Alla sua seconda opera, il giovane Branimir Liguori ci racconta in una Roma sonnolenta la ricerca dell’attimo che vale la vita
È il 10 agosto e a Roma la noia non invitata si insinua nello scorrere del tempo e con la complicità del caldo logora ogni entusiasmo. Non c’è scampo sembrerebbe. Lorenzo (Lorenzo Rutolo) è un liceale rimasto a Roma, che con il suo migliore amico Francesco (Lorenzo Bancale) cerca qualcosa di stimolante da fare, ma invano. Mentre prova disperatamente ad ammazzare il tempo, incontra Cloe (Emma Casini), una ragazza misteriosa e bizzarra che prende il sole sul suo motorino. Nasce subito un legame, una magia inaspettata che sconvolge l’asfissiante quiete che attanagliava Lorenzo. Sarà un lieto fine?
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Il caldo domina Roma. La città è semivuota, scenario di una lenta discesa verso gli abissi della noia. Nel corto di Branimir Liguori, l’estate si fa metafora di una condizione emotiva volta alla grigia stasi dell’apatia e della rassegnazione. Una ventata di aria fresca arriva con l’enigmatica ragazza. Si risvegliano i sensi, le emozioni tornano a farsi sentire, più forti che mai. È quell’imprevisto che scuote tutto, l’unico vero impulso alla vita. Tutto il resto è noia.
Il titolo del film evoca alla mente la famosa canzone di Franco Califano e si sospetta subito che non sia una coincidenza per le assonanze tematiche e il protagonismo di Roma. Abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande al regista, giovanissimo ma già con un’ottima padronanza del mezzo cinematografico.
Lasciamo che sia lui stesso a raccontarci del legame tra il titolo e la discografia di Califano: «Nello scrivere la sceneggiatura mi sono fatto accompagnare moltissimo dalle canzoni di Califano, perché volevo ricercare quella romanità poetica e romantica delle sue canzoni. Il “Tutto il resto è noia”, suggerisce che solo alcuni momenti, persone o esperienze riescono a rompere la monotonia del quotidiano, rendendo tutto il resto insignificante in confronto. Mi sembrava adattissima alla trama del corto, oltre che a richiamare la romanità ricercata, Roma è un personaggio importante nella storia».
Roma è inquadrata insistentemente negli sprazzi del suo insolito silenzio. La regia nel catturarne la bellezza sottolinea la sua condizione di desolazione e anormalità. Una Roma che sembra inghiottire i personaggi stessi, smarriti in una città silenziosa e sublime come un vacuo infinito.
Due signori seduti a un bar, affaticati e tremendamente annoiati scandiscono il ritmo narrativo del corto, posizionati in apertura e in chiusura, nonché spartiacque tra la prima e la seconda metà.
Cosa vuol dire questa presenza posizionata nei primi minuti, nel mezzo e nel finale? Che il contesto della vita è la noia, ma al suo interno si inseriscono delle eccezioni, delle parentesi che la spezzano e, se accolte, danno senso a tutto. Così il tumulto emotivo dell’incontro con Cloe diviene un intermezzo che è paradossalmente la vita reale, quella che dà valore e bellezza perfino alla sofferenza. Una sensazione di leggerezza nella pesantezza dell’indolenza, lo sfarfallio allo stomaco che allieta ogni cosa, mentre un secondo prima sprofondavi nel letto. Un sogno più concreto della realtà stessa.
Branimir Liguori ci spiega a che riflessione il suo corto vuole invogliare lo spettatore: «Il corto invita ad accettare il rischio di amare, e quindi di sentirsi più vivi del solito. Quando si ama ci si espone a mille rischi, delusioni, incertezze… ma si è anche molto più vivi, si assapora la vita in modo diverso. La storia di Lorenzo vuole, con tutta la semplicità di un amore estivo, dimostrare che ne vale la pena. Comunque vada, vale la pena prendersi il rischio di farlo».
