Corse sulle bighe alla Ben-Hur e sopravvivenza cruda… ma davvero questa miniserie, dal 19 luglio su Prime, è ciò che stavamo aspettando?
Roma, 79 d.C, la dinastia dei Flavii presieduta dall’imperatore Vespasiano ( Anthony Hopkins ) e i figli Tito ( Tom Hughes ) e Dominiziano ( un brillante Jojo Macari ) regnano sul popolo romano, talvolta ingraziandoselo con arene, corse e combattimenti all’ultimo sangue. Sullo sfondo di intrighi di palazzo e sotterfugi si fa strada l’ambizioso Tenax, antieroe plebeo in cerca di rivalsa, che meglio non poteva essere interpretato se non dall’amato e odiato Ramsey Bolton (un potente Iwan Rheon) di Game Of Thrones.
Queste le premesse iniziali della serie televisiva di Roland Emmerich, regista di Independence Day e Marco Kreuzpaintner. Dagli intrighi tra patrizi tenuti dal nobile Marsus (Rupert Penry Jones ) e la scaltra moglie Antonia ( Gabriella Pession ) alle vite vissute in arena di Scorpus ( Dimitri Leonidas ) campione indiscusso di corsa sulle bighe, e dei gladiatori Kwane ( Moe Hashim ) e Viggo ( Johannes Johannesson ) in cerca di sopravvivenza.
Parallele e poi intrecciate anche le storie della numidiana Cala ( Sara Martins ), donna tenace, in continua lotta per la salvezza dalla schiavitù del figlio Kwane e delle figlie Jula ( Alicia Edogamhe ) e Aura ( Kyshan Wilson ).
Those About To Die è crudo, violento e mostra un’ antica Roma spietata, senza alcun rispetto per la vita, con uomini e donne venduti come schiavi e cadaveri di gladiatori dati in pasto alle furie. Un prodotto che prende ispirazione dell’omonimo libro di Daniel P. Mannix, soggetto da cui si ispirò anche Il Gladiatore di Ridley Scott, dando origine ad una storia che intreccia personaggi ed eventi reali inventandone altri.
In parte la trama è vera, andando a riprendere il regno dell’imperatore Vespasiano, succeduto a Nerone e noto alla storia per aver incentivato giochi ed intrattenimento per il popolo romano ai fini di poterlo controllare e manipolare al meglio; elemento messo in scena con evidenza durante la serie e che apre un interrogativo su quanto anche nella nostra attualità l’uso di intrattenimento e media possa avere il medesimo scopo. Una questione da questo punto di vista che può aprire riflessioni.
Girato negli studi di Cinecittà, Those About To Die mostra un’atmosfera imponente, precisa per scenografia, ambientazioni, relativi nomi e costumi. La corsa delle bighe è spettacolare e fa vivere allo spettatore quasi un’atmosfera di presenza così come lo è nei momenti dei combattimenti; peccato per l’eccesso di CGI, talvolta anche troppo presente ed evidente, soprattutto nella rappresentazione delle belve dell’arena.
Questa miniserie appare come un richiamo ai passati Roma ( 2005-2007 ) di John Milius e Spartacus ( 2010- 2013) di Steven S. DeKnight e Robert Tapert; tuttavia nonostante la coerenza visiva e spettacolare con i due precedenti prodotti, la serie Those About To Die pecca di narrazione, con sotterfugi talvolta improbabili ed azioni troppo facili da poter risultare possibili. La stessa colonna sonora di Andrea Farri ed impreziosita della sigla creata da Woodkid donano potenza alla miniserie ma non bastano per farle raggiungere la caratterizzazione narrativa di cui necessita.
Con le sue dieci puntate Those About To Die resta un prodotto imponente per contesto e aspetti visivi che a livello narrativo poteva dare di più ma che non deluderà nel far rivivere le atmosfere crude e di impatto per gli amanti del genere…nell’attesa del Gladiatore II di Scott.
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Those About To Die. Soggetto di Daniel P. Mannix; regia di Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner; sceneggiatura di Robert Rodat. Con Iwan Rheon, Anthony Hopkins, Tom Hughes, Jojo Macari, Rupert Penry Jones,Gabriella Pession, Dimitri Leonidas, Moe Hashim, Johannes Johannesson, Sara Martins, Alicia Edogamhe e Kyshan Wilson. Musica di Andrea Farri e Woodkid; fotografia di Vittorio Omodei Zorini; scenografia di Tiberio Caporossi e Elisa Piccini; costumi di Giovanni Casalnuovo. Casa di produzione AGC Television, Centropolis Television; distribuzione Peacock.