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Ugo Dighero, giullare contemporaneo

Il “Mistero buffo” torna a parlarci con la forza del racconto popolare e la delicatezza dell’invenzione scenica.

Mistero Buffo, opera cardine di Dario Fo, debuttò nel 1969 tra entusiasmi, scandali e accuse di blasfemia.

Rovesciando – per utilizzare le parole di Fo – un luogo comune invalicabile.”

MISTERO BUFFO - regia Ugo Dighero

Con Franca Rame, Fo voleva dimostrare che, accanto alla poesia e alla cultura aristocratica, prende posto anche quella popolare, testimoniando vitalità autonoma e con straordinaria capacità di raccontare il mondo con una forza nuova.

Mistero Buffo è una raccolta di giullarate a tema biblico e storico che, allora come oggi, conserva una forza dirompente: la capacità di restituire il sacro, di raccontare ciò e chi sta ai margini, di rovesciare la prospettiva con un sorriso tagliente.

Andato in scena il 28 novembre 2025 nella cornice intima della Sala Mercato di Sampierdarena, all’interno della programmazione del Teatro Nazionale di Genova, lo spettacolo trova, in quello spazio raccolto, il luogo ideale per far risuonare la forza antica e popolare del Mistero Buffo, come se le pareti stesse partecipassero al racconto.

Ugo Dighero, che da decenni porta in scena la propria versione, si confronta con Fo senza mai cercare di imitarlo. La sua è una scelta più onesta e viva: appropriarsi del materiale e plasmarlo facendolo suo. In questo allestimento Dighero propone due episodi, Il primo miracolo e di Gesù e La Parpaia Topola, trasformandoli in racconti, ricreati attraverso il corpo, la voce e la fantasia.

Il fulcro dell’interpretazione, ieri come oggi, è il grammelot, quella lingua “altra” fatta di suoni, musicalità ed improvvisi lampi di significato, che Dario Fo aveva elevato a forma teatrale autonoma, restituendone tutta la potenza fisica, comica e popolare. Ugo Dighero raccoglie questa eredità e la reinterpreta, rinnovandola: nella sua voce il grammelot ritrova la sua natura più autentica, arricchendola di inflessioni personali, compresi i sapori genovesi che il pubblico accoglie con complicità. Non c’è imitazione ma continuità viva.

Il palco, apparentemente vuoto, si riempie così di presenze: di madri stanche in cerca di marito per le figlie, di montanari misogini, di santi troppo umani, di un Gesù bambino che più che miracoloso è incredibilmente vicino a noi. È questa la magia sorprendente di Dighero: materializzare personaggi e ambienti attraverso un gesto, un cambio di ritmo, una luca improvvisa nella voce. E il pubblico, rapito letteralmente, segue ogni passaggio senza perderne un respiro.

C’è in questo Mistero Buffo qualcosa che va oltra l’interpretazione: una vibrazione, quel raro momento in cui tradizione e presente si incontrano. Lo spettacolo ridefinisce il concetto di eredità teatrale: non un monumento da venerare, ma un organismo vivo, da toccare, interpretare trasformare.

Ugo Dighero non “rifà” Fo: lo riaccende.

Ugo Dighero mattatore in “Mistero buffo” e “Lu santo Jullare Francesco”

Al termine dello spettacolo si ha la consapevolezza che il teatro abbia ritrovato la sua forma più antica e necessaria: quella di un racconto che ti prende per mano e ti ricorda che, a volte, basta una voce sola per riempire un mondo intero.

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Mistero buffo – Di Dario Fo e Franca Rame – Interpretazione e regia Ugo Dighero – Produzione Teatro Nazionale di Genova – Sala Mercato di Sampierdarena dal 25 al 30 novembre 2025

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