Da “Frankenstein” di Guillermo Del Toro a “Il Mago del Cremlino” di Assayas, passando per il tennis di “Il maestro” e la spiritualità di A”gnus Dei”: quattro opere per quattro modi diversi di guardare il mondo.
Accolto con entusiasmo da pubblico e critica alla Mostra del Cinema di Venezia, Frankenstein di Guillermo Del Toro si candida con forza a essere uno dei titoli più significativi della kermesse veneziana in odore di vittoria finale.

Guillermo Del Toro – Frankestein
Dopo aver conquistato il Leone d’Oro nel 2017 con La forma dell’acqua, il regista premio Oscar torna con una sontuosa rilettura del capolavoro di Mary Shelley, che unisce sensibilità autoriale e respiro kolossal. Con un budget di ben 120 milioni di dollari, Del Toro costruisce un universo visivo imponente e dettagliatissimo, in cui la creatura prende forma con intensità e poesia.
A incarnare il nuovo volto del mostro è Jacob Elordi, 23 anni, 1,90 di carisma e talento, astro nascente di Hollywood e idolo delle nuove generazioni. Una performance che promette di segnare un punto di svolta nella sua carriera e di dare nuova profondità a uno dei miti fondativi dell’immaginario moderno. Frankenstein potrebbe non solo conquistare la platea veneziana, ma ambire con pieno merito anche al Leone d’oro.
Oggi alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato Il mago del Cremlino, il nuovo film di Olivier Assayas, in concorso ufficiale e ispirato all’omonimo romanzo di Giuliano da Empoli. Protagonisti della pellicola Jude Law e Jeffrey Wright, in un’opera che si addentra nei meccanismi oscuri del potere russo contemporaneo.
Assayas, già rivelatosi proprio a Venezia nel 1986 con Désordre (Premio della Critica), torna al Lido con un film ambizioso che ricostruisce l’ascesa di Vladimir Putin, ex agente del KGB, all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, tra le macerie della Perestroika di Gorbačëv e l’instabilità di una Russia in trasformazione.
Attraverso la figura del carismatico e ambiguo spin doctor Vadim Baranov (Paul Dano) figura chiave nell’ascesa al potere del futuro presidente russo, Il mago del Cremlino guida lo spettatore in un viaggio spietato tra il cinismo del potere, i lussi sfrenati degli oligarchi, i giochi d’ombra nei palazzi moscoviti e i paradisi fiscali all’estero, fino a rivelare il vuoto profondo e il baratro in cui precipitava l’ex URSS.
Accanto a lui, la figura enigmatica di Ksenia, donna carismatica e influente, legata al potere e all’uomo da un amore fragile e profondo. Tra ex oligarchi in fuga, giochi di palazzo e un’ideologia reinventata, si delinea un affresco inquietante e lucidissimo della Russia contemporanea.
Un film che mescola cronaca e finzione, biografia politica e dramma personale, per raccontare — con lo stile lucido e visionario di Assayas è una potente riflessione sul potere, sulle sue maschere e sulle verità che si celano dietro la costruzione di una nazione. Attraverso eventi storici reali e una narrazione che intreccia finzione e realtà, il libro ricostruisce la genesi della nuova Russia post-sovietica in bilico tra caos e trasformazione, segnata da un totalitarismo moderno, sottile e pervasivo.
«Ciò che rende questo film unico, e ciò che mi ha affascinato, è stato proprio il fatto che mostrasse le conseguenze del male politico e cercasse di descriverne la natura», ha dichiarato Assayas
Fuori concorso alla Mostra del Cinema, Il maestro di Andrea Di Stefano è un film che tutti gli appassionati di tennis — da Alcaraz a Jannik Sinner — dovrebbero vedere.
Tra i protagonisti Pier Francesco Favino, straordinario nel ruolo di Raul Gatti, ex promessa del tennis costretto a interrompere troppo presto la propria carriera. Anni dopo, accetta di diventare il coach del giovane Felice, un talento emergente pronto a misurarsi con i primi tornei internazionali da professionista.
Tra scontri generazionali, delusioni e nuovi slanci, Il maestro racconta il riscatto di un uomo che, grazie al rapporto con il suo allievo, ritrova la passione perduta e il coraggio di ricominciare. Un film intenso e umano, che parla di sport ma anche di seconde possibilità, di fallimenti trasformati in nuova linfa, e del legame profondo che può nascere tra chi insegna e chi impara.
Chiudo per oggi da Venezia 82 con un’opera delicata e sorprendente: Agnus Dei, documentario diretto da Massimiliano Camaiti, presentato nella sezione Biennale College e co-prodotto da Rai Cinema con la Biennale di Venezia.

Pierfrancesco Favino – Il Maestro
Una storia autentica e profondamente simbolica, ambientata nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, a Roma, dove ogni anno si rinnova un’antichissima tradizione risalente al VI secolo. Qui, lontano dal rumore del mondo, le monache benedettine si prendono cura con amore e dedizione di due agnellini, dalla nascita fino alla tosatura. La loro lana verrà utilizzata per tessere il “pallio”, il paramento sacro che il Papa indossa il 29 giugno, in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, e che viene donato anche ai nuovi arcivescovi metropoliti. Un piccolo film che racchiude un grande senso del sacro.