A Palazzo Reale di Milano, omaggio a uno dei piú grandi fotografi del nostro tempo
di Elisa De Ros
Si conclude il 2 febbraio 2025 a Milano la retrospettiva dedicata al percorso fotografico di Ugo Mulas. Realizzata in collaborazione con l’Archivio Ugo Mulas, la rassegna offre un viaggio itinerante alla scoperta dell’opera di un grande autore profondamente ispirato dalla vivace scena artistica milanese del secondo dopoguerra. Il percorso attraversa la Pinacoteca di Brera, Palazzo Citterio, il Museo del Novecento, Palazzo Morando, Museo Poldi Pezzoli e Fondazione Marconi offrendo il contesto storico e culturale di una parte importante della produzione dell’autore. Il cuore di questo itinerario si trova a Palazzo Reale con la mostra Ugo Mulas. L’operazione fotografica, a cura di Denis Curti e Alberto Salvadori ospita oltre 250 fotografie, molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta. Il percorso tematico porta il visitatore alla scoperta dei luoghi e temi più cari all’autore, offrendo in ogni sezione un’esperienza immersiva capace di ricreare un luogo, un tempo, un’atmosfera.
Il fotografo lombardo si trasferisce a Milano nel ‘48 dove inizia la sua formazione da autodidatta. Inizialmente si orienta verso il fotoreportage, comincia a lavorare per il Piccolo Teatro di Milano, seguendo le opere di Strehler, per poi avvicinarsi in particolare all’ambiente artistico che gravitava attorno all’Accademia di Brera. Tra gli anni ’50 e ’60, Mulas frequenta la scena artistica milanese, fotografando al Bar Jamaica artisti come Piero Manzoni, Arturo Camassi e Bobo Piccoli, sviluppando un profondo interesse verso le personalità artistiche che caratterizzerà la sua intera produzione. Verso la metà del percorso troviamo un’intera sezione dedicata alla città di Milano, con numerose fotografie inedite, provenienti dall’Archivio Ugo Mulas, che restituiscono uno spaccato di una città profondamente mutata nel tempo. Ritraendola sia come protagonista che come madre di alcune tra le più grandi personalità artistiche dell’epoca, qui l’autore ebbe la possibilità di segnare la sua formazione di fotografo grazie all’incontro con Mario Dondero.
Parallelamente alla sua intensa attività fotografica per il teatro, l’arte, il fotoreportage e la moda, Mulas avvia una riflessione sullo statuto del mezzo fotografico, stimolato anche dal contesto culturale in cui la cultura visuale assumeva un ruolo sempre più invadente, soprattutto nelle metropoli. In un periodo in cui la fotografia si affermava come mezzo documentativo di un’arte che cercava di sottrarsi alle logiche del mercato, diventando precaria e sfuggente, molti critici, tra cui Celant, la consideravano meramente solo uno strumento per preservarne una traccia, un segno dell’irriproducibile. Mulas si discosta da questa visione. Dopo il suo avvicinamento agli artisti milanesi, diventa anche fotografo della Biennale di Venezia dal 54’ al 72’. L’attività del fotografo è indissolubilmente legata a un periodo storico di profonda trasformazione del medium fotografico, che cercava di definirsi non solo come mezzo di comunicazione, ma anche come espressione artistica autonoma.
La mostra dedica ampio spazio al legame di Mulas con figure di spicco del panorama artistico, sia italiano che statunitense. Sezioni specifiche sono dedicate a Fontana, Duchamp, Melotti e Calder, ritratti singolarmente e insieme alle loro opere, evidenziando un dialogo non solo ritrattistico con l’artista, ma anche concettuale con il loro lavoro. L’incontro con Duchamp rappresenta per Mulas un momento cruciale, in cui il fotografo cerca di ritrarre il soggetto al suo “grado zero”, attraverso un lavoro di estrazione e purificazione dell’immagine che interrompe il legame del soggetto con il mondo circostante, per giungere a una rappresentazione primitiva.
Un’ampia sezione è dedicata ai luoghi, con un omaggio a New York. Questo lavoro ebbe inizio nel 1964, quando l’autore si trasferì nella grande metropoli statunitense per qualche mese. La produzione sulla città e sulla Pop Art si intersecano all’interno dell’esposizione. L’indagine che lega New York alla Pop Art si concentra sul contesto della produzione artistica: Mulas cerca di rappresentare gli artisti e le loro creazioni analizzandoli insieme al loro ambiente, questa visione più estesa porta Mulas a un cambio di tecnica con l’uso di obiettivi più ampi.
Nel 1968 Mulas inizia la serie delle Verifiche, che segna la sua ultima produzione e apre il percorso espositivo. Questa serie ha come oggetto di indagine “la fotografia stessa“, affermò l’artista. In un mondo di grande trasformazione dell’ambiente mediale e di una sempre più invadente dimensione visuale, Mulas analizza il concetto stesso di fotografia partendo dalle scomposizioni della pellicola. La sua volontà di tornare all’analisi sul materiale, come primo punto di creazione dell’immagine fotografica è conseguente della sua formazione da autodidatta, poichè non aveva mai studiato gli elementi fondamentali e costitutivi del mezzo fotografico. Per sviluppare un proprio concetto di immagine fotografica Mulas intendeva partire dall’elemento primordiale: gli scatti mostrano pellicole analizzate, diversi istanti disposti in sequenza, quasi a sottolineare l’errore di chi crede nell’istantaneità e nell’unicità dell’attimo catturato dalla macchina fotografica. Ispirandosi al lavoro di Duchamp, in particolare al concetto di ready-made, Mulas crede in un fare fotografico che enfatizzi il “banale”, lasciando “al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina quello di registrarla nella sua totalità” (Ugo Mulas, “Verifiche”).
La morte prematura nel marzo del 1973 avviene a Milano, la sua ultima riflessione segna profondamente lo statuto concettuale e artistico della fotografia, segnando il pensiero e lavoro di un’intera generazione e proponendo un’indagine sul guardare che ha come conseguenza il guardarsi. L’autore da ultimo ha voluto invitare, esortare gli artisti alla ricerca di una visione autonoma, che cerchi di isolarsi dai mille stimoli e dai mille occhi del mondo circostante per essere in grado di mostrare la propria immagine di realtà.
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Ugo Mulas. L’operazione fotografica – A cura di Denis Curti e Alberto Salvadori – Palazzo Reale di Milano dal 10 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025
Foto di copertina: Una mano sviluppa, l’altra fissa. A Sir John Frederick William Herschel, 1970 – 1972 © Eredi Ugo Mulas.