Un refuso insidioso

Le «superstizioni» del Quirino

Il lapsus calami mi era già stato segnalato qualche giorno fa, ma fino a stamattina non mi ci ero mai imbattuto personalmente. Oggi un refuso potrebbe essere facilmente frutto di un fotomontaggio: se pubblicare una fotografia prima equivaleva a fare informazione certa, ora bisogna essere fin troppo prudenti per non inciampare in una fake. Photoshop è alla portata di tutti!

L’8 maggio scorso, il nuovo direttivo del Teatro Quirino invitava la stampa a partecipare alla conferenza per la presentazione della stagione che sta per cominciare (il 17 ottobre il sipario si aprirà con Alessandro Haber che sarà impegnato nella Coscienza di Zeno di Italo Svevo) accogliendo tutti con l’immagine di un aglio scaramantico fotografato su una poltrona rossa della platea del teatro intitolato a Vittorio Gassman. L’illustrazione era accompagnata da una citazione di Eduardo De Filippo, grande uomo di teatro, persona di cultura e di ragione, il quale ha sempre posto l’alto intelletto prima di ogni capriccio popolare. Tuttavia, la sua napoletanità non gli ha mai impedito di dare un certo valore ipotetico a quelle credenze apotropaiche che molti partenopei usano sia come simpatico vezzo, sia come ignorante abitudine, fino a diventar pure incosciente fissazione: na malatia, insomma! E in effetti, le vicende che legano la iettatura a Napoli, nei secoli, hanno interessato fini conoscitori, studiosi allitterati, sciocchi affabulatori, improvvisati scribacchini e seri e dotti professionisti, come il noto giureconsulto Nicola Valletta che nel 1787 pubblicò un saggio dal titolo Cicalata sul fascino, volgarmente detto jettatura, un volumetto più volte ristampato che catturò perfino la curiosa sapienza di Don Benedetto.

Ma non divaghiamo. Restiamo seduti in poltrona, facendo attenzione a scansare l’aglio, nella platea del teatro, altro luogo in cui l’argomento è particolarmente sentito: guai se un copione casca a terra durante le prove, mai indossare abiti viola, mai sedersi tra le quinte voltando le spalle alla scena… uh, quante ne ho sentite!

Dunque, la citazione di Eduardo troneggiava in sala e sul palco, proiettata su un fondale durante la conferenza, stampata sulle brochure, riproposta sulla prima pagina del programma della stagione: «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.» In questa frase è racchiusa tutta l’acuta sapienza di un napoletano dotto. E se il fratello di Eduardo, Peppino, titolò la sua commedia più nota Non è vero ma ci credo, si può certamente intuire quanto l’argomento superstizione venisse preso cautamente sul serio anche da coloro che dal 1944 non trovarono mai più un accordo, se non su questo principio.

Andiamo al fatto. Passata l’estate, il nuovo direttivo del Quirino, sempre lo stesso, s’è dato da fare per incentivare la campagna pubblicitaria del teatro, riproponendo l’identica fotografia anche sui cartelli posti lungo i marciapiedi, chiamati in gergo i parapedonali, ma la citazione di Eduardo, che sovrasta l’aglio su sfondo rosso, ahimè, non è proprio identica! «Essere superstiziosi…» è diventato «Essere superstizioni…». Non è grave, ma la materia è insidiosa, e in teatro – sussurrava Vittorio Caprioli tra le quinte – «occorre cautela!»

C’è già chi confida nell’aglio.

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La fotografia di copertina è stata scattata dal sottoscritto il 9 ottobre 2023, alle ore 12.19 in piazza Santiago del Cile ai Parioli