C’è ancora domani perché l’arte contribuisca a scuotere le coscienze di uomini e donne.
Si fa sentire, questo 25 novembre, attraverso il nome di Giulia Cecchettin e la sua storia, che catalizza l’attenzione dei media da settimane ormai. Si fa sentire attraverso i dati che registrano la quantità di femminicidi avvenuti quest’anno, circa 106, e come il tema riguardi ognuno di noi. Il 25 novembre è La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’ONU, a seguito del brutale assassinio delle sorelle Mirabal del 1960, nella Repubblica Dominicana. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, contrastando la cultura dello stupro e della violenza di cui è pregna la nostra società dall’assetto ancora fortemente patriarcale.
Ma questo 25 novembre si fa sentire anche nell’ambito cinematografico. Presentato alla festa del cinema di Roma, C’è ancora domani sembra il punto di partenza di questa ondata di attenzione per il tema della violenza di genere, avviando un climax che passa inevitabilmente per la tragedia legata a Giulia Cecchettin fino a oggi, la giornata dedicata appunto a una delle problematiche di maggior rilievo del nostro paese. Con l’incasso più alto da dopo la pandemia, il film di Paola Cortellesi sembra aver scosso le coscienze, rimanendo al centro dell’opinione pubblica. Ma non è tutto qui. C’è ancora domani rappresenta uno dei pochi prodotti nel suo genere a mostrare come centrale la problematica della subordinazione femminile insita nella cultura del nostro paese, che va a braccetto con i soprusi e la violenza perpetrati dagli uomini.
Pensando a una rassegna di film che trattano il tema della violenza sulle donne, sarebbe complicato riuscire a fornire uno spettro completo di tutto il materiale. Questo perché il tema è presente in numerosissimi film ormai. Partendo dagli Anni Ottanta circa ritroviamo storie come quella del film di Spielberg Il colore viola. Non solo Hollywood però. Il 2006 risulta l’anno d’oro su questo fronte anche per il cinema italiano con Primo amore di Matteo Garrone e La sconosciuta di Giuseppe Tornatore a cui si aggiunge lo spagnolo Volver di Pedro Almodóvar. Il punto è che in ognuno di questi film il tema della violenza sulle donne viene affrontato sempre seguendo lo stesso schema, a cui spesso vengono affiancate altre problematiche comprimarie. L’impatto che sicuramente questi prodotti hanno causato sul pubblico risulta ora solo una delle modalità in cui se ne parla, lasciando la sete di qualcosa che restituisca una consapevolezza più attuale.
Attualmente, vista anche la grande eco di questi giorni, c’è bisogno di cambiare il paradigma. Un film come Men, di Alex Garland del 2022, potrebbe essere un piccolo passo verso la giusta direzione. Non a caso la scelta del genere. L’ horror viene utilizzato come miglior mezzo di restituzione emotiva della violenza psicologica e fisica subita da una donna, concentrandosi però sulla logica di quel NotAllMen di cui si parla attualmente. Un film che chiama in causa attivamente la parte maschile. Essa viene messa in gioco a partire dal regista stesso e mostra tutto uno spettro di azioni e victim blaming che, purtroppo, concorrono nel processo di violenza femminile.
Il cinema è arte, è intrattenimentom ma è anche uno degli strumenti di denuncia sociale più efficaci. Con la sua incredibile potenza comunicativa permette di affrontare, talvolta spiegare, fatti storici, politici e di attualità, anche a chi tende a ignorarli. Per questo c’è bisogno di un cambiamento e film come C’è ancora domani, in questo 25 novembre, avvicinano alla speranza che esprime la simbolica penna di Cristina Torres Cáceres. La speranza che se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.