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Tutto il mio corpo è stanco: nove minuti di rabbia e depressione

Giulia Visco Gilardi porta su schermo con estremo realismo una condizione psicologica sofferente

Tutto il mio corpo è stanco è stato presentato, sabato 23 marzo, fuori concorso al Women’s International Film Festival Sguardi Altrove, in collaborazione con Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti. Giulia Visco Gilardi riesce nella difficilissima impresa di mostrare su schermo qualcosa che avviene nella dimensione interiore di una persona. Sentiamo cosa significa essere vittima del tormento dei pensieri intrusivi. Vediamo gli effetti fisici e psicologici della rabbia e della depressione. Nove minuti e due inquadrature utilizzate meglio per raccontare la realtà di condizioni psico-patologiche senza demonizzazione culturale. Un piccolo gioiellino che merita di essere visto e discusso.

La Gilardi racconta la nascita di Tutto il mio corpo è stanco come la diretta conseguenza del fallimento di un altro film. Un film che doveva parlare di depressione, ma che aveva preso un’altra direzione, la direzione che spesso viene suggerita, o forse anche obbligata, per parlare del tema. Un modo velato, sottile, maggiormente digeribile per gli altri, ma che non corrisponde affatto alla verità. Il risultato è invece quanto di più diretto e reale si possa avere sul tema della depressione.

Il merito di Gilardi è appunto quello di aver trovare una chiave efficace per portare su schermo una condizione complessa, in particolare l’effetto dei pensieri intrusivi e la relazione successiva con il proprio corpo. Sono due le inquadrature, esteticamente tanto belle quanto crude. In soli nove minuti traspare un alto livello di qualità di tutte le componenti. Lo è la sceneggiatura: la protagonista dialoga con sé e con la sua depressione, ma parla anche a sé stessa, in un’unica tanto confusa quanto chiara sovrapposizione della voce. Lo sono la fotografia, la scenografia e la regia. Il giusto livello di saturazione dell’immagine, il colore, la resa del fuoco che brucia le immagini creano un effetto che arriva potente allo spettatore.

La rabbia diventa fuoco, e brucia.

Passando dalla rabbia per il fallimento l’autrice si libera e racconta, davvero, la sua condizione. Una condizione che quando è psicologica diventa anche fisica. Tutto il mio corpo è stanco. Non solo la mente. I pensieri intrusivi disturbano così profondamente la persona da renderla fisicamente provata. Emerge il dolore, la frustrazione, l’odio. Una visione che non può far altro che chiamare a sé, con profonda empatia, chiunque soffra di una condizione psico-patologica di qualunque genere. C’è bisogno di una visione del genere anche per rendere più facile la comprensione a chi invece non convive con depressione o altri disturbi psicologici.

Tutto il mio corpo è stanco – di Giulia Visco Gilardi