La trama si sviluppa intorno a un imprevisto che sconvolge l’emotività del protagonista e lo proietta in una dimensione di incanto e sospensione. Ho anche chiesto a Liguori se nella sua esperienza gli sembra di aver riscontrato in questa società spazio per l’imprevisto, quell’inatteso che può portare qualcosa di bello solo se si decide di assumersi un rischio, questo quello che ci ha risposto:
«L’imprevisto è qualcosa che capita a tutti, ma bisogna essere bravi a coglierlo. In una società così veloce e serrata, si rischia molto spesso di rigettare l’imprevisto, considerandolo una perdita di tempo, ma non è così. L’imprevisto, nell’accezione positiva del termine, ha sempre qualcosa di “magico”, perché non sai perché avviene. Nell’imprevisto si sviluppano i sogni, la fantasia, l’immaginazione. Quello che accade a Lorenzo nel corto è qualcosa che qualsiasi coetaneo sognerebbe nella noia della torrida Roma estiva. Noi non sappiamo perché i due ragazzi nella storia si incontrano, ma accade, e Lorenzo sceglie di proseguire il sogno, che sia vero o meno».
Un rischio l’imprevisto, come l’amore d’altronde, bello e devastante al contempo. Cloe si insinua nella vita di Lorenzo ravvivandola e scompigliandone il ritmo e le certezze, come un’incognita che porta con sé un turbinio di emozioni e cambiamenti.
Questo è il secondo corto per Branimir Liguori, regista diciannovenne del liceo classico Tasso, che con La Corsa si era già fatto notare vincendo diversi premi nell’ambito di festival nazionali, fra cui la Menzione d’Onore ai Nastri D’Argento 2024. Con Tutto il resto è noia, cortometraggio indipendente e attualmente distribuito da Premiére film, partecipa a Festival come il Capri Hollywood, Believe Film Festival, dove vince 2 premi, Intervalli Festival, Moonlight, e molti altri. Ho chiesto ancora quali sono le problematiche dei giovani di oggi che vogliono lavorare in questo settore e quale è stata la sua esperienza. Ecco la sua risposta che ci lascia riflettere su che approccio avere verso l’arte in generale:
«Per un giovane artista la vera sfida credo sia quella di non standardizzarsi. Ormai viviamo immagini, e riceviamo di continuo immagini rese piatte e banalizzate per arrivare a più persone possibili nel minor tempo possibile. Chi vuole fare questo lavoro penso che debba stare attento a come guarda le cose, per poi riproporle con una propria visione. Bisogna creare immagini, non riprodurle, ma è difficilissimo. Lo stesso vale per i temi proposti. A proposito di questo cortometraggio mi è stato detto che non rispecchia le tematiche ad oggi prevalenti nei festival, ma merita e quindi vale la pena distribuirlo. Questo per me è la soddisfazione più grande e penso che continuerò a fare lo stesso, raccontando le storie che voglio senza necessariamente impazzire appresso alle tendenze, che ormai cambiano sempre più velocemente».
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Per concludere Tutto il resto è noia è un racconto, che invita a non smettere di credere nei sogni e nell’amore, di vivere l’attimo di bellezza nella consapevolezza che tutto potrebbe finire, ma che niente ti renderà più vivo di quel qualcosa di effimero, evanescente e dannatamente meraviglioso.
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Tutto il resto è noia – Regia di Branimir Liguori – scritto da Branimir Liguori e Francesco L. Agostino – Con Lorenzo Ruotolo, Emma Casini, Lorenzo Bancale, Stefano Segati, Gabriele Rosci – Direttore della fotografia: Adriano Roidi – AIC e Operatore Camera: Kylian Tinsley – Fonico di presa diretta e mix: Francesco Valeau – Aiuto regia: Francesco L. Agostino – Assistente alla regia e segretaria di redazione: Elettra Perricone – Musiche originali: Davide Greco – Montaggio: Branimir Liguori – Disegni: Flavia Pace – Title graphic: Amedeo Allegro