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Tre modi per non morire: al Teatro Argentina la parola si fa ‘arte’

Dalla notte di Baudelaire agli abissi di Dante, fino alla luce di Platone: il viaggio teatrale di Toni Servillo e Giuseppe Montesano.

Al Teatro Argentina di Roma è in scena Tre modi per non morire, il monologo scritto da Giuseppe Montesano e interpretato con straordinaria intensità da Toni Servillo. Non è una semplice rappresentazione teatrale, è un’esperienza che va oltre i confini del palcoscenico, proponendo al tantissimo pubblico che ha gremito il teatro in ogni ordine di posti, un viaggio intellettuale e filosofico di grande profondità. Lo spettacolo, attraverso il potere evocativo della parola e la maestria interpretativa di Servillo, si pone come un invito a contrastare l’appiattimento del pensiero e la progressiva alienazione indotta dalla tecnologia, sollecitando il pubblico a riscoprire il valore del pensiero critico e la bellezza della poesia.

Realizzato grazie alla collaborazione tra il Piccolo Teatro di Milano e la Fondazione Teatro di Napoli, il monologo si sviluppa su una scenografia essenziale: un microfono, un leggio e una pedana inclinata. La scelta minimalista esalta la forza della parola e concentra l’attenzione sulla straordinaria presenza scenica di Servillo, che trasforma ogni frase in un’esperienza emotiva e intellettuale.

La rappresentazione, che miscela nella recitazione di Servillo brani dal monologo di Montesano a brani di opere celebri, si articola in tre segmenti, ciascuno dei quali esplora il potere salvifico dell’arte e della letteratura attraverso autori e temi universali: Baudelaire, Dante e i Greci.

Nel primo segmento, il pubblico è immerso nell’universo poetico di Charles Baudelaire, con estratti tratti da Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte?. La bellezza, in questo contesto, è descritta come un antidoto alla sofferenza, alla depressione e all’ingiustizia sociale. La “notte” rappresenta il buio interiore e collettivo, che può essere superato solo trovando il coraggio di affrontare l’ignoto, simbolo dell’audacia del pensiero e dell’azione. Servillo attraverso la sua interpretazione – così vigorosa da produrre un ritmo talmente serrato da sacrificare in parte la chiarezza e l’impatto emotivo di alcuni versi – invita a riflettere sull’importanza della resistenza dell’anima, capace di opporsi all’oscurità con la luce della creatività e del sogno.  

Il secondo segmento, con un ritmo più pacato e delicato, è dedicato a Dante Alighieri, figura centrale della cultura italiana e universale. Servillo guida il pubblico in un viaggio negli abissi dell’Inferno della Divina Commedia, dando voce con straordinaria potenza evocativa ai suoi personaggi immortali. Paolo e Francesca rievocano la loro tragica storia d’amore, dove un libro diventa galeotto di un bacio che segnerà la loro condanna eterna. Ulisse, invece, sprona l’umanità a non vivere “come bruti” ma a seguire la “virtù e conoscenza”, proponendo un messaggio che supera i secoli e parla direttamente alla nostra epoca. Il segmento culmina con l’iconica uscita “a riveder le stelle”, un gesto che illumina il buio dell’esistenza e incarna un messaggio di speranza universale.

Infine il terzo segmento è un omaggio al pensiero greco, recitato in una sala completamente illuminata e priva di luci di scena, per sottolineare una nuova dimensione interpretativa. Qui, Servillo adotta un registro più colloquiale, a tratti informale e accompagnato da accenti in dialetto napoletano, instaurando un dialogo diretto e autentico con il pubblico, che apprezza e si scoglie anche in alcuni momenti di ilarità. Attraverso il mito della caverna di Platone, l’attore esplora il tema delle “catene” moderne che imprigionano le nostre menti: superficialità, distrazioni tecnologiche e perdita di profondità. Come il prigioniero della caverna invitato da Platone a dirigersi verso la luce, anche lo spettatore è esortato a non cedere alle ombre della modernità, ma a riscoprire il teatro, la filosofia e l’arte come strumenti di emancipazione.

La straordinaria capacità di Toni Servillo di trasfigurare il testo rende Tre modi per non morire un’esperienza teatrale notevole. Egli alterna momenti di intensità drammatica a passaggi più intimi e riflessivi, riuscendo a mantenere un equilibrio perfetto tra espressività e profondità, senza scivolare in un virtuosismo fine a se stesso. Il minimalismo della scenografia amplifica la centralità della parola e della presenza scenica. Quest’opera si propone come un atto di resistenza culturale, un manifesto che intreccia poesia, filosofia e teatro per riaffermare la necessità di pensare, riflettere e immaginare. Lo spettacolo non si limita a intrattenere, ma invita il pubblico a un viaggio profondo attraverso secoli di cultura, risvegliando un senso di responsabilità culturale e intellettuale.

In un mondo che corre verso l’effimero, questo spettacolo ci ricorda che la bellezza e il pensiero sono armi potenti per opporsi alla mediocrità e riscoprire la profondità dell’esistenza.

L’invito al viaggio e l’esortazione al senso di responsabilità, sono stati recepiti con chiarezza dal pubblico, che ha espresso la propria gratitudine a Servillo e Montesano con un lungo, caloroso e ripetuto applauso, a suggello di quanto visto e vissuto in scena.

TRE MODI PER NON MORIRE – Baudelaire, Dante, i Greci
di Giuseppe Montesano – con Toni Servillo – luci Claudio De Pace
Teatro Argentina   dall’ 08 al 19 al gennaio 2025

Teatro Roma
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