Nell’universo della musica e che musica, ho avuto la fortuna di diventare amico di tre grandi personaggi: Adriano Celentano che mi scelse a metà degli anni settanta come suo ufficio stampa per seguire la lavorazione di quel capolavoro che fu Yuppi du, candidato alla Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1976, vincitore di un Nastro d’argento come miglior musica e festeggiato nel 2008 con la copia restaurata alla Mostra del Cinema di Venezia di quella che la critica di tutto il mondo ed il pubblico soprattutto hanno eletto come prestigioso cult movie del cinema italiano. Poi con Adriano ho girato tanti altri film di successo come Joan Lui e mi volle ancora quando approdai in Rai come giornalista inviato, sempre nel ruolo surreale di suo ufficio stampa nello show televisivo Svalutation che Adriano interpretò e diresse con altrettanto successo per la Rai. Un’esperienza piena di episodi, curiosità tra film e televisione che meriterebbe un libro.
L’altro grande, grandissimo fratellone è Tony Renis, come mi chiama affettuosamente quando ci sentiamo per telefono oppure ci vediamo per un’intervista o nelle varie vetrine internazionali dove veste i panni del “board” come Capri, Hollywood, il Festival della musica e del cinema di Ischia, l’Italia Film Festival di Los Angeles, serbatoi di internazionalità italiana che ospita grandi personaggi in tutto il mondo inventato con Tony dal dinamico produttore Pascal Vicedomini. Oppure a Los Angeles dove l’ho intervistato tante volte, dove vive e lavora con l’affetto, il rispetto e l’amicizia di star come Michael Bubble, Celine Dion come Quincy Jones, amici come Luciano Pavarotti, Gregory Peck, Frank Sinatra, Kirk Douglas che lo tennero a battesimo ad Hollywood quando arrivò con il successo planetario di Quando, quando, quando, nella stessa Hollywood che lo premiò con un prestigioso Golden Globe come autore per la canzone del film La spada magica – alla ricerca di Camelot che lo portò anche ad una nomination e ad un passo dagli Oscar .Bill Conti è l’altro amico affettuoso che vive anche lui ad Hollywood, musicista compositore e direttore d’orchestra veramente straordinario. Tante le sue colonne sonore per le quali è stato tante volte in nomination agli Oscar vincendone uno e soprattutto quella grande serie fortunata di Rocky per Sylvester Stallone. La sua direzione per vent’anni dell’orchestra degli Oscar un vero record, una carriera folgorante e un’amicizia che dura fin da quando poco più che 25enne arrivò a Roma per frequentare l‘Accademia di Santa Cecilia, debuttando anche con grande successo come compositore e musicista in tanti musical in versione italiana.
Ebbene, qualche giorno fa ricevo una bella telefonata da Tony Renis, sì proprio da mister Quand,o quando, quando che mi dice: “Tonino fratellone, tu devi assolutamente fare un articolo su due grandi personaggi, il giovane tenore Vittorio Grigolo, che sta conquistando il mondo e che molti indicano come il nuovo possibile Pavarotti e poi devi scrivere di Toto Cutugno. In tutti i continenti spopolano le sue canzoni, “L italiano” poi è diventata veramente una bandiera”. Io non ho mai conosciuto Toto Cutugno, ho sentito le sue canzoni, non tutte devo dire la verità, non sono un esperto di canzoni pur avendo questi tre amici di grandissimo livello, però mi sono informato. Oggi, solo a leggere i successi delle canzoni composte e anche interpretate non solo da lui, c’è da chiedersi come mai i nostri Presidenti della Repubblica che si sono alternati in questi anni al Quirinale fra le tante medaglie ed attestati giustamente attribuiti a quegli italiani prevalentemente grandi e piccoli intelligenti industriali che portano con il loro lavoro grande prestigio al nostro Paese, non si sia pensato ad assegnare anche a Toto Cutugno una medaglietta onorifica per avere saputo conquistare con le sue canzoni tanti mercati e tanto pubblico internazionale. Certo non solo lui, uno su tutti come artista sublime della lirica Luciano Pavarotti, oggi Andrea Bocelli, lo stesso Domenico Modugno con Volare è idolatrato anche nella Cuba di Compay Segundo, Adriano Celentano, Pupo hanno continuato e continuano a riempire gli stadi di mezza Europa, qualora decidessero di fare dei concerti. Lo stesso Tony Renis ad Hollywood che chiamano affettuosamente “Mister Quando quando quando” solo per citare una canzone.
