Tra Giffoni, Locarno e Venezia tanto cinema ma anche gli auguri a Isabelle Allende.

A Locarno nella verde Svizzera, al riparo nella grande arena di Piazza Grande soprattutto la sera, si è inaugurata mercoledì scorso, la 75a edizione del Locarno Film Festival e prima star a essere applaudita sul red carpet è stato Brad Pitt, protagonista di Bullet train, tratto dal libro di Isaka  Kotaro I sette killer dello Shinkansen con la regia di David Leitch ((Deadpool 2 e Fast & Furious: Hobbs & Shaw). Un viaggio mozzafiato sul treno ad alta velocità che collega Tokio a Kioto (appunto lo Shinkansen,) in compagnia di un Pitt in gran forma nei panni di uno sfortunato killer ingaggiato da una sorta di signor morte per un’avventura al fianco del premio Oscar Sandra Bullock.  Umorismo nero e gag punteggiano questa commedia poliziesca in cui sette assassini, più o meno perseguitati dalla sfortuna, cercheranno di liquidarsi a vicenda!

Un film che ci riporterà dal 25 agosto finalmente in sala, giusto in tempo per aprire ufficialmente, dopo un’estate di festival grandi e piccoli, la 72a Mostra Internazionale del cinema di Venezia, mentre il mondo del cinema a 60 anni dalla misteriosa morte ricorda Marylin Monroe, la Diva mai dimenticata che interpretò più di chiunque altro sullo schermo i sogni di un’intera generazione.  Fra i film da lei interpretati capolavori indimenticabili come “A qualcuno piace caldoQuando la moglie è in vacanzaCome sposare un milionario o l’interpretazione da Oscar ne Gli spostati di John Huston. 

Mai “oca giuliva”, come qualche imbecille voleva etichettarla, fu così incisiva e non solo sullo schermo da segnare un’epoca che rivista a distanza ci rende ancor oggi consapevoli del valore di una donna e di una attrice di enorme talento lasciata drammaticamente sola!

Otto dei suoi capolavori lasciando il grande schermo per il vasto universo letterario, sarebbero stati dei buoni film. Storie forti di politica ma anche di passioni e riflessioni dolorose, in cui racconta della sua vita, delle sue perdite e delle sue gioie, preziosi elementi di un racconto universale scritti da un’altra grande donna e scrittrice. La prima volta che ho incontrato Isabella Allende è stato a metà degli anni novanta, nella sua bella casa in riva all’oceano nell’Isola dei Pescatori di San Francisco, in quella spettacolare baia al di la del celebre ponte protagonista anche lui di altrettanti celebri film.

L’intervista era stata programmata per l’uscita di un suo romanzo, mi pare fosse L’isola sotto il mare, ed ero incuriosito di  incontrare dopo le interviste con grandi esponenti della letteratura latinoamericana come i Nobel Octavio Paz Gabriel Garcia Marquez, una donna, una grande scrittrice, per giunta nipote di un grande statista come il Presidente Salvador Allende assassinato dai militari golpisti nel 1973, vero simbolo della libertà. 

Oggi tutto il mondo letterario festeggia le ottanta primavere di Isabella Allende, la “più amata tra le scrittrici latino-americane e con Lei i suoi lettori corrono ad assicurarsi il suo ultimo romanzo Violeta.

Per quella intervista per essere puntuale all’appuntamento presi una stanza in un vecchio hotel a ridosso del grande ponte, una troupe americana mi venne a prendere la mattina dopo ed alle 11 precise bussai alla porta di quella casa magica piena di libri e di ricordi.  Mi accolse il suo sorriso, sorpresa del mio decente spagnolo appreso durante il mio lungo soggiorno a Cartagena De Indias per seguire il set di Queimada con Marlon Brando e diretto da Gillo Pontecorvo, anch’esso ispirato ad un grande romanzo di Garcia Marquez.

Fra le grandi foto sulla sua scrivania notai subito quella dello zio Salvador, lei ne parlò con molto rispetto ed eleganza, senza enfasi, solo un cenno quasi obbligatorio a cui chissà quante volte aveva dovuto rispondere. «Può invecchiare l’anima o resta sempre giovane», si chiede scrivendo di lei Lara Crinò di Repubblica che per l’occasione propone in edicola molti dei suoi capolavori come L’anima non invecchia mai.

«C’è il mondo reale e poi c’è il mondo dei misteri», dice Isabella come il titolo del suo primo romanzo La Casa degli Spiriti. Durante quell’incontro mi chiese dove avevo imparato il catalano, gli raccontai della Cartagena di Marquez un po’ come la Macondo di Cent’anni di solitudine.

Gli dissi che in occasione dei 500 anni della scoperta delle Americhe il mondo si chiede ancora oggi se fu una scoperta o una dolorosa conquista e Lei mi rispose congedandomi: «Ancora oggi i popoli latino americani lottano per la libertà», quella libertà di cui sono pieni i suoi romanzi. Auguri signora Allende!!