Intervista al creatore del film Deadpool e della serie in arrivo Secret Level.
Il regista Tim Miller, ospite a Lucca Comics & Games per presentare la sua nuova serie televisiva Secret Level in uscita il 10 dicembre su Prime Video, si è seduto con noi per una breve intervista, discutendo la traiettoria della sua carriera e le prospettive dell’industria cinematografica hollywoodiana.
Lei ha iniziato la sua carriera cinematografica lavorando nell’area degli effetti visivi per poi passare alla regia dei film, mentre adesso è anche uno showrunner di serie televisive. Qual è stata la circostanza o la persona che le ha suggerito che era il momento di passare a dirigere, che avrebbe potuto essere un bravo regista?
Nessuno me lo ha detto. C’è stato questo signore di nome Drew Crevello, dirigente dello studio di produzione Fox, che aveva visto un lavoro di animazione che avevo fatto (il trailer cinematografico del videogioco DC Universe Online) e venne a chiedermi di aiutarlo a progettare le scene di azione per il film X-Men: First Class (2011), a cui risposi ‘certo’.
Al termine di quella prima conversazione mi disse che pensava che avrei dovuto fare il regista, ma in realtà lo stavo già facendo, anche se non si trattava di veri e propri film. Avevo questo cortometraggio che avevo realizzato sul personaggio di Deadpool messo lì a prendere polvere e così chiesi a Crevello se fosse interessato a vederlo e mi rispose di sì. E questo è come è andata.
Durante il panel dedicato a Secret Level ha menzionato il film Terminator: Dark Fate (2019), che ha diretto alcuni anni fa. Sia lei che James Cameron, creatore dei film originali della serie e co-scrittore, montatore e produttore del film, avete dichiarato di aver avuto dei disaccordi durante la lavorazione del film, che è normale quando due persone creative lavorano insieme. Ricorda se c’è qualche scena in particolare o qualche idea che ha dovuto aggiungere o rimuovere perché Cameron non si trovava d’accordo?
No, ci sono state molte scene che sono finite fuori dal montaggio finale del film perché erano troppo lunghe ma non era dovuto a dei disaccordi creativi, piuttosto a questioni di tempo a disposizione nel film.
Jim è una persona molto intelligente e aveva scoperto, per esempio, come una persona potrebbe usare davvero il segnale dei ripetitori telefonici per intercettare interferenze elettroniche come potrebbero essere quelle causate da un wormhole o un portale temporale. Quindi avevamo questa idea e girammo una scena in cui Arnold [Schwarzenegger, ndr] spiega che ha sviluppato un’app del cellulare per rilevare queste interferenze. Ma non c’era abbastanza tempo nel film per includerla.
Ci sono state cose di questo tipo naturalmente. Jim e io siamo amici adesso, è stato solo una questione di persone con differenti visioni creative, ma essenzialmente il film è la director’s cut che volevo.
Come il suo nuovo show Secret Level dimostra, gli effetti visivi e l’arte di fare cinema stanno diventando sempre più la stessa cosa e lei è sicuramente una figura al centro di questa convergenza. Come vede evolvere ulteriormente questa situazione in futuro? In che direzione andrà il cinema, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista creativo?
Credo che non siano due cose necessariamente collegate perché un film riguarda il raccontare una storia, che non ha niente a che vedere con gli effetti visivi. Ma se hai delle storie che hanno bisogno di effetti visivi per essere raccontate e sei un artista degli effetti visivi allora potresti avere l’opportunità di raccontare quel tipo di storie. Come ad esempio è accaduto a me con il cortometraggio di Deadpool: ho potuto realizzare quel test perché avevo uno studio di effetti visivi e alla fine ho realizzato un corto che è esploso su internet, ma se non avessi avuto uno studio non avrei avuto la possibilità di farlo.
Penso che anche persone non solo dal mondo degli effetti visivi ma altri dipartimenti avranno l’opportunità di diventare registi. È solo una questione del percorso che scegli. Potresti essere uno scrittore e diventare un regista. Chiunque sia su quella strada può entrare in quell’ambito perché si occupa di un’area particolare. Dirigere non richiede un’abilità magica, è davvero solo saper raccontare una storia. Alcune persone le sanno raccontare meglio altre peggio. Poi ci sono film che sono più orientati all’azione in cui la storia non è così importante. Ma personalmente credo che la storia sia sempre importante.
Desideriamo ringraziare Tim Miller e lo staff di Amazon Prime Video per la loro cortesia e per averci gentilmente concesso l’opportunità di realizzare questa intervista.