Il regista de la “Meglio gioventù” ospite della rassegna elvetica presenta il suo nuovo film
Complice un caldo asfissiante che malgrado uno sporadico acquazzone sui monti circostanti non risparmia neanche la 77° edizione del Locarno Film Festival, il Pentagono in queste ore mobilita navi e jet in esercitazione congiunta con le forze europee( Italia inclusa) per prevenire la famigerata offensiva iraniana, la direzione del museo nazionale di Israele ha spostato precauzionalmente decine di tele tra le quali Van Gogh, Gauguin e Cézanne per timore che vengano danneggiate trasferendole in un bunker segreto.
Oggi il Festival osserva una pausa di riflessione per rispettare i precedenti impegni presi da governo elvetico, accogliendo alla presenza del Ministro degli Esteri della Confederazione Svizzera Ignazio Cassis il suo omologo italiano nonché vice presidente del consiglio Antonio Tajani, ufficialmente per sottoscrivere accordi e parlare di pace in Ucraina nell’ambito della “Giornata della diplomazia”. A questo punto la riflessione potrebbe essere “allargata” anche sulla contestata decisione del nostro governo sulle forniture di armi italiane che l’Ucraina potrebbe(?) utilizzare contro la Russia e chissà se in questa splendido luogo affacciato sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore il “think thank” non produca qualche risultato apprezzabile per uscire dall’impasse di una politica europea al momento povera di idee e soprattutto di soluzioni.
Tajani accompagnato dal direttore artistico Giona Nazzaro ha visitato anche la spettacolare piazza Grande dove la sera migliaia di spettatori assistono alle proiezioni dei film in concorso. «I festival del cinema sono contenitori importanti per parlare anche di pace. il cinema è cultura ma anche politica fra i popoli», ha detto Tajani e la sua visita è coincisa anche con un altro appuntamento importante per il nostro cinema.
L’omaggio a un grande regista come Marco Tullio Giordana che si affermò proprio qui nel 1980, con il film Maledetti vi amerò, premiato con un meritatissimo Pardo d’oro alla carriera ma anche l’occasione per presentare fuori concorso il suo ultimo film scritto e coprodotto da Marco Bellocchio La vita accanto, ispirato al romanzo di Maria Pia Veladiano. Una storia intensa e commovente che si svolge tra gli anni Ottanta e il Duemila, e ruota attorno a una famiglia influente di Vicenza, composta da Maria, suo marito Osvaldo e la sorella gemella di lui, Erminia, una pianista affermata. La loro vita, apparentemente perfetta, viene sconvolta da un evento imprevedibile: la nascita di Rebecca, la figlia di Maria e Osvaldo segnata da una vistosa macchia purpurea che copre metà del suo viso, una caratteristica che nessuna cura o intervento può cancellare. Rebecca fin da bambina rivela un notevole talento per la musica attraverso la quale troverà un modo per esprimere sé stessa e per cercare di superare il dolore causato dalla sua condizione. Bravissime le due protagoniste Beatrice Barinson e Valentine Bellè.
Con un film invece pieno di tensioni sviluppato fra il sociale e lo sportivo è piaciuto al pubblico e alla critica Moon diretto dall’irachena cresciuta in Austria Kurdwin Ayub, a tutti gli effetti un thriller che si dipana attorno alla vita annoiata di un ex campionessa di arti marziali che accetta un ingaggio dalla Giordania per allenare tre sorelle, figlie di un misterioso oligarca ma le ragazze impegnate anche politicamente a tutto pensano tranne che allo sport.
Transamazonia della regista Pia Marais è una produzione europea fra Germania, Svizzera e Francia, un film che trae spunto da un episodio avvenuto realmente e racconta la straordinaria e avventurosa vita di Rebecca, figlia del missionario Lawrence Byrne che sopravvive miracolosamente a un incidente aereo nel cuore della foresta amazzonica. Questo incidente, che avrebbe potuto segnare la sua fine, la trasforma invece in una figura leggendaria tra gli indigeni e i coloni della regione.
Con il passare degli anni, Rebecca diventare una figura carismatica conosciuta come una guaritrice di straordinario talento. Grazie a una profonda connessione con la natura e alla conoscenza delle erbe e delle tradizioni locali, acquisisce una reputazione che si estende ben oltre la foresta. La sua fama attira l’attenzione non solo degli indigeni e di persone provenienti da tutta la regione, che si rivolgono a lei per guarigioni miracolose ma anche dei taglialegna che minacciano di cancellare non solo l’ambiente naturale, ma anche la cultura e le tradizioni dei popoli che Lawrence e Rebecca cercano di proteggere.
Foto di copertina: La regista irachena Kurdwin Ayub