“Un Pulcinella senza maschera”: ricordo di Massimo Troisi

La memoria, con gli anni  che passano, avendo la fortuna di vivere  in salute”, mi diceva un  amico e grande regista cinematografico come Gillo Pontecorvo, ”è come un prezioso  zainetto  pieno di ricordi e di immagini che ti riportano indietro nel tempo”.

Un dei ricordi a me più  cari nella mia lunga professione giornalistica maturata in cinquant’anni di attività che ho tirato fuori dal mio zainetto della memoria, utile proprio in questi giorni che il mondo del cinema lo ricorda a venticinque anni dalla prematura comparsa, è quello del primo incontro con Massimo Troisi, dopo averlo visto al Teatro Tenda di Carlo Molfese a Roma, applauditissimo protagonista del gruppo “La Smorfia” con Enzo Decaro e Lello Arena. Massimo Troisi, un genio moderno della comicità, scomparso a soli 41 anni il 4 giugno del 1994, il giorno dopo aver finito le riprese del suo ultimo film “Il Postino”.

Secondo un sondaggio del 2009 condotto dal giornale online Quinews.it, Troisi è risultato essere con Totò’ ed Alberto Sordi il comico Italiano più conosciuto ed amato, un vero primato nella storia dello spettacolo cinematografico e teatrale Italiano. Un Pulcinella senza maschera lo definì lo scultore Lello Esposito scoperto proprio da Troisi le cui opere dedicate alla maschera napoletana più popolare sono esposte nei musei più importante del mondo.

Un successo quello di Massimo Troisi che nasce negli anni ottanta, gli stessi anni che illuminavano in Italia la generazione, dei Moretti e e dei Roberto Benigni con il quale Troisi trovò una straordinaria simbiosi, applaudita dal pubblico con film come “Non ci resta che piangere” girato nel 1984, preceduto nel 1983 da “Scusate il ritardo”. Il Postino”  diretto da Michael Radford, è stato indubbiamente il suo film più’ internazionale, ideato, sofferto, voluto fino alla fine, che conquistò anche un grande attore come Philippe Noiret che in quel film interpretava la figura dello scrittore premio Nobel Pablo Neruda, film che ottenne ben quattro nomination ed un Oscar a Luis Bacalov, per la migliore colonna sonora. Una filmografia quella di Troisi ricca di titoli e di altrettanti successi da “Le vie del signore sono finite” del 1987 a “Pensavo fosse amore e invece era un calesse” del 1991 a “Il viaggio di capitan Fracassa” dove fu diretto da Ettore Scola, il regista che per primo intuì’ le grandi capacità’ artistiche di Massimo Troisi.

Che ora è” e “Splendor”, due film di successo di pubblico e di critica per i quali Troisi conquistò tanti riconoscimenti, David di Donatello, Nastri d’Argento e per “Che ora è” anche una Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia.

Troisi è stato indubbiamente con Totò’, i De Filippo, uno degli esponenti più importante della comicità’ napoletana, formatosi sulle tavole del palcoscenico assieme al gruppo “I Saraceni” prima e poi con “La Smorfia” al fianco di straordinari attori come  Lello Arena ed Enzo Decaro, e fu proprio dopo il trionfo della “Smorfia” arrivò il suo impegno totale nel cinema interpretando dodici film e dirigendone quattro, adoperando uno stile inconfondibile che “Esaltava una capacità’ espressiva, sia verbale che mimica e gestionale, indicando al cinema Italiano una via nuova con uno sguardo molto attento, al pari di  Totò’ e di  Alberto Sordi, ma anche a suo modo Carlo Verdone, con uno sguardo attento alla società’ italiana”. Una lettura connessa anche come poeta napoletano, autore di testi famosi fra gli altri come la canzone “ O’ssaje comme fa’ o core” messa in musica dal suo grande amico Pino Daniele.

Sono nato in una casa” disse in un’intervista “con diciassette persone, ecco perché’ ho questo senso della comunità’ assai spiccato e quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine

Fermata nello zainetto della memoria di chi come me ha amato Troisi fin dai primi successi con la “Smorfia”, resta indelebile come un oracolo della comicità gli sketch dell’Annunciazione, memorabile anche la conferenza stampa nel 1981 dopo il successo di “Ricomincio da tre”, ”adesso” disse, vengono i giornalisti e mi chiedono:”Troisi, tu che ne pensi di Dio?” oppure, “Troisi, come si possono risolvere i problemi di Napoli”? oppure, “Troisi, come si può’ esprimere la creatività’ giovanile?” “Ma che è? Pare che invece ca ‘nu film agg’ fatto i dieci comandamenti.”

”Troisi, visto che in questi giorni di pandemia, si parla tanto anche di San Remo, offuscata dal virus, non partecipò mai al Festival, rifiutandosi all’ultimo momento  di correggere i testi che aveva preparato per la sua eventuale partecipazione, tagliati dalla censura della Rai. Tempo addietro in proposito aveva detto: ”Evito di fare satira politica, perché’ se ti limiti  a dire che Andreotti è gobbo e Fanfani è morto, rischi di fare il loro gioco

Fra le battute fulminanti e in verità sono tante, tratte dai suoi film, nel mio zainetto della memoria custodisco una storica dal film “Le vie del signore sono finite” quella su Mussolini. ”Per fare arrivare i treni in orario, se vogliamo, mica c’era bisogno di nominarlo capo del governo, bastava farlo capostazione”.

Il napoletanissimo Antonio Ghirelli, un grande direttore di giornali e telegiornali parlando di Troisi ha scritto: “Troisi ha interpretato con grande intelligenza e con istinto straordinario e notevole finezza culturale un’importante fase di passaggio dal vecchio comico napoletano, nutrito dalla commedia dell’arte a un  tipo moderno di comicità’ al di là’ dell’apparente  allegria e ironia”.

Rispondendo ad una domanda di Isabella Rossellini in veste di giornalista di un programma televisivo che gli chiedeva perché si ostinasse a parlare sempre in napoletano, Troisi rispose: ”Perchè è l’unico modo in cui so parlare, io mi sforzo a parlare italiano ma è giusto che anche voi vi sforziate a capire il napoletano”.

Lawrence Ferlinghetti un grande italiano, poeta, pittore, editore, leggenda della cosiddetta “Beat Generation”, un irriducibile ribelle pacifista, scomparso pochi giorni fa a 102 anni lo avrebbe applaudito. Fu proprio lui che a proposito di memoria scrisse: “Niente cambia, finiscono i secoli e tutto continua come se nulla finisse”.