Venezia ’81 alla riscoperta (mai sopita) dell’eros tra Kidman e Blanchett

Chiara Francini porta sul grande schermo i “tormenti” del menage matrimoniale in un classico di Franca Rame e Dario Fo

Archiviata l’inaugurazione, dominata dall’anteprima mondiale del fantasioso Beetlejuice Beetlejuice, kolossal di pura immaginazione creativa del visionario Tim Burton; un film destinato a conquistare pubblico e incassi forte anche di un cast che ha monopolizzato martedì scorso come da previsione, il primo red carpet della rassegna con una radiosa Monica Bellucci mano nella mano del “suo” Tim  con abito nero e occhiali scuri per entrambi per la gioia di operatori e fotografi. Una Monica Bellucci che interpreta un personaggio affascinante e al contempo macabro, simile a una “sposa cadavere”. La sua entrata in scena è spettacolare: il suo corpo appare inizialmente in pezzi sparsi sul pavimento, in una visione che mescola orrore e mistero. Ma non è questo il suo destino finale. Nella scena successiva, il suo personaggio si ricompone magicamente, rivelando una bellezza senza tempo, nonostante le numerose cicatrici che segnano il suo corpo.

Angelina Jolie è Maria Callas

Fra colossal di tutti i tipi e star da milioni di dollari, curiosità per Coppia aperta quasi spalancata celebre cavallo di battaglia scritto per il teatro da Franca Rame e Dario Fo, film di apertura delle Giornate degli Autori 2024 speciali con Chiara Francini, autrice della sceneggiatura insieme alla regista Federica Di Giacomo nelle sale da oggi.

«Volevo raccontare sullo schermo ha spiegato l’attrice toscana – la favola e il martirio dell’amore quando è coppia o quando si è in molti di piùProprio vedendo le reazioni del pubblico e godendo ogni sera nel fare questo spettacolo che ho avuto l’idea di produrre un film di questo tipo».

La coppia, nel tentativo di esplorare una relazione “aperta”, affronta una serie di conflitti e fraintendimenti che mettono a nudo le insicurezze, i desideri e le paure di entrambi. Un film costruito con incisiva eleganza e racconta la storia di Antonia che accetta di stare in una coppia “aperta” pur di non perdere il marito e la Francini che ha già portato in teatro con successo la pièce per ben quattro anni tanto da spingerla a farne un film insieme a Ballandi e Rai Cinema.

La mostra di Venezia riscopre sensualità scandalose? Beh questo accadeva già nel 1933 quando fu presentato Estasi del cecoslovacco Gustav Machaty con il nudo integrale di Hedy Lamarr e il film si dice fu sdoganato direttamente da Mussolini dopo averlo visto a Roma in una proiezione privata tanto da far apparire il senso nudo di Clara Calamai ne La cena delle beffe un film da educande…

Alberto Barbera il bravo direttore da 15 anni della Mostra, in questa 81a edizione ha messo in vetrina “desideri e passioni” in abbondanza.  E in concorso a partire da Baby girl con Nicole Kidman coinvolta in relazioni osé fino all’ex 007 Daniel Craig, pazzo d’amore tra i bassifondi di Città del Messico in Queer di Luca Guadagnino, film tratto dal romanzo scandalo di William Burroughs, oppure la serie) Disclaimer (La vita perfetta) di cui abbiamo visto i primi tre episodi dirette dal premio Oscar Alfonso Cuaron ispiratoal  romanzo di Renè Knight con una disinibita Cate Blanchett coinvolta a Forte dei Marmi questa estate in un misterioso incontro; oppure Diva futura,  anche questo in concorso, un vero pezzo di storia del porno in Italia diretto da Giulia Steigerwalt,  realizzato anche attraverso le “memorie” della segretaria di Riccardo Schicchi l’agente delle pornostar Cicciolina e Moana Pozzi. Ma oggi e’ stata anche la giornata di Angelina Jolie di Alba Rohrwacher e Pier Francesco Favino protagonisti di Maria del cileno Pablo Larrain per la sesta volta a Venezia.

Con la Jolie nei panni della Callas alla fine della sua vita e di una carriera da antologia Pier Francesco Favino e Alba Rohrwacher nei ruoli del maggiordomo di fiducia e della cuoca che hanno assistito fino all’ultimo fra ricordi e visioni la Callas nella sua bella casa di Parigi.  Tutti ci siamo chiesti prima della proiezione come mai Angelina abbia scelto di interpretare in un ruolo così particolare e impegnativo. Ebbene la sorpresa almeno nella parte recitata corroborata da un eccellente fotografia e un abile trucco che la ex signora Pitt non delude mentre in quella cantata “aiutata” dala vera voce della Callas che fra amnesie e visioni dovute ai farmaci ripercorre la sua vita di successi e di amori perduti: su tutti quello con il ricco armatore greco Onassis che le preferì la vedova Kennedy.

In concorso anche El jockey (Kill the Jockey) di Luis Ortega prodotto da Benicio Del Toro, la storia surreale del povero Remo Manfredini, leggenda delle corse di cavalli dal comportamento eccentrico e autodistruttivo. Con lui c’è Abril (Corberó), anche lei fantina e in attesa del primo figlio della coppia, ma combattuta tra il desiderio di portare avanti la gravidanza o continuare a correre. Il giorno della gara più importante della sua carriera, quella che lo libererà dai debiti con il boss mafioso Sirena, per cui entrambi lavorano, Remo ha però un grave incidente. Dopo essere scomparso dall’ospedale e aver vagato per le strade di Buenos Aires, il fantino si spoglia della sua identità e inizia a scoprire chi è destinato a essere. Ma Sirena vuole che venga trovato, vivo o morto…

E chiudiamo da Venezia con un doveroso omaggio di Quarta Parete e mio personale alla storia del leggendario hotel Quattro Fontane situato all’interno di una cornice di verde al Lido a due passi dal Palazzo del cinema, che da anni ospita la mia postazione di lavoro. Pubblicato su un importante magazine internazionale da Gianluca Modolo, corrispondente da Pechino, un omaggio allo storico concierge del noto albergo veneziano che ha ospitato nel corso degli anni il gotha del cinema mondiale e non solo. Di proprietà della famiglia Bevilacqua fin dal 1954 e diretto oggi dalle sorelle Pia e Bente, la prima pittrice scomparsa qualche anno fa, la seconda dinamica architetta e preziosa custode di un gioiello storico arricchito da una straordinaria collezione d’arte.

Cate Blanchet protagonista di Disclaimer

Albergo raffinato ed elegante circondato da un grande giardino tanto da farlo assomigliare a uno chalet svizzero comprendente una sala lettura color turchese con sedie in legno norvegese del XVIII secondo, i famosi lampadari a ruota in ferro battuto disegnati da Bellotto, le belle bottiglie di porcellana francesi anni ‘30, il bar liberty così come le sessanta camere e gli arazzi tra i quali uno di cui si è invaghito perfino Oliver Stone che raffigura l’attentato a Kennedy. Al Quattro Fontane sono venuti in tanti: da J. K. Rowling, l’autrice di Harry Potter a Pasolini, da Monicelli a Pontecorvo e poi TroisiMastroianniDe NiroRichard Gere e Quentin Tarantino che amava sedersi in giardino per sorseggiare un Martini. Più cinema di cosi?

Teatro Roma
Flaminia Zacchilli

Amanti: in terapia si piange

Una commedia forse troppo leggera, dedita a fare luce sulla controversa figura degli “amanti” e sul peso delle relazioni extraconiugali 

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