“La vie en rose” artistica e scintillante di Parigi nella sua Epoca d’Oro
Ci voleva un’atmosfera uggiosa e oscura come quella di ieri sera per entrare nel pieno mood parigino. Una serata sola, one shot: o la va o la spacca. Buona la prima. Anzi, più che buona, non c’è che dire! Con Jacopo Veneziani, la serata è sempre assicurata: con il giovane divulgatore e storico dell’arte si entra nella sua Parigi come in un quadro.
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Difficile raccogliere tutto il patrimonio artistico e culturale in un palmo di mano (o per meglio dire in un’ora e mezza di spettacolo), per cui Veneziani ci riporta all’Epoca d’Oro di Parigi, ovvero dai primi del Novecento fino agli anni Sessanta. Parigi era il cuore pulsante del panorama artistico dove molti pittori, scultori, letterati dovevano obbligatoriamente passare per Parigi se volevano inebriarsi dell’ispirazione assoluta. Un po’ soggiornare durante il Cinquecento o il Seicento in Italia per affinare i propri studi artistici! Persino il personaggio principale interpretato da Owen Wilson nel film Midnight in Paris di Woody Allen il quale viene talmente affascinato dalla città che rimane incastrato proprio nell’Epoca d’Oro degli anni Venti del Novecento. Solo che Jacopo Veneziani è ben consapevole delle sue conoscenze che ha generosamente condiviso con il suo pubblico in una prima tournée teatrale, scegliendo il Teatro Vittoria come scenario perfetto per la sua performance.
Parigi era il centro di un grande cambiamento artistico: nel 1900 si è assistito all’Expo che ha reso gloriosa la città, con le costruzioni di grandi luoghi monumentali e dove anche i fratelli Lumière hanno dato il loro piccolo contributo mostrando ai parigini la più grande scoperta, il cinematografo. Ma Parigi era anche reduce da quel passato altrettanto radioso dell’Ottocento filo impressionista e ribelle, dettato dal periodo della Comune, dalla Disfatta di Sédan, dai cambiamenti urbani su Parigi stessa o dallo scandalo del primo caso di antisemitismo in cui il generale Dreyfuss fu coinvolto con tanto di ribellione letteraria manifestata sui quotidiani. Nella Parigi di Veneziani, i caffè letterari di Montparnasse pullulavano di pittori come Matisse, Picasso, Modigliani, letterati e drammaturghi come Max Jacob, Guillaume Apollinaire e Jean Cocteau e a Montmartre -quartiere del Sacre Coeur ed adiacente a quello di Pigalle dove risiede ancora l’intramontabile Moulin Rouge di Toulouse Lautrec– gli artisti si sperimentavano negli atelier in cerca di ispirazione e di sperimentazione delle nuove avanguardie artistiche. Senza dimenticare poi le donne, quelle che sono state le Muse ispiratrici di grandi pittori come Fernande Olivier, Jeanne Hébuterne, Alice Prin detta Kiki de Montparnasse per finire con la protagonista assoluta, la più importante di tutte, colei che poteva assicurare o meno un futuro radioso per un aspirante artista, Gertrude Stein, che ha aperto ai più grandi intellettuali internazionali le porte di casa sua a Parigi. Il periodo di splendore della città cosmopolita è durato fino agli albori della Prima e della Seconda Guerra Mondiale: tutti gli uomini del panorama culturale vennero reclutati alle armi o partirono volontari e quel clima intellettuale venne bruscamente interrotto. Con l’occupazione della città di Parigi dai nazisti nel 1940 e nel periodo postbellico degli anni Cinquanta e Sessanta, come si trasforma l’espressione artistica?
Durante tutta la narrazione, Veneziani, insieme al suo compagno di viaggio, il vignettista Gabriele Pino, rendono dinamico lo spettacolo, coinvolgendo il pubblico in una vera analisi critica delle situazioni contestualizzate. Il giovane divulgatore ironizza, cattura l’attenzione del pubblico, si prende in giro, ha piena padronanza della materia tanto da aprire infinite parentesi sugli aforismi degli artisti citati, senza farsi mancare qualche piccolo aneddoto personale, un po’ per farsi timidamente conoscere meglio.
Un leggio, un tavolino con una sedia e un proiettore: è presente tutto l’occorrente per mostrare le immagini e i dipinti più iconici della città dalle mille luci. D’altronde, come si può raccontare l’arte se non attraverso la rappresentazione delle immagini?
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Uno spettacolo sperimentale divulgativo sicuramente ben riuscito che coinvolge un pubblico variegato, considerando anche che la sala ieri era davvero gremita, con una nuova possibilità di far conoscere e avvicinare all’arte nella propria essenza, con tutta la semplicità e la modestia che fa di Jacopo Veneziani un vero cultore e conoscitore della materia della storia dell’arte. Se vi siete persi lo spettacolo, non preoccupatevi: potete trovare i suoi racconti nell’omonimo libro che è in vendita nelle più grandi librerie. Di sicuro dopo questo spettacolo, si avrà senz’altro voglia di organizzare una fuga a Parigi!
Riadattando una frase celebre dell’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti: amiamo così tanto Jacopo Veneziani da volerne ancora!
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Parigi testo di Jacopo Veneziani e Nicoletta Lazzari – con Jacopo Veneziani – Scenografia live painting di Gabriele Pino – musiche composte da Antonio Rimedio – Regia di Pietro Grandi – Foto da Ufficio Stampa – Corvino Produzioni in accordo con The Italian Agency – 19 febbraio al Teatro Vittoria