“Una nuova prospettiva” di Emanuela Ponzano: la recensione

 di Miriam Bocchino

 

Suggestioni e attese: “Una nuova prospettiva”, cortometraggio di Emanuela Ponzano, in concorso nell’ultima edizione del Torino Film Festival, racconta le fratture di un’Europa ancora oggi sofferente per i conflitti e i dolori subiti e causati.

Nello sguardo di chi, ancora non adulto, riconosce la brutalità dell’esistenza, scorre la vita dei rifugiati che, alle porte dell’Europa, attendono, con sguardo trepido, la possibilità di un futuro.

Il tempo, nel ticchettio di un orologio, segna l’esistenza dei protagonisti.

Un ragazzino (Zoltan Cserva) cammina nel bosco insieme ai suoi due compagni (Balazs Gyula Sipos – Mark Mozes).Improvvisamente si separa dal gruppo, giungendo in una vecchia capanna di legno, ormai abbandonata, in cui risuona il pianto di una bambina (Allegra Michelazzo), sola e affranta.

Un uomo (Ivan Franek) e una donna (Donatella Finocchiaro), nel frattempo, cercano di recidere il filo spinato per riuscire ad andare “oltre”, ma il pianto della loro bambina li interrompe.

A un tratto la concitazione: urla, colpi di pistola, rumori e sofferenza.

Lo spettatore percepisce il dolore degli esseri umani, ascolta i pensieri di chi attende, attaccato con le mani alla recinzione, e apprende la loro storia attraverso le valigie ammucchiate e abbandonate lungo la strada, sede di ricordi e di esistenza.

La musica originale di Teho Teardo accompagna la quasi totalità delle scene. Il paesaggio, a tratti, appare sfocato, così come appena accennato è spesso il passo dell’uomo che cerca di rendersi invisibile per oltrepassare lo sguardo di chi impedisce il suo cammino verso la speranza di una nuova vita.

È possibile una nuova prospettiva in cui il filo spinato è solo un varco e il confine è un’apertura?

Il tempo travalica i limiti territoriali e temporali, catapultando lo sguardo in una storia passata, eppure ancora oggi attuale, perché tutto ogni giorno si ripete in un moto perpetuo di nascita e di morte, di gioia e di dolore.

Emanuela Ponzano nel racconto della storia è stata influenzata dalla visione, nel 2015, del muro ungherese in cui lunghe fila di adulti e bambini, spogliati dei loro beni, attendevano che la speranza si trasformasse in concretezza e realtà.

Il ribaltamento del tempo tra passato e presente, nel cortometraggio, è reso manifesto dalla tecnica di ripresa; il film, infatti, è stato girato principalmente in 4/3 per poi diventare Panoramico nell’ultima parte della narrazione. L’espediente serve a evidenziare come il giovane protagonista acquisti coscienza degli accadimenti e una nuova consapevolezza.

“Una nuova prospettiva” ha una fotografia (Daniele Ciprì) essenziale ma rilevante per la narrazione che rimane non conclusa, così come non risolta è ancora oggi la questione sull’immigrazione.

È necessaria una nuova prospettiva, forse, per riuscire a comprendere quanto la salvaguardia della vita e dell’umanità sia un dovere imprescindibile. 

Soggetto e la regia: Emanuela Ponzano.

Sceneggiatura: Emanuela Ponzano con Simone Riccardini.

Fotografia: Daniele Cipri.

Musiche originali: Teho Teardo.

Montaggio: Marco Spoletini.

 “Una nuova prospettiva” è una produzione Redstring, Kaos e Offshore, con il contributo del fondo NUOVOIMAIE, in associazione con Framevox, Errare Personae e Playtimefilms con il Riconoscimento di U.N.A.R.

La distribuzione italiana è a cura di Elefant Distribution, mentre quella internazionale di Manifest.