Valentino e Niccolò, un amore anni Ottanta

«Io che amo solo te» ripropone al Cometa Off dolci imbarazzi e tenere incertezze dejà vu

La sensazione è forte e chiara, e l’incoerenza temporale addirittura lampante: Io che amo solo te, in scena al Cometa Off fino a domenica 26, è una delicata storia omosessuale tra due liceali romani degli anni Ottanta, ambientata però oggi, con cellulari e playstation, ma la fusione delle epoche chiaramente non funziona e risulta stonata. Gli imbarazzi di Niccolò nei confronti dell’amico Valentino, il comportamento dei due che mira a nascondere le loro intimità, le tenere incertezze figlie di un’educazione tradizionalista, il modo di parlare esageratamente sfrontato a danno del mondo gay, sono tutti atteggiamenti che non fanno più parte di due studenti dei giorni nostri che scoprono adesso reciproche attrazioni diverse; perché oggi, proprio quando ragazzi e ragazze dello stesso sesso si baciano tranquillamente per le strade della capitale, non possono – e non devono – più essere considerate attrazioni diverse, o strane, come sottolineano. «Adesso questo è normale», dice a un certo momento Valentino, riferendosi agli incontri con l’amico, che stanno finalmente diventando più frequenti; ma proprio questa battuta è quella che ha acceso un proiettore sull’anomala datazione della vicenda.

Non ci fossero stati cellulari e playstation, la storia proposta dalle penne di Alessandro Di Marco e Lucilla Lupaioli, sarebbe stata un dolcissimo ricordo di Niccolò: un dejà vu di tanti anni fa, quand’era ragazzo in un liceo di Roma e l’amicizia con Valentino, una sera, dopo una festa con musica ad alto volume e tanta birra, si trasformò in una inaspettata scoperta tenera e sensuale. Non manca nemmeno un tocco di romantico imbarazzo, quasi commovente a rivederlo oggi. Un genuino imbarazzo d’altri tempi, ça va sans dire!

Andrea Lintozzi e Riccardo D’Alessandro Foto © Marcella Cistola e Simona Casadei

Valentino e Niccolò agiscono esclusivamente di nascosto, si giurano l’un l’altro di non rivelare il segreto a nessuno, non parlano mai di gay, ma soltanto di froci (evviva, ho ritrovato il linguaggio con cui io sono nato e cresciuto!). Quei nostri amati froci di una volta, alcuni dei quali mantenevano l’ingenuità di non saper nemmeno chi fossero i gay, e soprattutto ignoravano quanti complicati cambiamenti costoro avrebbero portato alle nuove generazioni omosessuali. Valentino e Niccolò, si diceva, fanno parte di quel mondo, fermo in nostalgico letargo, che ascoltava le vecchie canzoni degli anni Sessanta e Settanta, quelle di Sergio Endrigo, per esempio (che, guarda caso, dà il titolo alla commedia). Sono figli naturali di un linguaggio verace che oggi farebbe inorridire gli addetti alla pulizia lessicale: quel politicamente corretto che ormai fa venir la nausea.

Tuttavia, se Riccardo D’Alessandro e Andrea Lintozzi hanno generosamente incarnato questi giovanili sentimenti sani e genuini, anche se d’antan, se hanno avuto la grazia di non sfiorare mai alcuna volgarità, e la prontezza di evitare facili caricature effeminate (proprio come accadeva all’epoca), purtroppo non sono stati ben diretti, sia nella recitazione (lasciata un po’ troppo a loro stessi) che nei fondamentali movimenti. Ci sono due momenti in cui s’è avvertito il trascorrere di un tempo infinito: durante un estenuante scambio di messaggi al cellulare, con botta e risposta; e il secondo incontro intimo accompagnato da una canzone eccessivamente lunga che non ha lasciato scampo alla ripetitività di baci e carezze. Anche gli interventi finali di Alessandro Di Marco (co-autore, attore e regista dello spettacolo) sono rimasti estranei al contesto sentimentale e giocoso creato dai protagonisti.

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Io che amo solo te, di Alessandro Di Marco e Lucilla Lupaioli. Con Riccardo D’Alessandro (Niccolò), Andrea Lintozzi (Valentino), Alessandro Di Marco (Niccolò adulto). Regia, Alessandro Di Marco. Al Teatro Cometa Off, fino al 26 novembre

Foto di copertina: «Io che amo solo te» di Alessandro Di Marco e Lucilla Lupaioli. Foto © Marcella Cistola e Simona Casadei