Una debolezza crudele, e i suoi colpi di scena

Patetismo e sadismo in un duello senza fine.

Morgan Lloyd Malcom, drammaturga Britannica quarantenne, da qualche tempo va per la maggiore anche in Italia, grazie al suo testo del 2015, Wasp – ora trasposto al cinema da Guillem Morales – ma già portato in scena per la regia di Piergiorgio Piccoli (2021, Todi festival; 2022 rassegna trend, Roma), e ora riproposto con maestria da Valentina Cognatti (Roma, Teatrosophia 2023, Spazio Diamante, 7-10.11.2024), con le splendide attrici della sua compagnia, Margot Theatre.

Perla Ambrosini e Silvia D’Anastasio

Il testo è uno scavo progressivo nei traumi di due adolescentI la cui amicizia di allora era un mix di bullismo sadismo insicurezze, ma anche di reciproca tensione ed attrazione d’anima. Ma, come dicono ad un certo punto There is an impact to everything a person does. Il tempo sembra cancellare, ma anche no, ed in alcuni casi anzi la ferita va in cancrena, perché ciò che fai ha conseguenze.

E questo è il dramma in scena qui: il dispiegarsi delle conseguenze, a distanza di quindici anni, tra due donne ormai trentenni, ma per nulla risolte, che si avvitano in un perverso gioco di rivelazioni e sentimenti contraddittori.

Ognuno è rimasta dentro l’altra, e la divora. Così fa infatti la vespa a cui la metafora del titolo allude, che paralizza la tarantola, e le inserisce le proprie uova, che la divorano. Una metafora che inscrive il capovolgimento della debolezza (la vespa) in forza (lo svuotamento del terribile ragno).

Nel testo della Malcolm all’inizio la debole sembra Erin, una Borghese di successo, ma insoddisfatta del proprio rapporto con un marito fasullo, Simon, che tra l’altro (anche per la difficoltà a reggere la soffocante ed invadente frustrazione e aggressività di lei per una gravidanza rincorsa e mai riuscita) sempre più la tradisce.

Così pare, quando riceve l’antica amica del liceo, Kate, borgatara dal linguaggio spiccio e pragmatico, che arriva col pancione, e ironizza sui propri figli, voluti e non voluti, e sul proprio marito, rozzo e anziano. 

Il pancione.

Porebbe essere il ventre del ragno, e l’amica (Erin), magra timida nervosa, una patetica vespa lamentosa, in piedi vicino al pianoforte, che ogni tanto suona, simbolo della sua tristeza e del suo essere tutta anima (piccole ma incisive scelte simboliche della regista, pacatamente sottotono).

La linea del lamento continua, ma pian piano si sposta dal presente infelice al passato, per progressive rivelazioni e colpi di scena, che mutano continuamente la prospettiva in un crescendo di tensione e stupore, costruendo un thriller psicologico fondato sulla continua metamorfosi dei sentimenti e dei rapporti di forza.

Erin voleva allora, e forse ancora vuole, l’amicizia di Kate, ma era la brutta e la timida, e da lei bullizzata. Ma forse proprio per questo la desiderava disperatamente, per disperata diversità. Sapeva anche, già allora, perché l’amica era violenta (figlia di un padre violento e alcolista), e sognava perciò una specie di redenzione tramite una adozione di fatto di Kate da parte della sua famiglia. Lei allora avrebbe avuto la forza della generosità, vincendo la violenza. Ma Kate, come pian piano emerge con chiarezza, proprio per questo la bullizzava, per Invidia e frustrazione.

Erin oscilla tra desiderio e vendetta.

Sembra voler coinvolgere – come risarcimento del passato – l’amica nell’assassinio del proprio marito, che la tradisce, e Kate sembra accettare, per soldi. Poi invece Erin sembra in realtà voler ammazzare proprio Kate, che in pancia porta il figlio di Simon. Con lei Simon tradiva Erin, e con lei fa il figlio che Erin non può avere.

Erin droga Kate. La lega al lavandino.

Ma poi la libera, lasciando per terra il coltello, forse sazia del terrore provocatole.

Kate, confuse, impugna il coltello a sua volta. Erin filosofeggia triste. Gli animali vivono della morte altrui. Gli umani possono scegliere: pace o vendetta.

In realtà ancora disperatamente vorrebbe l’amicizia di Kate. 

Attraverso la porta/parete – ora aperta –  che divide la scena in due, come la soglia tra due mondi, ora le due si abbracciano, mute.

Ma una cade.

E non diremo quale, per conservare il minimo di pudore di un briciolo di suspence.

Brave entrambe le attrici nel calibrare le continue vertigini di questo realismo sentimentale orror, che è in realtà una spettrografia della ferita che il rapporto con l’altro è per noi, dove l’altro non è che il fantasma dei nostril desideri e delle nostre frustrazioni, e mai un essere reale, e che per ciò stesso ci ferisce, nello scontro col suo esistere reale ed alieno.

Come accennavo, la regia della Cognatti è qui soft, in un dietro le quinte rispetto alla nuda lettera del testo, che manovra gestendo la nudità della recitazione e del suo scavo. Non si scatena con trovate sceniche esondanti, come era bello e calzante nella regia di un testo dell’assurdo come Le intermittenze della morte, di Saramago (Teatrosophia, marzo 2024 https://quartapareteroma.it/maschere-scagliate-nel-buio-a-teatrosophia/).

Silvia D’Anastasio

Lo spazio qui è lo spazio vuoto e bipolare, gelido e triste, di un vuoto d’anima in cui scatenare fredde tempeste. Al centro una parete, con una porta, separa due spazi per due anime coi loro assoli (salvo collassare alla fine). A sinistra il bagno, la solitudine intima, il rimuginio reattivo. A destra il salotto, luogo confessionale e sociale, a cui il pianoforte dà la tristezza pubblica sublimata in poesia, l’arte del lamento. E durante tutto il percorso stacchi musicali, sempre pianistici, in playback, sottolineano transizioni stati d’animo premonizioni, talora con l’accelerando ritmico, talora con un pianissimo mesto e sgranato, talora amplificando di pedale il volume.

The wasp – di Morgan Lloyd Malcom – regia Valentina Cognatti – con Perla Ambrosini e Silvia D’Anastasio – traduzione Enrico Luttmann – direzione organizzativa Alice Staccioli – produzione Margot Theatre Company – Spettacolo finalista per la stagione 2023-2024 International Fringe Encore Series Soho Playhouse (New York) – Roma – Spazio Diamante, 7-10.11.2024