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Venezia 2025, il Cinema tra Impegno e Meraviglia: Sorrentino riaccende la Mostra con “La Grazia”

Tra proteste pro-Palestina, grandi ritorni e nuove promesse, si apre una Mostra del Cinema ricca di emozioni, con cinque film italiani in concorso e una riflessione profonda sul presente.

Fra le proteste pro-Palestina che stanno attraversando il mondo del cinema, questa mattina si è inaugurata una delle vetrine più prestigiose al mondo, insieme a Cannes: la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

«Il cinema italiano è tornato a essere lo specchio del presente, una lente attraverso cui leggere la contemporaneità, una cartina di tornasole del reale e dei suoi conflitti irrisolti». Così Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra, ha aperto la nuova edizione del festival, inaugurata con uno dei titoli più attesi: La Grazia, il nuovo film di Paolo Sorrentino, premio Oscar, interpretato da Toni Servillo e Anna Ferzetti.

Un ritorno in grande stile per Sorrentino, che ci restituisce il tono ispirato de La grande bellezza e L’uomo in più, primo film della sua lunga e fortunata collaborazione con Toni Servillo. Un sodalizio che ha prodotto titoli memorabili come Le conseguenze dell’amoreIl DivoLoroÈ stata la mano di Dio e Parthenope — forse il meno riuscito. Con La Grazia, Sorrentino ritrova il pathos e l’emozione, raccontando la storia intensa e malinconica di un Presidente della Repubblica alla fine del suo mandato: un giurista rigoroso, vedovo da tempo, assistito dalla figlia e con un figlio musicista emigrato in Canada.

Ma questo è solo l’inizio. Con sapiente equilibrio tra doveri istituzionali, ricordi personali e responsabilità morali, il film mette in scena una riflessione profonda sull’Italia contemporanea. Il Presidente, uomo vulnerabile e umanissimo, con un solo polmone e una passione per il rap, affronta scelte difficili — su tutte, la concessione o meno della grazia a due ergastolani. Sorrentino intreccia temi etici (come l’eutanasia), religiosi (splendida la figura di un papa amico che sembra un tupamaros in abiti bianchi con coda di cavallo) e politici, componendo il ritratto simbolico di un Paese che non si vede mai ma si intuisce, si sente, si riconosce.

Non vi diremo di più, non per rispetto dell’embargo, ma per non togliere il piacere della scoperta.

A dare il via ufficiale al festival, insieme a Barbera, c’erano il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’attrice Emanuela Fanelli — conduttrice delle serate di apertura e chiusura — e Alexander Payne, due volte premio Oscar, fresco vincitore del Pardo d’Oro a Locarno e ora presidente della giuria.

Cinque i film italiani in concorso, in un’edizione che promette grandi nomi internazionali: Olivier Assayas, Guillermo del Toro, Jim Jarmusch, Noah Baumbach e Jay Kelly. Tra gli ospiti più attesi: George Clooney, arrivato ieri sera in laguna con la moglie Afef; Emma Stone, fresca di Oscar, che torna al fianco del regista greco Yorgos Lanthimos con Bugonia, uno dei titoli più attesi del concorso; e Julia Roberts, appena sbarcata all’aeroporto Marco Polo, protagonista di After the Hunt – Dopo la Caccia di Luca Guadagnino, con indosso un cardigan decorato con i volti del regista siciliano.

“Le speranze del cinema: un miracolo al festival” titola Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera, sottolineando come tra i 21 film in concorso ben sei siano diretti da donne. Un “miracolo” che potrebbe ridare entusiasmo e attenzione al grande schermo. E dopo La Grazia, sembra proprio valere il proverbio: chi ben comincia…

Intanto è arrivato a Venezia anche il regista Francis Ford Coppola, premio Oscar, per consegnare il Leone d’Oro alla carriera al maestro tedesco Werner Herzog.

Il resto… ve lo racconteremo nei prossimi giorni. Viva il cinema!

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