bruni Tedeschi

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