Carlo Verdone, un regista e un attore “Acqua e sapone”, un settantenne “Un sacco bello” che ha conquistato il cuore degli italiani.
Il diciassette novembre è una data memorabile nel panorama storico generale. In Inghilterra inizia l’epoca elisabettiana, dopo la morte della regina Maria I d’Inghilterra a cui succede la sorellastra Elisabetta I d’Inghilterra, Giuseppe Verdidebutta a Milano con la sua prima opera “Obero, Conte di San Bonifacio” e a Roma, da padre piemontese di origine napoletana e da madre romana da generazioni, nasce Carlo Verdone.
È figlio di Mario, critico cinematografico, docente di Storia e Critica del Cinema nonché saggista, e di Rossana Schiavina, moglie e mamma amante del canto e della recitazione, tanto da allestire teatrini improvvisati per le messe in scena con i familiari. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale e aver conseguito una laurea in Lettere Moderne all’Università “La Sapienza” di Roma col massimo dei voti, Carlonel 1977 viene provinato e poi scelto per il cast del varietà televisivo di Enzo Trapani sull’allora Rete 1, “Non stop”.
Da sempre appassionato di cinema, ne diventa protagonista nel 1980 dirigendo e interpretando il film “Un sacco bello”, sotto l’occhio attento e amico di Sergio “Bob Robertson” Leone. In questi rosei e prodigiosi quaranta anni di carriera, le sale cinematografiche hanno avuto in cartellone film come: “Bianco, rosso e Verdone”, da cui è scaturita una gara tra i più grandi produttori per conquistarsi il giovane regista romano, tanto che Mario Cecchi Gori, decide di “andare in esilio”con lui a Bali per diciotto giorni, sfuggendo così alle fameliche richieste di collaborazione.
Il suo segno distintivo è la comicità naturale, i sapori di quella commedia all’italiana tanto amata dal pubblico e portata avanti con successo da divi come Alberto Sordi. In “Troppo forte” e “In viaggio con papà” il grande schermo ospita quei due volti che tanto hanno regalato insieme, al punto che il Nando Moriconi di “Un americano a Roma” incorona Carlocome suo figlio artistico. Con talento e arguzia, Verdone si impegna a non essere “vittima” di questo, seppur onorevole, appellativo per continuare la sua ricerca cinematografica verso stili diversi.
Ad esempio plasma i nuovi film con connotazioni appartenenti al suo amore per la musica e anche alla sua attrazione verso il mondo medico, ricevendo poi dall’Università Federico II di Napoli una laurea honoris causa in farmacia.
In “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, con Margherita Buy e “Compagni di scuola” con un cast stellare, tra cui l’amico e cognato Christian De Sica, troviamo questo mix di passioni che, ancora oggi, permane nella mente dei suoi fans.
Al contrario di altri registi, Verdone mette le sue fragilità in film come “Io e mia sorella”, con Ornella Muti e “A lupo al lupo” con Sergio Rubini e Claudia Mori, pellicole in cui la comicità viene accarezzata da quel velo di drammaticità che lo afferma come un regista ormai maturo ed estroso. La sua umiltà nella realizzazione di alcune opere porta i suoi personaggi a sentirsi parte della società in cui si vive, mostrandolo attento alla realtà, ma senza abbandonare mai quella romanità comica ereditata involontariamente da Alberto Sordi.
Andando avanti con gli anni, il cinema di Carlo Verdone ha lievemente messo da parte la centralità dei suoi personaggi per affacciarsi verso “terreni” rischiosi da esplorare per un comico. Lui mette in scena le proprie paure, le proprie riflessioni, dando a ogni film una connotazione sempre più personale.
Oggi le sale di tutti i cinema d’Italia sono pronte ad aprirsi a tutti quei “verdoniani” che non aspettano altro che lasciarsi alle spalle questo periodo nero con una risata del proprio attore preferito con il film “Si vive una volta sola” con Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna Foglietta, il cui protagonista assoluto è l’amicizia.
La carriera di Carlo Verdone è una continua escalation, al contrario di qualche suo collega della stessa decade. Dall’interpretazione di ruoli ottocenteschi nel corridoio di casa, alla sorpresa regalata al pubblico dei suoi personaggi sul palcoscenico di “Non stop”, dal saper far ridere affidandosi a quella mimica facciale alla Buster Keaton, alla logorroica parlantina di Raniero in “Viaggi di nozze”, Carlo Verdone mantiene la vincente naturalezza che da sempre lo contraddistingue.