Tommy: un monologo tra luci ed ombre

Dal 20 al 22 gennaio è andato in scena a Teatrosophia Tommy, un monologo molto intimo e introspettivo di Giuseppe Manfridi

Tommy è un’anima sgabuzzino, come lo definisce il regista Vittorio Bonaccorso, immagazzina, protegge e nasconde dentro di sé tutte le proprie passioni, i propri errori e i desideri proibiti. Lo sgabuzzino è protagonista tanto quanto il giovane ragazzo, unico ambiente dove si svolge il dramma introspettivo di Tommy. Il protagonista sembra essere in dialogo con un apparente psicanalista, oppure, semplicemente, con se stesso. Racconta la sua storia: le delusioni, i rapporti non facili con i coetanei, le amicizie non sane, gli amori e i tradimenti.

Tommy è un ragazzo che soffre di un particolare disturbo nervoso: starnutisce ogni sei secondi. Questo starnuto si placa, apparentemente, solo all’interno dello sgabuzzino, la sua zona di comfort dove si rifugia fin da quando era piccolo. Uno scudo contro i mali del mondo, le ansie degli adulti, le cattiverie dei coetanei, un luogo dove poter essere se stesso, potersi esprimere e trovare la tranquillità. Proprio per questo, ora che il mondo esterno si è dimostrato così respingente nei suoi confronti, lo sgabuzzino è diventato l’unico posto dove sembra sentirsi al sicuro. Lontano dalla presenza asfissiante degli adulti che si trasforma assurdamente in totale noncuranza proprio nel momento del bisogno, il ragazzo si trova meglio dietro quella porta di legno, in quello spazio angusto dalla luce ballerina. Sembra che Tommy non si senta mai visto per quello che è veramente proprio da chi lo ha messo al mondo. Solo e isolato, ora cerca pace dal suo passato nell’unico luogo dove si senta al sicuro. Peccato che più scavi nella sua memoria più gli starnuti sembrino ricominciare. Lo sgabuzzino è davvero una medicina per Tommy? Fa davvero bene legarsi così tanto a un posto, senza affrontare il mondo esterno e ciò che spaventa?

Vittorio Bonaccorso dirige Arezzo all’interno di giochi di luci e ombre, verità e menzogne, pericolo e sicurezza, mantenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore con un ritmo serrato e accattivante. Davvero efficace il gioco di luce che ricrea spazi, realtà e addirittura personaggi.

Il giovane Giuseppe Arezzi dà un’interpretazione toccante del piccolo Tommy. Gli dona corpo e voce senza risparmiarsi, toccando le corde dei nostri bambini interiori, chiusi nei loro sgabuzzini. 

Tommy è uno spettacolo toccante e tagliente che consiglio a chiunque sia pronto a guardarsi dentro. Questo monologo esistenziale ci mette nella scomoda posizione di entrare in contatto con i bambini nascosti in noi per cercare di farli uscire dal loro sgabuzzino. In fondo, è solamente fuori dalle mura che ci siamo creati per proteggerci che possiamo trovare la chiave per fare pace col passato e smettere di starnutire.

Tommy di Giuseppe Manfridi – con Giuseppe Arezzi – Regia di Vittorio Bonaccorso – Compagnia G.o.d.o.t.

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