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Tra cinema e cronaca: riflessioni amare dal red carpet all’inferno giudiziario

Il dietro le quinte di un settore tra premi discussi, fondi pubblici in bilico e una realtà che spesso supera la sceneggiatura.

Alle volte, come scrive Arianna Finos su Repubblica, «mi viene difficile parlare e soprattutto scrivere di cinema, teatro, serie TV più o meno belle, film riusciti o meno, festival utili o meno, con tutto ciò che accade intorno a noi, a poche ore di volo». Difficile non condividerlo.

Fabrizio Gifuni

Eppure, come ci ricorda la stessa Finos in una bella intervista a Fabrizio Gifuni (Nastro d’argento per Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini), anche il cinema può diventare una riflessione seria sui misteri del nostro Belpaese.

Gifuni, d’altronde, è anche il protagonista di Portobello di Marco Bellocchio, dove interpreta con intensità Enzo Tortora. Una figura simbolica: condannato mediaticamente, arrestato con l’accusa infamante di traffico di droga, poi assolto con formula piena dopo un processo costruito sul nulla. Un uomo perbene, un giornalista serio, colpevole solo di raccontare la verità.

D’altronde, viviamo (e forse abbiamo sempre vissuto) in epoche disumane e distratte: tra intrallazzi, raccomandazioni, premi pilotati, vacanze a rate e partite di calcio con o senza ultras. Una vignetta di Altan, con una Giorgia Meloni stralunata che dice: «Se va de qua e de là con l’aereo, se famo du bilaterali, se chiacchiera», coglie perfettamente il tono tragicomico dei tempi.

Così, mentre le guerre infuriano e l’economia traballa, ci rifugiamo ancora una volta nel mondo patinato (e spesso ipocrita) del cinema italiano: festival, premi, scandali, passerelle. L’ultima “saga” riguarda Maria Rosaria Boccia, accusata di falso e truffa per attribuzione indebita di valori altrui, ex consulente del ministro Sangiuliano, oggi rientrato in Rai da Parigi e in odore di candidatura politica.

Intorno a lei, una girandola di personaggi, retroscena e manovre: da Fabio Longo, ex consigliere di comunicazione, descritto dal Fatto Quotidiano come “braccio armato” della potente sottosegretaria Bergonzoni, al centro di oscure trame. Ma siamo solo all’inizio. In attesa di capire che fine faranno i fondi pubblici della tax credit destinati al cinema.

Nel frattempo, emerge la vicenda inquietante di Francis Kaufmann, cittadino americano arrestato per il duplice omicidio di Villa Pamphilj, attualmente detenuto in Grecia e in attesa di estradizione, che si spacciava per regista per ottenere fondi pubblici italiani (leggasi 863,00 euro!). Una parabola tragica e grottesca.

E mentre tutto accade, anche un premio diventa motivo di polemica. Matilda De Angelis, protagonista con Elodie del film Fuori di Mario Martone, si dice “offesa” per aver dovuto condividere ex aequo il Nastro d’argento con la collega. Le risponde seccamente Laura Delli Colli, presidente del sindacato giornalisti cinematografici: sapeva tutto, se non le stava bene poteva rifiutare.

Forse, in fondo, questa piccola polemica servirà a portare più spettatori in sala a vedere il film di Martone.

E così, tra un’angoscia presente e le contraddizioni del nostro cinema, ricordiamo che 86 anni fa, nel 1939, I diavoli volanti con Stanlio e Ollio doppiati da Alberto Sordi e Mauro Zambuto, faceva cantare agli italiani: “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Ora pare, giusto per avvelenare le belle favole, che quella voce non fosse nemmeno di Sordi, ma di un tenore di nome, tale Sacchi. Vero? Falso? Solo Albertone potrebbe chiarire. Ma da lassù, forse, se la ride: “Haoo… somaroni!”.

E per chiudere con una nota di leggerezza ma anche di buon auspicio, Paola Cortellesi, sarà la prossima madrina della prossima edizione del Festival del Cinema di Roma a ottobre, che l’ha vista protagonista nel 2023 con C’è ancora domani.

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