Le vicende tragicomiche ne “Ritorno a casa” di Harold Pinter
Nell’Inghilterra dei Clash, delle giacche di pelle, dei capelli colorati in stile punk e delle audiocassette, una piccola famiglia vive il proprio disagio quotidiano: il capofamiglia Max, ex macellaio che ha cresciuto tre figli da solo dopo la morte di sua moglie, il figlio Lenny, rimasto attaccato al cordone ombelicale paterno con attitudini e tendenze sinistre tipiche di un ragazzo inglese nell‘immaginario contemporaneo, Joy l’altro figlio di Max con manie pugilistiche alla Robert De Niro in Toro Scatenato ma in forma ancora più alienante e più fragile, infine il fratello di Max, Sam, guidatore di taxi che vive alle spalle del fratello maggiore e per cui è costretto a subire i continui improperi di Max contro la sua persona. In questa famiglia manca il tocco femminile, in cui fin da subito si intuisce un dramma familiare, i quali componenti consanguinei si ritrovano a convivere in uno spazio abbandonato da Dio e dagli uomini, dove trascuratezza e sporcizia regnano indisturbati nell’ambiente casalingo.
A rompere il loro disequilibrio ci pensa il figlio tanto amato, Teddy, professore di filosofia in America arrivato nel cuore della notte a far visita ai suoi parenti per presentare alla famiglia la sua bellissima e seducente moglie, Ruth.
Teddy è l’unico elemento della famiglia fuori dal coro: il più puro, il vero anticonformista che ha deciso di fuggire in America pur di allontanarsi dall’aria malsana emanata dalla sua famiglia d’origine. Come ad effetto incrociato, se Teddy ha dei sentimenti di repulsione per la sua famiglia, Ruth al contrario ha nostalgia della sua terra natia inglese e confessa il suo disprezzo per l’America.
Tra perversioni, momenti esilaranti al limite della tragicommedia, il personaggio destinato ad avere un finale diverso da quello di tutti i protagonisti maschili è proprio Ruth: come il ruolo femminile di Emmanuelle Seigner in Venere in pelliccia, Ruth riesce a riscattarsi e a prendere le redini del suo destino lontano dai progetti tenuti in serbo per lei dal contesto maschile e sarà proprio Ruth a dettare le condizioni e a spostare il fulcro della famiglia da Max a Ruth.
La drammaturgia sembra farsi trasparente e mettersi a disposizione degli attori per dar spazio alla loro espressione interpretativa in tutti i sensi. Lo stile di Harold Pinter è inconfondibile: si aggira intorno ai personaggi, intuendo i loro malesseri e caratteristiche per poi avvicinarsi come in un anello concentrico al cuore della storia che porta inevitabilmente allo smascheramento e alla confessione di tutti i personaggi.
Massimo Popolizio è il regista e interprete di un Grande Lebowski inglese, un personaggio manipolatore e accentratore. La mastodontica potenza scenica e vocalica di Popolizio fa da guida a tutti gli attori attorno a sé, sebbene tutta la Compagnia Umberto Orsini dimostri una saggezza e una dimestichezza interpretativa di grande effetto.
La stanza pinteriana torna prepotentemente sulla scena nelle vesti di una vecchia casa familiare con tanto di tappezzeria e di una testa di un animale imbalsamato appeso e messo in ridicolo un po’ come l’alce nel film Invito a cena con delitto. La sala da pranzo sarà testimone silenzioso di tutti gli avvenimenti familiari, dove quest’ultima subirà verso la fine uno stravolgimento nell’arredo senza ritorno.
Insomma, Ritorno a casa al Teatro Argentina mostra uno spicchio di realtà familiare e tutti i giochi di poteri al suo interno. Talvolta la famiglia può trasformarsi in un incubo piuttosto che un rifugio sicuro.
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“Ritorno a casa” di Harold Pinter – regia Massimo Popolizio – con Massimo Popolizio, Christian La Rosa, Gaja Masciale, Paolo Musio, Alberto Onofrietti, Eros Pascale – traduzione Alessandra Serra – aiuto regia Mario Scadale – assistente alla regia Giorgio Sales – coreografia Simone Nocco – scene Maurizio Balò – scenografo collaboratore Andrea De Micheli – assistente volontaria Alessia Giglio – direttore di scena Marco Parlà – sartoria Bàste – sarta Eleonora Terzi – costumi Gianluca Sbicca – i costumi di Gaja Masciale sono di Antonio Marras – service luci Amp-Audiorent – capo elettricista Roberto Gelmetti – luci Luigi Biondi – fonico Massimiliano Tettoni – assistente fonico Nicolò Feletti – suono Alessandro Saviozzi – trasporti Globo Italia – foto Claudia Pajewski – responsabile di produzione Grazia Sgueglia – produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa in collaborazione con AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Comune di Fabriano – dal 07 al 25 maggio al Teatro Argentina.