Cinquantasette corti teatrali in gara si esibiranno dal 18 al 30 luglio, al Teatro Lo Spazio: a decretare i vincitori sarà il pubblico, affiancato da una giuria tecnica e artistica.
“Idee nello Spazio” è un’iniziativa promossa dal Teatro Lo Spazio, con l’obiettivo di permettere ad artisti/e emergenti e non solo di concorrere alla messa in scena di uno spettacolo, all’interno della stagione teatrale 2021/2022. Inaugurata domenica 18 luglio avrà luogo fino al 30 dello stesso mese, grazie al coinvolgimento di diverse compagnie, provenienti da tutto il territorio nazionale.
A detta dello stesso Paruccini, direttore artistico del teatro, non si tratta di un vero e proprio concorso, nonostante la posto in gioco sia davvero allettante, bensì di un modo, per certi versi anche più sano e intelligente, di mettersi in gioco. A doversi mettere in discussione, infatti, non sono semplicemente gli/le interpreti, bensì il pubblico, chiamato a esprimere le proprie preferenze e una ‘giuria’, composta da giornalisti, artisti ed esperti del settore, tra cui uffici stampa e figure politiche.
L’idea nella sua semplicità è davvero efficace, in quanto permette un confronto e un dibattito pubblico di alto profilo dal quale tutti possiamo trarre beneficio. La serata inaugurale ha ospitato una giuria quasi tutta al femminile – con l’illustre eccezione del regista, attore e autore Luca Gaeta – che, ancora una volta, ha dimostrato quanto sia insensato il cliché che vorrebbe vedere noi donne in eterno conflitto. Niente di tutto questo, anzi, credo che un ringraziamento sentito sia dovuto a ognuna di loro, che, senza risparmiarsi, ha valutato e commentato scrupolosamente e con passione i corti teatrali in scena.
Durante la serata si sono susseguiti sei corti, della durata di quindici minuti ciascuno, il cui numero, data la grande affluenza di iscritti per quest’anno, potrebbe variare di sera in sera. Per ogni serata saranno tre i corti scelti dal pubblico e dalla ‘giuria’, che si confronteranno poi nell’evento conclusivo, che avrà luogo il 30 luglio.
Di primo acchito, la sensazione è che i temi dominanti nelle proposte degli/lle artisti/e, anche se con le dovute eccezioni, siano analoghi a quelli già in voga nel panorama ufficiale, incentrati, in modo particolare, sulla violenza perpetrata nei confronti delle donne, sul rapporto di queste ultime con il tempo che passa e l’invecchiamento e, più in generale, sul tema della violenza.
Nulla o molto poco, insomma, sembra essere cambiato dai tempi in cui il teatro d’avanguardia e, più recentemente, i performers sconvolgevano il pubblico con le loro messe in scena spregiudicate, violente, eccessive. Mentre la religiosità dovrebbe fare ancora scalpore, la politica sul palco, nel suo senso più eminente, è stata persa di vista. La preoccupazione più grave -nonostante l’indubbio impegno e, in molti casi, l’autentico talento di questi/e artisti/e – è che si sia prodotto un paradossale ‘scollamento’ con la realtà circostante, che ha portato, di conseguenza, a una marginalizzazione dell’elemento drammaturgico.
E, nondimeno, credo sinceramente che il dibattito permesso da questa iniziativa, per quanto circoscritta, possa portare a un effettivo intervento sulla prassi teatrale e alla direzione del teatro, nonché alle mie ‘colleghe’ Anna Cuocolo, Giulia Urso, Simona Scarpati, Adèl Tirant e al ‘collega’ Luca Gaeta, non può che andare la mia più sincera gratitudine, che mi auguro sia condivisa da tutti i partecipanti.