Un matrimonio all’improvviso: La recensione

di Andrea Cavazzini

Un matrimonio all’improvviso in programmazione in questi giorni al Teatro Dè Servi fino a domenica 12 maggio, è un piccolo spaccato di italico costume che mette a nudo inadeguatezze e fragilità di una parte della fauna maschile sempre meno propensa verso la difficile arte di assumersi  le proprie responsabilità. Siamo lontani dalle “ere geologiche “ degli anni 60/70 quando i nostri padri (e non parliamo dei nonni) con una risolutezza quasi teutonica decidevano di mettere su famiglia senza indugi, con buona pace di genitori e parenti gaudenti per il grande passo. Certo i tempi sono cambiati, mettiamoci il senso di precarietà che ci avvolge a livello sociale e lavorativo, la difficoltà a intravedere delle prospettive,  la ricerca ostinata di certezze legate all’oggi perche domani non si sa cosa accadrà e mettiamoci pure una forte propensione a alla sicurezza rappresentata da mamma e papà(male che vada un tetto e un letto lo trovo sempre….).

In questo quadro tra il surreale e il catastrofismo neo liberale la nostra coppia di fidanzati di lungo corso Paolo e Giulia  novelli acquirenti del loro nido d’amore, cercano di ritagliarsi un posto nel futuro. Un’impresa a dir poco ciclopica!

Lui  un immaturo  quarantenne, perennemente titubante  cerca di barcamenarsi tra un traccheggio e l’altro regalandosi  ogni tanto qualche divagazione extra sentimentale e lei quadrata ma anche molto accomodante  alla continua  ricerca di conferme che tardano ad arrivare. Intorno a loro parenti e vicine di casa intrecciati in una matassa di relazioni fondate su bugie, scambi di persona e sugli inevitabili equivoci della nostra migliore commedia Tutto al limite del paradosso. A mente fredda tutto molto poco  edificante  ma Antonio Romano riesce attraverso uno  stile di scrittura leggero e mai banale a colorare con intelligenza una saga familiare tipica dei nostri tempi adottando un registro comico assolutamente irresistibile,  grazie anche a dei dialoghi molto divertenti , riuscendo in modo sublime  ad affrontare temi importanti  come il tradimento, le incomprensioni, la genitorialità e soprattutto la mancanza di responsabilità.

La scenografia minimale ma estremamente efficace consente allo spettatore una visione multi dimensionale dell’azione scenica che include anche la platea grazie anche ad un sapiente lavoro di regia di Antonio Grosso che imprime a tutto lo spettacolo un ritmo incalzante con degli attori che riescono a dare spessore , enegia e credibilita a dei personaggi nei quali molti si potranno rispecchiare. Eccellenti Carlotta Ballarini(nel ruolo di Marzia l’amante coatta di Paolo, assolutamente imperdibile), Laura Garofoli(Giulia) , Gaia Benassi(Marzia, la sorella di Paolo e moglie di Luca)  Giuseppe Renzo (Luca, medico primario, noto fedifrago seriale), e Martina Tonarelli (Deborah infermiera, la vicina di casa  di Paolo e Giulia ed ex di Luca).

Citazione: Te la ricordi la cinta di papà? (Marta rivolgendosi a Paolo)