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Tre ciotole: il film tratto dal libro di Michela Murgia 

Isabel Coixet porta in scena Roma e una vita consumata. 

Tre ciotole, ora al cinema, con Elio Germano e Alba Rohrwacher, è il film tratto dal romanzo di Michela Murgia. Della scrittrice sarda però conserva poco. Ambientato tra alcuni quartieri romani, racconta una storia di amore e di malattia. Entrambe trattate da un punto di vista distinto. Forse però, proprio perché trattate entrambe, le tematiche non risultano completate a dovere. 

Alba Rohwracher ed Elio Germano

Marta e Antonio non si incastrano più. Dopo un amore durato sette anni, le incomprensioni e le discussioni hanno alzato un muro invalicabile, che porta lui a prendere la decisione di andare via di casa e porre fine alla relazione. Chissà se, per due mondi così stranamente accoppiati, ci sia stato mai davvero un momento di comprensione

La scelta di Alba Rohrwacher e Elio Germano come protagonisti, aventi toni recitativi molto diversi, aumenta a dismisura questa incompatibilità. Sarebbe bastata solo la scena dell’abbraccio sul Tevere (chi ha visto il film capirà sicuramente il riferimento) a rappresentare quanto fosse stonato questo duetto. 

E poi l’amarezza lasciata da un nostalgico ricordo di affetto, ora spazzato via dal vuoto di una rivelata solitudine. Per stare insieme e per lasciarsi bisogna essere in due. Solo dopo che anche la persona lasciata compirà il passo di lasciare, una relazione potrà dirsi finalmente conclusa.

Tre ciotole conserva di Michela Murgia quella precisa attenzione al dettaglio paesaggistico. Che si tratti di frammenti di un’abitazione o di una città, molta attenzione viene riservata a raccontarne i particolari. Il pubblico incontra l’ambientazione attraverso frame sordi, scomposti, che ne lasciano filtrare solo l’anima. Quello stesso accostamento tra scatti calmi dell’esterno mentre all’interno regna il caos, che Guadagnino fa suo, in Bones and all su tutti. Un accostamento tra la morte, fredda e statica, e la vita, caotica e ardente.

Roma è, di fatto, un personaggio centrale del film. Una Roma intima, unica spettatrice e contenitore dei pezzi di un amore consumato. 

Dopo una prima parte concentrata sull’elaborazione del lutto provocato dalla fine della relazione, si passa all’elaborazione della malattia terminale. Un climax verso la positività e la riconquista della vita, sullo sfondo di un anticlimax biologico che conduce la protagonista piano piano alla morte.

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Alba Rohwracher

Le Tre ciotole del titolo, nel lungometraggio, rimangono un accessorio ornamentale. Certamente appaiono come mezzo di un ritrovato piacere per il cibo. Ma la riappropriazione della vita, la resilienza, tutto il simbolismo dentro a quelle tre ciotole di Michela Murgia, dove inserire l’elaborazione della sofferenza… ecco, quello è solo intuibile. Resta un film toccante, interpretato da grandi attori, e con un’anima tutta sua che lascia qualcosa dentro ogni persona spettatrice.

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Tre ciotole – Regia di Isabelle Coixet – Dall’omonimo romanzo di Michele Murgia Sceneggiatura: Enrico Audenino e Isabelle Coixet – Con:cAlba Rohwracher, Elio Germano, Sarita Choudhury, Silvia D’Amico, Lorenzo Terenzi, Galatéa Bellugi, Francesco Carril, Sofia D’Elia, Aisha Meki – Scenografia: Paola Comencini – Musiche: Alfonso de Vilallonga – Fotografia: Guido Michelotti – Produzione: Cattleya, Ruvido Produzioni, Bartlebyfilm – Paese: Italia Spagna – Uscita nella sale: 9 ottobre 2025

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