Cerca

“Un lupo mannaro americano a Londra”: il capolavoro che ha reinventato l’horror

Dal Fantafestival di Roma un viaggio dentro l’opera di John Landis, tra satira, gore, poesia dark e la metamorfosi più rivoluzionaria della storia del cinema.

Dal 21 al 30 novembre, al cinema Spazio Scena di Roma, si è svolta la 45° edizione del Fantafestival, rinomata rassegna Internazionale del cinema horror, di fantascienza e del fantastico. Fondato nel 1981 da Luigi Cozzi e Alberto Ravaglioli e oggi sotto la direzione artistica di Marcello Rossi e Luca Ruoccotra i tanti film proposti nella sua ricca programmazione è stato proiettato Un lupo mannaro americano a Londra, alla presenza del celebre effettista Sergio Stivaletti.  

Non è mai semplice entrare di diritto nell’olimpo dei migliori cineasti americani, ma a John Landis questo fardello non sembra pesare.

Dopo l’uscita del sorprendente ‘Animal House’, e soprattutto dell’iconico Blues Brothers, già un cult al suo esordio, il giovane regista di Chicago nel 1981 dirige Un lupo mannaro americano a Londra. In sala, l’opera spiazza critica e pubblico: Landis abbandona la commedia musicale, da lui stessa decostruita e innovata, per ridefinire i paradigmi del monster movie classico. Un horror-comedy che fonde i due generi esprimendo il meglio di essi nella loro reciproca influenza. 

Rielabora la figura del lupo mannaro (della leggenda popolare) nella Londra Tatcheriana, con ulteriore stupore del pubblico abituato ad ambientazioni gotiche e quindi più congeniali alla cinematografia dell’occulto secondo i canoni tradizionali, rendendo il mostro della leggenda un personaggio calato nella realtà contemporanea.

Due giovani americani, David Kessler (Naughton) e Jack Goodman (Dunne), intraprendono un viaggio nella brughiera inglese. Dopo l’incontro con sinistri e inquietanti commensali in un’osteria arroccata e solitaria, dove cercavano ristoro per la notte, vengono aggrediti da una misteriosa creatura. Jack viene sbranato e (brutalmente) ucciso, mentre David, ferito, riesce a fuggire. Il protagonista si risveglia a Londra in una sala operatoria, visibilmente traumatizzato e in balia di orrorifiche allucinazioni. Si accorge così di essere stato contagiato da un licantropo.  Per strapparlo al triste destino che lo attende, l’amico gli riappare come fantasma dall’aldilà, e tenta invano di indurlo al suicidio. Così, nella prima notte di plenilunio, David si trasforma in un terrificante lupo mannaro. La demoniaca belva, assetata di sangue, provocherà terrore e panico tra le strade londinesi. Non manca neppure la componente romantica: la storia d’amore tra il protagonista e la giovane infermiera che si prende cura di lui fino ad innamorarsene.

In realtà l’opera di Landis, ritenuta unanimemente uno dei massimi capolavori degli anni 80’, non è ascrivibile a nessun genere specifico e trova la sua potenza espressiva proprio in questo amalgama perfetto di registri e toni che si alternano e si sintetizzano con autentica naturalezza e una buona dose di imprevedibilità. 

David Kessler è un personaggio tragicomico: un giovane americano spensierato e spiritoso come tanti, una persona ordinaria costretta a dover far i conti con un destino straordinario e crudele che non vuole accettare, ma al quale non può opporsi.  

Il titolo è già un’assertiva dichiarazione d’intenti, il film vuole raccontare una vicenda umana costituita da alienazione e solitudine: non solo lupo mannaro, il che già rende l’idea della diversità rispetto al resto degli uomini, ma anche americano a Londra e perciò al di fuori del suo paese natale. La distintiva ironia beffarda del cineasta non offusca la straordinaria profondità emotiva del suo protagonista, da cui traspare una patetica sofferenza, esasperata nel tragico epilogo.

Lo sguardo con cui Landis, un americano dell’Illinois, filma la Londra urbana, reazionaria e moralista e la retriva e rurale brughiera inglese è dissacrante, provocatorio e ricco di black humor (l’esilarante scena in cui David tenta in tutti i modi di farsi arrestare da un bobby, perché oramai convinto di essere lui il mostro che sta terrorizzando la città, dove arriva persino a insultare i reali inglese rappresenta forse l’apogeo della spregiudicata satira politica del regista).  A ciò si unisce anche un macabro e al contempo ludico gusto gore (di matrice italiana) che proietta la pellicola, specialmente nella seconda parte, in una dimensione squisitamente action e splatter, dove l’esplosione della violenza prende il sopravvento con l’aumentare delle terrificanti uccisioni della bestia (altra scena memorabile, che oscilla tra l’orrorifico e il parodistico è l’incontro, in un cinema a luci rosse a Piccadilly Circus, di David con gli spettri delle persone da lui uccise, guidati da un iconico e grottesco Dunne, in stato di decomposizione avanzato). 

Ma la scena che più è rimasta impressa nell’immaginario collettivo è la trasformazione da uomo a bestia del protagonista. Nessuno, sino ad allora, era riuscito a filmare con tale realismo ed efficacia una metamorfosi fisica così spaventosa, realizzata, per la prima volta, senza stacchi della macchina da presa, come sottolineato dallo stesso Stivaletti nel suo intervento. Landis e il suo sodale Rick Baker, truccatore ed effettista premiato con l’Oscar proprio con questa pellicola, volevano mostrare tutta la sofferenza fisica di un corpo in mutamento (ecco spiegato perché la scena non presenti dissolvenze incrociate o stacchi). Scelta all’avanguardia, non potendo contare, all’epoca, sugli effetti speciali odierni. L’incredibile maestria nell’utilizzo del trucco prostetico, dell’animatronic e di altri materiali come la protesi in lattice per l’allungamento della mano hanno reso la scena una delle più iconiche e credibili nella storia del genere. Inoltre, geniale l’uso del brano Blue Moon (merita una menzione l’intera colonna sonora composta da canzoni sul tema, appunto, della luna) di Sam Cooke che conferisce un ulteriore senso di straniamento in quanto sottofondo volutamente avulso dagli ululati tormentosi di David.

Col passare dei decenni Un lupo mannaro americano a Londra continua a sbalordire, impressionare e divertire ricordando, a chi se lo fosse per caso dimenticato, che  capolavori di tale livello restano intramontabili.

_______________

Un lupo mannaro americano a Londra – Regia, soggetto e sceneggiatura: John Landis – Con: David Naughton, Jenny Agutter, Griffin Dunne, John Woodvine, Lila Kaye, Brian Glover, Frank Oz,
Michael Carter  – Scenografia: Leslie Dilley – Musica: Elmer Bernstein – Effetti speciali: Rick Baker – Trucco: Rick Baker, Robin Grantham – Montaggio: Malcom Campbell – Fotografia: Robert Paynter – Produzione: Polygram Filmed Entertainment, Lyncanthrope Films – Uscita in Italia 19 ottobre 1981 – Fantafestivl 22 novembre 2025

error: Content is protected !!