Ma Toto Cutugno con la canzone L’italiano è davvero impressionante, una vita artistica come autore ancorché cantante davvero straordinaria, un compositore paroliere e interprete che ha donato non solo a sé stesso, ma ad altrettanti grandi interpreti, successi memorabili raggiungendo la vetta delle classifiche, in particolare proprio per Adriano Celentano. A cavallo tra gli anni ‘70 e ‘ 80 con canzoni come “Il tempo se ne va, che scrisse con la collaborazione di Cristiano Minellono e di Claudia Mori. Soli, splendida canzone scritta sempre con Minellono e con Miki Del Prete che nel 1979 portò al successo sempre Adriano Celentano. Amore no, altro successo del Molleggiato, Non è e poi ancora titoli come Un po’ artista e un po’no, L’orologio, Manifesto, Non se ne parla nemmeno, Figli, Se non è amore, insomma tantissime canzoni. Nel 1983 partecipa ancora al Festival di Sanremo, ne ha fatti ben 15, primato ineguagliato, con il suo brano più famoso appunto L’italiano, canzone pensata per Celentano che fu costretto a rifiutare perché impegnato con il cinema.
Fu Gianni Ravera organizzatore di quella edizione a convincere Toto Cutugno ad interpretarla lui stesso. Ebbene quella canzone scalò le classifiche europee per 10 settimane, tradotta da diversi artisti in diverse lingue vendendo milioni e milioni di dischi in tutto il mondo. E pensare che arrivò solo quinto quell’anno. Toto Cutugno ha scritto canzoni per tantissimi interpreti come Fausto Leali Io amo, Il sognatore per Peppino Di Capri, Canzoni d’amore per i Ricchi e Poveri, Io per le strade di quartiere portata al successo da Franco Califano e nel 2002 ha un grande successo in Francia con Il treno va , insomma la lista è lunghissima. I suoi tour all’estero fanno da sempre e in tutto il mondo il tutto esaurito.- Anche in diversi paesi dell’est come l’Ucraina, la Lettonia, la Russia, ma anche Germania in cui la sua voce, le sue melodie diventano a tutti gli effetti ambasciatrici della cultura musicale italiana nel mondo . Ha cantato L’italiano perfino con il coro dell’Armata Rossa e nel 2015 ha realizzato anche una versione in lingua cinese confermandosi autore e coautore non solo per artisti italiani ma anche internazionali. In Francia ha scritto canzoni per Joe Dassin, Johnny Holiday, Mireille Mathieu, Dalida, Sheila. In Spagna e Sudamerica dove è popolarissimo, per Miguel Bosè, Chocolat, Luis Rodriguez, Luis Miguel e perfino Cristian Castro.
Nel 1980 vinse il Festival di Sanremo con Solo noi, premiato da Roberto Benigni, e nel 1990 trionfò all’Eurovision Song Contest di Zagabria con Insieme. Toto Cutugno è stato il primo artista italiano a unire in sé le figure di cantante, paroliere e compositore, costruendo una carriera straordinaria: oltre 30 album, decine di singoli, film, programmi TV e concerti in tutto il mondo.
Tony Renis lo diceva bene: «Toto ha scritto canzoni bellissime, ieri, oggi e continuerà a scriverle anche domani», con melodie diventate famose anche all’estero. In Inghilterra, artisti come i Beatles o Elton John sono stati nominati baronetti dalla Regina. E allora viene da chiedersi: non è forse arrivato il momento che anche la Repubblica Italiana riconosca a Toto Cutugno qualcosa di più di una semplice medaglietta?
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